Europa

La Spd fa da «cacciavite», via libera alla stretta sui profughi

Germania Il vice-presidente del partito unico a mostrare dubbi: «Il pacchetto-asilo non funzionerà»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 7 luglio 2018

Luce verde della Spd al «Migration-masterplan» di Merkel & Seehofer in versione modificata. Giovedì sera la segretaria Andrea Nahles e il vice-cancelliere Olaf Scholz hanno firmato l’accordo con l’Union democristiana che innesca il giro di vite sui profughi. Non ci saranno i famigerati respingimenti alla frontiera chiesti dal partito bavarese e neppure i controversi «centri di transito» al confine tedesco, in più ogni misura verrà concordata con gli altri Stati dell’Ue.

«ADESSO C’È LA SOLUZIONE per una comune politica migratoria con l’Europa. Abbiamo stabilito di non introdurre iniziative a livello nazionale e le procedure di asilo saranno più veloci. Entro fine anno arriverà anche la nuova legge sull’immigrazione» riassumono Nahles e Scholz dopo il summit con gli alleati di governo. In questo modo la Grande Coalizione ritrova l’unità politica minata prima dall’estenuante braccio di ferro tra Cdu e Csu e poi dallo stop al «pacchetto-asilo» minacciato, fino a due giorni fa, dalla Spd.

«È LA FINE DEL TEATRINO ESTIVO» per dirla con le parole di Scholz, soddisfatto per la fumata bianca nel vertice più importante per l’esecutivo dall’inizio della legislatura. E poco importa se pagare il prezzo del patto che riporta la concordia fra le tre anime della «Groko» saranno, come al solito, i migranti. Per loro ora si profila davvero il percorso a ostacoli previsto sul contratto di coalizione sottoscritto in primavera da Merkel, Seehofer e l’ex segretario Spd Martin Schulz.

Con la differenza che invece di essere detenuti nei campi con filo spinato immaginati dal ministro dell’Interno, saranno rinchiusi (fino a 48 ore) nelle «umanitarie» stazioni di polizia federale nel Sud della Germania. Nel nuovo patto di governo spicca l’obbligo di rispedire indietro i profughi ma solo previo accordo bilaterale con i Paesi di primo approdo, insieme alla «stretta coordinazione con i partner europei» fuori e dentro la Coalizione dei volenterosi imbastita da Mutti-Merkel a margine del Consiglio Ue del 29 giugno.

«AL MASSIMO verranno espulse dalle tre alle cinque persone al giorno» tiene a precisare Seehofer, fresco reduce dalla visita al cancelliere austriaco Sebastian Kurz servita a mettere a punto il piano per «chiudere il Mediterraneo» che si basa, anzitutto, sul rinvio dei migranti in Italia. «Ma non faremo nulla che non sia concordato con i nostri vicini europei» assicura Eva Högl, vice-capogruppo Spd al Bundestag.

PER QUESTO A BERLINO sono tutti contenti. A partire dal leader dei Giovani socialisti (Juso) Kevin Kühnert: fino a due giorni fa minacciava strali denunciando l’inciucio social-democristiano e ora si allinea, in buon ordine, al compromesso sottoscritto dai dirigenti del suo partito. Esattamente la «teoria del male minore» che ha sempre respinto al mittente fin dai tempi del tavolo di negoziato tra Schulz e Merkel.

FINE DELLA CRITICA FRONTALE, dunque, e silenziatore al megafono contro il pugno di ferro sui migranti, che ora non è più solo farina del sacco bavarese. «È stato impedito il peggio. La Csu non ha portato a casa nemmeno una delle sue richieste principali. Grazie mille!» ha tuittato ieri il capo degli Juso, sempre meno «faccia da bambino» (è il soprannome) e sempre più sussidiario alla realpolitik socialista.

Da oggi, la stretta sui profughi si avvale anche del «cacciavite» della Spd, maniacalmente attenta alla forma che non cambia la sostanza, proprio come Merkel. Giusto il vice-presidente socialdemocratico Ralf Stegner esterna i dubbi che tutti pensano e quasi nessuno osa dire. «Il pacchetto-asilo non funzionerà. Nessun accordo bilaterale con Italia e Austria è possibile. Almeno per ora».

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