«La risoluzione vale meno della carta di cui è scritta»
Onu Pioggia di critiche (e autocritiche) sulle Nazioni unite. Ong e agenzie insistono: le vite si salvano solo con un cessate il fuoco permanente
Onu Pioggia di critiche (e autocritiche) sulle Nazioni unite. Ong e agenzie insistono: le vite si salvano solo con un cessate il fuoco permanente
Ha scatenato una pioggia di critiche e reazioni ovunque la farsa che venerdì ha avuto per teatro il Palazzo di Vetro: il voto, dopo giorni di ritardi e trattative a porte chiuse, da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite della risoluzione sugli aiuti per Gaza.
PER GIORNI gli Stati uniti hanno negoziato per indebolire il linguaggio della risoluzione in modo che non vi fosse alcuna richiesta di cessate il fuoco immediato, limitando le misure «per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità» perché tutte le parti «facilitino e consentano la fornitura immediata, sicura e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala» ai civili palestinesi. A fronte di 20mila palestinesi uccisi, la reazione a un approccio così cauto è stata una pioggia di critiche per una risoluzione definita «tristemente insufficiente», «priva di significato», «quasi senza senso».
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, in un post su X, ha scritto che «un cessate il fuoco umanitario è l’unico modo per iniziare a soddisfare i bisogni disperati della popolazione di Gaza e porre fine al loro incubo in corso». Il capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha accolto con favore la risoluzione ma sempre ribadendo la necessità di un «cessate il fuoco immediato».
SCOTT PAUL di Oxfam America, organizzazione globale che combatte la disuguaglianza per porre fine alla povertà e all’ingiustizia, ha sottolineato che gli aiuti a Gaza «non possono funzionare mentre le bombe cadono e distruggono case, fabbriche, fattorie, mulini e panifici. Non ha senso portare la farina se non puoi cuocere il pane. Tutto il centro di questa risoluzione è completamente sbagliato». Per Medici senza Frontiere la misura è «dolorosamente inferiore» a ciò che sarebbe necessario per affrontare la terribile crisi umanitaria. «Questa risoluzione è stata annacquata al punto che il suo impatto sulla vita dei civili a Gaza sarà quasi privo di significato – ha affermato in una nota la direttrice esecutiva di Msf-Usa, Avril Benoit – Chiunque abbia una coscienza concorda sul fatto che un massiccio aumento della risposta umanitaria a Gaza deve avvenire senza indugio».
PER AGNES CALLAMARD, segretaria generale di Amnesty International, tutti gli sforzi volti ad affrontare la «catastrofe umanitaria senza precedenti» che si sta svolgendo a Gaza devono essere accolti con favore, ma «solo un cessate il fuoco immediato è sufficiente». Per Callamard la risoluzione «è stata notevolmente annacquata», e ha aggiunto che è «vergognoso che gli Stati uniti siano stati in grado di prendere tempo e usare la minaccia del loro potere di veto per costringere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite a indebolire un appello tanto necessario per un intervento immediato».
Tamer Qarmout, professore assistente di politiche pubbliche al Doha Institute for Graduate Studies, in un’intervista ad Al Jazeera ha detto che il voto del Consiglio di Sicurezza ha mostrato come le Nazioni unite siano diventate «irrilevanti» quando il fine è quello di risolvere una guerra. «Quando dopo la seconda guerra mondiale si formò l’Onu, avrebbe dovuto avere il compito di affrontare e prevenire proprio dei conflitti simili a quello che si sta verificando a Gaza – ha detto Qarmout – Invece è un’organizzazione politica controllata dai paesi più potenti, soprattutto da quelli con potere di veto al Consiglio di Sicurezza. E la loro politica è presente in ogni misura e in ogni piccolo dettaglio del lavoro delle Nazioni unite». Trita Parsi, vicepresidente esecutiva del Quincy Institute for Responsible Statecraft, ha scritto: la risoluzione «non vale nemmeno la carta di cui è stata scritta».
UN SONDAGGIO del New York Times e del Siena College ha rilevato che gli elettori disapprovano la gestione della guerra a Gaza da parte di Biden, sebbene siano divisi sulla politica statunitense nei confronti del conflitto e sul fatto che la campagna militare di Israele debba o meno continuare.
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