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La strategia di Moms for Liberty: scatenare il panico morale fra i bianchi

La strategia di Moms for Liberty: scatenare il panico morale fra i bianchiDue delle fondatrici di "Moms for Liberty", Tina Descovich e Tiffany Justice, al summit nazionale di Philadelphia, lo scorso giugno – Ap/Matt Rourke

Stati uniti Da tre sole fondatrici nel 2021 a quasi 300 sezioni in tutto il paese. Il gruppo di mamme trumpiste si batte per censurare temi Lgbt e critical race theory. Al summit nazionale anche Trump e DeSantis

Pubblicato circa un anno faEdizione del 30 agosto 2023

Negli Stati uniti c’è un gruppo di mamme ultraconservatrici che, nel corso degli ultimi due anni e mezzo, ha acquisito un peso notevole nel dibattito pubblico. Un’alleanza reazionaria composta interamente da genitrici filotrumpiste, allergiche al “politicamente corretto”, all’ambientalismo, all’inclusività e a tutti quei mali che sarebbero associati alla cosiddetta woke culture.

IL GRUPPO si chiama Moms for Liberty, ed è stato fondato nel 2021 da tre ex componenti del consiglio scolastico della contea di Brevard, in Florida: Tina Descovich, Tiffany Justice e Bridget Ziegler, moglie del più famoso Christian, membro di spicco del Gop locale. Le tre fondatrici hanno scelto di riunirsi con il dichiarato scopo di infiltrare le istituzioni pubbliche per frenare quella che reputano come una deriva progressista pericolosa, capace di mettere a repentaglio il futuro dei propri figli.

Attualmente, Moms for Liberty si articola in 285 sottosezioni (chapters) distribuite in 45 stati: il loro compito è esercitare pressione sui consigli scolastici per mettere alla berlina tutte quelle attività che potrebbero promuovere la sensibilità verso la giustizia sociale o i diritti civili.

Complice un tempismo perfetto, l’organizzazione è riuscita a occupare uno spazio politico importante, catalizzando l’indignazione di tutti quei genitori repubblicani che, nelle fasi apicali della pandemia da coronavirus, si sono sentiti messi da parte da dirigenti scolastici e insegnanti, colpevoli di non avere accolto i loro appelli contro le misure di contenimento del contagio e i vaccini.

Ad esempio, nel settembre del 2021, le componenti della sottosezione di Suffolk, nello stato di New York, hanno iniziato a paragonare le politiche sulle mascherine a scuola alla «segregazione», esortando i loro figli a non indossarle durante le ore di lezione in segno di protesta .

L’OBIETTIVO polemico principale del gruppo è la cosiddetta Critical Race Theory, espressione usata per descrivere un approccio accademico che indaga il ruolo del razzismo sistemico nelle istituzioni americane, attribuendogli un’importanza centrale nella definizione della società statunitense contemporanea. Nel novembre del 2021, la sottosezione del Tennessee si scagliò contro un libro dedicato a Martin Luther King e alla storia del movimento per i diritti civili, che a suo dire promuoverebbe un’educazione di stampo «anti-americano» e «anti-bianco».

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In alcuni casi, il livello di bigottismo che Moms for Liberty è capace di raggiungere finisce per fare notizia per i suoi lati più grotteschi e involontariamente comici: pochi mesi dopo la sua fondazione, una sottosezione del Tennessee si è scagliata contro un libro adottato alle elementari, reo di ospitare un’illustrazione troppo «osé», ossia quella di cavallucci marini che attorcigliano vicendevolmente le proprie code per accoppiarsi.

Dal 29 giugno al 2 luglio, la città di Philadelphia ha ospitato il Joyful Warriors Summit, il raduno nazionale dell’organizzazione: l’evento è stato letto dai principali quotidiani statunitensi come una vera e propria parata di candidati repubblicani alla presidenza, ognuno dei quali ha elogiato il movimento come una forza che sta rinnovando la nazione. Donald Trump, ad esempio, ha lodato il gruppo come «la cosa migliore che sia mai capitata all’America».

Ha partecipato all’incontro anche il governatore della Florida Ron De Santis, avversario di Trump alle prossime primarie repubblicane e padre della tristemente celebre Don’t say gay (la legge che vieta l’istruzione sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere dalla scuola materna fino alla terza elementare), da tempi non sospetti uno dei principali sostenitori dell’organizzazione.

Trump e De Santis, però, non sono stati gli unici relatori di spicco: hanno preso parte all’incontro anche Katharine Gorka, un’attivista anti-musulmana che, tra le altre cose, sostiene la «chiusura delle moschee radicali» negli Stati Uniti, e il tenente governatore della Carolina del Nord Mark Robinson, che crede che insegnare ai bambini l’orientamento sessuale e l’identità di genere rappresenti un abuso sui minori, che l’omosessualità sia «sporcizia» e che il movimento per i diritti delle persone transgender sia «demoniaco» e «pieno dello spirito dell’Anticristo».

RECENTEMENTE il Southern Poverty Law Center, associazione in difesa dei diritti civili, ha definito Moms for liberty un gruppo «estremista», evidenziando come le sue pratiche siano funzionali a prendere di mira insegnanti e funzionari scolastici, avanzare teorie del complotto e diffondere «immagini e retorica odiose contro la comunità Lgbtq».

Sul piano dell’egemonia culturale, il disegno di Moms for Liberty si fonda su una strategia ben precisa: sdoganare definitivamente il panico morale tra i banchi di scuola, agitando lo spettro della censura contro i programmi che trattano tematiche reputate insopportabili come i diritti Lgbtq, il razzismo sistemico e la discriminazione di genere.

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