Lavoro

La ripresa non porta più occupazione, ma più infortuni e morti sul lavoro

La ripresa non porta più occupazione, ma più infortuni e morti sul lavoroUna manifestazione per la sicurezza sul lavoro – LaPresse

La strage del lavoro I dati provvisori dell’Inail: tra gennaio e agosto sono morti 772 lavoratori, altri due ieri. Nelle ultime 72 ore ci sono state 12 vittime. Aumentano i decessi e gli infortuni mentre si raggiungono i luoghi di lavoro. E così anche le malattie professionali. La Cei: «Si passi dall’indignazione ai fatti». Quattro indagati a Milano per la morte degli operai soffocati dall’azoto

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 1 ottobre 2021

Pierluigi Pesci aveva 60 anni ed era nato a Sommariva Perno in provincia di Cuneo. Ieri stava guidando un trattore in un campo di nocciole vicino a Roddi distante una ventina di chilometri. Per motivi fatali e ancora da accertare il mezzo si è ribaltato e lo ha travolto. Il 22 settembre scorso è morto nello stesso modo un altro viticoltore, sempre nel cuneese, a Clavesana. Schiacciato da un trattore tra le vigne. In totale, solo in Piemonte, quest’anno sono morti 29 lavoratori, dieci di loro erano agricoltori. Ogni stagione porta con sé una particolare esigenza della produzione. In più, dopo le quarantene anti-covid, i ritmi sono aumentati. Come i rischi. L’autunno è il momento della raccolta. Anche di vite che attendono giustizia.

IN VIA ARIOSTO a Borzano di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, Roberto Alessandrini aveva 56 anni, era un operaio esperto, stava lavorando al tetto di una villa di tre piani. è morto precipitando da un’impalcatura alta dieci metri. Dalle prime ricostruzioni dopol’incidente è emerso che l’umo viveva solo a Quattro Castella, un paese a una ventina di chilometri dall’impalcatura dove ha perso la vita. L’Ausl di Reggio Emilia e i carabinieri stanno accertando le responsabilità sulla mancata applicazione dei dispositivi di sicurezza.

NELLE ULTIME 72 ORE sono morte di lavoro dodici persone. A questo elenco vanno aggiunti almeno sette altri lavoratori morti la settimana scorsa e tutti gli altri che sono stati schiacciati, asfissiati o precipitati dall’inizio del mese di settembre quando si è interrotto il conteggio provvisorio della strage quotidiana realizzato dall’Inail. Ieri sul sito dell’istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono stati resi disponibili gli «open data» sulle denunce di infortunio, anche con esito mortale, e di malattia professionale presentate dall’inizio del 2021 fino al mese di agosto. In totale le vittime del lavoro sono state 772. Si tratta di un’orrenda, e tuttavia necessaria, contabilità che richiede cautela a causa del Covid. Soprattutto nei primi mesi della pandemia, da marzo 2020, le misure di contenimento hanno ritardato la raccolta dei dati degli infortuni mortali sul lavoro al punto da rendere oggi molto difficile la comparazione mensile. Per avere un quadro definitivo bisognerà attendere la fine di quest’anno.

L’INAIL HA REGISTRATO un calo provvisorio degli infortuni mortali nel 2021: 51 in meno rispetto alle 823 registrati nei primi otto mesi del 2020 (-6,3%). Tuttavia è stato registrato un aumento di un altro fenomeno, di solito trascurato quando si pensano le conseguenze mortali a cui possono condurre i rapporti di produzione nell’edilizia, nella manifattura o nell’agricoltura. Parliamo degli incidenti, anche mortali, che possono accadere nel tragitto tra l’abitazione e il luogo di lavoro. Tra gennaio e agosto 2021 sono aumentati in maniera impressionante: +20,6% da 38.001 a 45.821. Tra gennaio e febbraio erano diminuiti, a causa delle quarantene e dello smart working generalizzato in settori significativi. Da marzo in poi è aumentato di nuovo. Lo stesso andamento è stato registrato nel corso di altre fasi della pandemia.

LA TANATOPOLITICA del lavoro contempla anche le denunce delle malattie professionali. Anche su questo fronte della guerra in corso l’Inail registra un aumento inquietante: +31,5%, ovvero 8.735 in più, per un totale di 36.131 solo nei primi otto mesi dell’anno. Tra gennaio e febbraio erano diminuite del 26%. Poi, con le riaperture, queste denunce sono aumentate del 66%. Nell’aprile scorso Draghi annunciò le riaperture e parlò di «rischi calcolati». In quel momento pensava ai rischi di essere infettati dal virus. In realtà lo stesso ragionamento può essere fatto a partire dalle vittime del lavoro. La governance dei «grandi numeri» praticata da chi governa calcola i costi e i benefici anche in questo caso. Tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi ci sono le sanzioni e gli incentivi. Per questa ragione, davanti all’emergenza sociale in corso, Draghi ha annunciato per la prossima settimana il varo di «pene più severe e immediate» e «collaborazione nell’azienda per individuare precocemente le debolezze in tema di sicurezza lavoro». Vasto programma, considerando quanto poco è stato fatto in questi anni pur in presenza di eventi scandalosamente persistenti da non potere essere più considerati solo come aleatori. La verità che questo tipo di governo della pandemia si trova oggi ad affrontare è stata indicata ieri da Maurizio Landini (Cgil): «La ripresa non porta più occupazione, ma più infortuni e morti sul lavoro».

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