Uno dei ricercatori più attesi al summit sulle modifiche genetiche al Dna umano di Londra è Fyodor Urnov, professore all’università californiana di Berkeley. Cinquantacinque anni, cresciuto nella Mosca sovietica e arrivato negli Usa poco più che ventenne, Urnov è uno dei pionieri assoluti delle modifiche genetiche.
È stato lui, nel 2005, a coniare l’espressione «genome editing» con cui oggi si indicano le varie tecniche utili a modificare il Dna delle cellule umane, correggendolo o cancellando le parti «sbagliate» come fosse un testo scritto al computer. Contattato dall’altra parte dell’Atlantico, confessa la sua ammirazione per i ricercatori italiani. «È una realtà oggettiva, non lo dico per piaggeria – premette –. Se guardo a quanto è avvenuto nel mio campo negli ultimi dieci anni, il lavoro dell’istituto Telethon per le terapie geniche del San Raffaele di Milano brilla come il più innovativo dal punto di vista dello sviluppo di nuove terapie geniche per le malattie ereditarie».

Saranno contenti i cittadini che hanno finanziato l’istituto con le donazioni alla fondazione Telethon. Le nuove tecniche di modifica genetica hanno generato grandi speranze, anche attraverso le maratone televisive: ma stanno mantenendo le promesse per i pazienti, professor Urnov?
La mia risposta è un deciso «sì», basti pensare all’applicazione di Crispr per la cura dell’anemia falciforme e della beta-talassemia. È fondamentale riflettere sull’accessibilità ed economicità delle terapie genomiche, comprese quelle basate su Crispr. Ora sappiamo che può essere efficace contro le malattie del sangue. Ciò che non sappiamo ancora è come poter sviluppare e fornire queste cure su larga scala e in modo sostenibile.

Fyodor Urnov

Sono stati fatti progressi sulla sicurezza e fattibilità tecnica delle modifiche al genoma degli embrioni umani dall’ultimo summit internazionale?
Non abbiamo fatto alcun passo avanti sul problema principale: individuare una situazione in cui sia ritenuto legittimo modificare geneticamente le cellule germinali umane. Rimane un classico caso di «soluzione in cerca di un problema». Nessun progresso tecnico sulla sicurezza e sulla fattibilità tecnica delle modifiche embrionali può cambiare questo dato di fatto.

La redazione consiglia:
Crispr, una piattaforma versatile per correggere gli errori del Dna

Quali progressi sul piano regolatorio e bioetico si aspetta dal summit di Londra?
La mia maggiore speranza è che la conferenza attiri l’attenzione sulla questione dell’equità nell’accesso alle terapie geniche a chi ne ha più bisogno. La terapia per l’anemia falciforme basata su Crispr costerà tre milioni di dollari negli Stati Uniti. Come ha giustamente affermato Jennifer Doudna (premio Nobel nel 2012 per aver messo a punto la tecnica Crispr, ndr) a questi prezzi non si tratta di una vera e propria cura. Non ci sono studi clinici in corso relativi ad alcun errore congenito del sistema immunitario, di cui però conosciamo cinquecento esempi e per cui ci sono 112mila pazienti in attesa solo negli Usa: i problemi tecnici sono in gran parte risolti, quelli economici e sociali no. Credo che questo sia l’aspetto sul quale noi, come comunità scientifica e come società, dovremmo concentrarci.

Recentemente sono nate molte evoluzioni della biotecnologia Crispr, in diverse direzioni. Quali sono le più promettenti?
Devo anzitutto rivelare un conflitto di interessi dal punto di vista finanziario, in quanto sono co-fondatore di un’azienda attiva nel campo delle modifiche del cosiddetto «epigenoma» (si tratta del sistema biologico che regola l’attività dei geni, ndr), la Tune Therapeutics. Insieme a altre società e gruppi di ricerca accademici, stiamo studiando un metodo basato su Crispr per modulare ciò che fanno i nostri geni, piuttosto che cambiarli. Questo approccio potrebbe rivelarsi di enorme impatto per risolvere il problema di regolare più geni contemporaneamente per trattare malattie comuni. Inoltre, sono entusiasta per i nuovi e meravigliosi sviluppi dell’uso dell’Rna per correggere le mutazioni e non solo disattivare i geni difettosi: ci sono già diverse tecnologie in questo campo.

La redazione consiglia:
Grazie a Crispr passi avanti contro la distrofia di Duchenne

Anche i vaccini anti-Covid hanno usato procedure biotecnologiche per trasportare nelle cellule l’«Rna messaggero» con le informazioni necessarie alla produzione di anticorpi. Questi progressi possono rivelarsi utili nel campo delle terapie geniche?
Due società farmaceutiche, la Intellia Therapeutics e la Verve Therapeutics, hanno dimostrando che la metodologia Crispr può essere somministrata in ambito clinico usando la tecnologie delle nanoparticelle lipidiche e dell’mRna, le stesse impiegate per i vaccini contro il Covid sviluppati dalla Pfizer e dalla Moderna. Queste aziende hanno prodotto e consegnato miliardi di dosi di vaccino. È la dimostrazione che la tecnica Crispr può essere utilizzata anche per affrontare le sfide della salute pubblica globale.