La Russia vuole revocare il bando dei test nucleari
Nucleare La Duna valuterà l’uscita della Russia dal Trattato internazionale per il bando agli esperimenti nucleari a cui aderisce dal 1996. Ma gli Usa non l’hanno mai ratificato e il bando ai test non è mai entrato in vigore
Nucleare La Duna valuterà l’uscita della Russia dal Trattato internazionale per il bando agli esperimenti nucleari a cui aderisce dal 1996. Ma gli Usa non l’hanno mai ratificato e il bando ai test non è mai entrato in vigore
Il Consiglio della Duma, il parlamento di Mosca, ha incaricato una commissione di valutare l’uscita della Russia dal Trattato internazionale per il bando contro gli esperimenti nucleari. Il comitato avrà dieci giorni per presentare una relazione sulla questione. La decisione era stata anticipata dallo stesso presidente Vladimir Putin alla fine della scorsa settimana, quando aveva affermato che la Russia avrebbe dovuto «adottare la stessa strategia degli Stati Uniti», che hanno firmato il trattato ma non l’hanno mai ratificato. Nello stesso discorso Putin aveva annunciato la riuscita di un test su un nuovo missile a lungo raggio in grado di trasportare ordigni nucleari. Secondo il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, la revoca del trattato «corrisponde agli interessi nazionali della Russia».
Secondo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, «questo non significa dichiarare l’intenzione di condurre test nucleari». La decisione russa ha comunque messo in allarme la diplomazia internazionale. «Sono stato in stretto e regolare contatto con i dirigenti della Federazione russa – ha detto da Vienna il segretario dell’organizzazione del trattato sul bando ai test nucleari Robert Floyd – per sostenere che la ratifica del Trattato è negli interessi della Russia tanto quanto in quelli di tutta l’umanità. Ho anche chiesto la possibilità di incontrare i principali leader russi a Mosca il più presto possibile». «Continuerò a perseguire questo scopo – ha proseguito Floyd – e invito gli otto Stati senza la cui ratifica il trattato non può entrare in vigore a procedere».
L’uscita della Russia sarebbe un colpo forse definitivo per il Trattato firmato nel 1996 presso l’Onu. Lo hanno firmato 187 su 196 Stati membri, ma per entrare in vigore deve essere ratificato da tutte le nazioni che dispongono delle armi nucleari. Oltre ad essere uno dei primi stati firmatari, la Russia è una delle poche potenze nucleari ad averlo ratificato già nel 2000, proprio durante il primo mandato presidenziale di Putin. Anche Francia e Regno Unito, i soli stati europei che dispongono dell’arma atomica, lo hanno ratificato.
Il trattato tuttavia non è mai entrato in vigore perché mancano ancora le ratifiche di Usa, Israele, Iran, Cina ed Egitto. Pakistan, India e Corea del Nord non lo hanno nemmeno firmato. Nonostante l’impasse, il trattato ha comunque instaurato una sorta di moratoria di fatto ai test: dal duemila solo la Corea del Nord ne ha effettuati. Dal canto loro gli Usa hanno mantenuto il loro programma di test sotterranei detti «subcritici», in cui non viene innescata la reazione a catena della fissione nucleare, anche se molti specialisti di armamenti atomici dubitano di questo distinguo. L’indisponibilità a ratificare il trattato, è stata ribadita dall’amministrazione Biden anche durante l’ultima conferenza tra gli stati firmatari dello scorso giugno. E questo offre alla Russia un’indubbia arma per tenere sotto scacco le diplomazie occidentali di cui Putin non intende fare a meno.
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