La Sicilia apre alla possibilità di coltivare cannabis terapeutica sull’isola
Regione in ascolto Il testo base, cui stanno lavorando rappresentanti del mondo delle associazioni ma anche medici e psicologi, dovrà essere presentato all’assessore alla sanità entro il 31 dicembre
Regione in ascolto Il testo base, cui stanno lavorando rappresentanti del mondo delle associazioni ma anche medici e psicologi, dovrà essere presentato all’assessore alla sanità entro il 31 dicembre
Usare alcuni terreni pubblici in Sicilia, molti dei quali abbandonati e incolti, per coltivare piante di cannabis a scopo terapeutico, somministrando almeno una parte dei farmaci prodotti, e in maniera gratuita, ai malati siciliani affetti dalle patologie che rientrano nei protocolli sanitari. Tutto sotto autorizzazione del ministero della Sanità, il controllo dell’Agenzia nazionale del farmaco (Aifa) e accompagnato da un maxi-piano di formazione dei medici per la prescrizione del farmaco. Un’idea che sta prendendo corpo in Sicilia, dove c’è chi ipotizza la creazione di una filiera produttiva che potrebbe dare impulso allo sviluppo produttivo e occupazionale. A lavorare alla proposta sono i componenti di un tavolo tecnico istituito dalla Regione che un anno fa accolse la richiesta di associazioni e movimenti, impegnati nella promozione della cannabis terapeutica per aiutare i pazienti e sostenerne le cure. Entro fine anno, la proposta dovrebbe essere consegnata a Ruggero Razza, esponente del movimento di destra «DiventeràBellissima» del governatore Nello Musumeci, e assessore alla Salute.
Studi alla scuola militare Nunziatella di Napoli, militanza studentesca in azione giovani e quindi in An, Ruggero Razza, di professione avvocato penalista, sta ascoltando un mondo per lui, un tempo, lontano anni luce. «Dal punto di vista ideologico – dice Razza – non avevo mai aperto questo tipo di file, mai fatto una canna in vita mia. Da qualche anno ho conosciuto l’esperienza di alcuni malati e mi sono convinto che qui l’ideologia non c’entra e che il mio ruolo impone l’ascolto e il dialogo. Non so come sia fattibile un intervento diretto della Regione, ma certamente il tema dell’uso terapeutico va approfondito. Ecco perché dal tavolo mi aspetto proposte concrete» Razza si spinge in un terreno dove nessuno, prima di lui, s’era avventurato.
Cinque anni fa, l’allora assessore Lucia Borsellino, delega alla Sanità nel governo di Rosario Crocetta, aveva aperto un canale con le associazioni. Soprattutto dopo che Fabrizio Ferrandelli, all’epoca deputato regionale del Pd, aveva depositato un disegno di legge all’Assemblea siciliana per recepire le linee guida nazionali proponendo l’erogazione gratuita dei farmaci ai pazienti siciliani. Ma non se ne fece nulla. Adesso i tempi sembrano maturi. Qualcosa sembra muoversi. E il governo Musumeci almeno si sta mostrando disponibile all’ascolto. Cosa farà di concreto si vedrà a breve. Intanto, le buone intenzioni ci sono.
«Non sono contrario all’avvio di una campagna di comunicazione e informazione sull’uso terapeutico della cannabis e neppure a fare un approfondimento sull’idea di coltivare le piante in Sicilia, voglio però il supporto giuridico e scientifico», afferma l’assessore Razza. Oggi il comitato «Esistono i diritti» formalizzerà, nel corso di una iniziativa pubblica nei cantieri culturali della Zisa a Palermo, la richiesta al governo di intraprendere un dialogo diretto col ministero della Salute. Il comitato fa parte del tavolo tecnico, dove siedono diciassette rappresentanti del mondo delle associazioni ma anche medici e psicologi, che sta lavorando, seppure un po’ a rilento, su un testo base. «Avevo suggerito di creare un organismo più snello proprio per accelerare i tempi, comunque ho chiesto al tavolo di presentare una proposta entro il 31 dicembre di quest’anno», spiega Razza.
A incalzare associazioni, movimenti e istituzioni, ieri è arrivato in Sicilia anche Marco Cappato, storico radicale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. «Sulla cannabis terapeutica non c’è uno scontro politico, l’avversario c’è ma non si vede: si chiama burocrazia – sostiene Cappato – La resistenza è burocratica, di ignoranza, assenza di informazione per i medici e per i cittadini, assenza di conoscenza. Dovrebbe essere solo un problema di formazione e organizzazione». E ancora: «Chiediamo alla Regione siciliana di mobilitarsi per informare i cittadini e al governo Musumeci di adoperarsi col ministero della Sanità per coltivare e produrre sul proprio territorio le piante di cannabis».
Il tema è caldo. Da Sud a Nord. Se ne parlerà oggi anche a Firenze, a villa Quiete dalle 14.30 alle 19, dove è in programma il convegno «Problematiche etiche della pianificazione condivisa delle cure nei pazienti con declino cognitivo».
È stata rimandata all’anno prossimo, invece, la fiera dedicata alla canapa made in Italy che era in programma dal 15 al 17 novembre. Si terrà all’Università di Modena, il prossimo 24 novembre, il convegno nazionale sulla «cannabis terapeutica», dove medici ed esperti metteranno in campo esperienze e conoscenze, spaziando dal campo medico alla difficoltà dei pazienti a reperire il farmaco che in Italia viene prodotto ma in piccole quantità in Toscana e importato soprattutto dall’Olanda e dalla Germania, con il Canada che si sta affacciando in un mercato per il nostro Paese ancora inesplorato.
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