«Accogliamo con favore che la commissione per gli affari esteri della Turchia abbia approvato la candidatura della Svezia alla Nato. Il prossimo passo è che il parlamento voti sulla questione. Non vediamo l’ora di diventare membro dell’Alleanza atlantica». Con queste parole il ministro degli esteri svedese, il conservatore Tobias Billström, ha salutato su “X” il voto con il quale, a Santo Stefano, il parlamento di Ankara ha avvicinato il suo sì definitivo all’entrata del paese scandinavo nella Nato.

L’iter necessita ancora di due passaggi formali: il voto in plenaria del parlamento turco e la firma del presidente della Repubblica Erdogan. Per il via libera definitivo c’è chi parla di almeno tre mesi e chi, ottimisticamente, paventa addirittura un passaggio formale prima di capodanno.

Il voto della commissione esteri del parlamento turco è un segnale inequivocabile che il regime di Erdogan ha inviato ai suoi alleati a partire dagli Stati uniti, anche in virtù del nuovo fronte aperto nei territori del nord della Siria dove l’esercito di Ankara ha intensificato i bombardamenti e le rappresaglie nei confronti del Rojava e del confederalismo democratico animato dalla resistenza curda.

Secondo lo Yeni Safak, uno dei quotidiani turchi più vicini al regime di Erdogan, all’origine del via libera della commissione esteri del parlamento ci sarebbe, come ha dichiarato al giornale il viceministro degli Affari esteri Burak Akçapar, «la revoca della Svezia dell’embargo sui prodotti dell’industria della difesa turca». «Dopo l’inizio del processo di adesione alla Nato» ha continuato Akçapar «le richieste presentate dalle aziende turche si sono concluse positivamente».

In verità l’embargo era già finito da diversi mesi ed è più probabile, proprio in considerazione del nuovo fronte siriano aperto da Ankara, che il via libera alla Svezia riguardi la vendita al regime di Erdogan di caccia F16 da parte statunitense al momento bloccati dal congresso. «Loro hanno il congresso, noi il parlamento. Ci diano gli F16 e noi daremo il via libera all’ingresso della Svezia nella Nato», aveva tuonato il presidente turco appena pochi giorni fa. Gli Usa avevano bloccato la vendita in solidarietà alla resistenza curda contro l’Isis osteggiata invece dalla parte turca.

Se i colloqui tra Erdogan e il presidente Biden dovessero andare nella direzione auspicata da Ankara, dando il via definitivo all’adesione della Svezia alla Nato, mancherà solamente il sì del parlamento ungherese all’adesione, rimasta in sospeso proprio in attesa del via libera della Turchia.

Stoccolma vede dunque il traguardo dell’ingresso nella Nato dopo più un anno e mezzo di attesa. Il paese scandinavo, che è stato accusato da Erdogan di ospitare nel proprio territorio presunti “terroristi” curdi e turchi, nel frattempo ha approvato una nuova legge contro il terrorismo che, negli ultimi mesi, ha portato a processi ed espulsioni di militanti dell’opposizione al regime di Ankara e ha prodotto diverse proteste a Stoccolma insieme a manifestazioni contro il Corano e per la libertà di pensiero (con relativo rogo pubblico del testo sacro per i musulmani) che hanno infiammato le piazze di molti paesi islamici con assalti alle ambasciate svedesi.