La Regione Marche cede: ammesso il farmaco scelto da Mario
Suicidio assistito, superato l’ultimo ostacolo. L’Associazione Coscioni: «Svolta storica. Ora sarà il paziente a decidere come procedere»
Suicidio assistito, superato l’ultimo ostacolo. L’Associazione Coscioni: «Svolta storica. Ora sarà il paziente a decidere come procedere»
«Il Tiopentone sodico appare idoneo a garantire una morte rapida (minuti) e indolore ad un dosaggio non inferiore a 3-5 grammi per una persona adulta del peso di 70 kg. La modalità di somministrazione è quella dell’auto somministrazione mediante infusione endovenosa».
La commissione multidisciplinare di esperti istituita dall’Azienda sanitaria unica regionale (Asur) Marche ha finalmente verificato l’idoneità del farmaco che potrà essere usato da “Mario”, nome di fantasia per identificare un camionista di 44 anni, tetraplegico da più di dieci, che da 18 mesi è in attesa di poter ottenere – primo caso in Italia – il suicidio medicalmente assistito.
Una «svolta storica», secondo il collegio legale di difesa e studio coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, che lo sostiene nella sua battaglia approdata nelle aule di tribunale.
Infatti, le condizioni di Mario e i suoi requisiti, necessari per accedere al servizio secondo i dettami della Corte costituzionale stabiliti nella sentenza Cappato-Dj Fabo del 2019, erano stati già verificati dal Comitato etico regionale. Ma sul suo caso – come su quello di “Antonio”, altro paziente marchigiano tetraplegico costretto da mesi ad una battaglia di carte bollate, con il sostegno legale dell’associazione Coscioni, per poter veder riconosciuto il proprio diritto a morire – si è esercitata la strategia politica dell’assessore alla Sanità regionale, il leghista Filippo Saltamartini.
Per superare quest’ultimo ostacolo, Mario, che nel frattempo vede peggiorare di ora in ora le proprie condizioni di salute, ha dovuto denunciare penalmente i vertici dell’Asur e il Comitato etico territoriale per «tortura», oltre che «per il reato di omissione di atti di ufficio e tutti gli ulteriori reati collegati che potessero configurarsi, a causa dei continui ostruzionismi e omissioni, che si manifestavano sotto forma di mancate verifiche sul farmaco e le relative modalità di somministrazione», come ricostruisce il pool di avvocati dell’associazione Coscioni. Nelle ultime settimane poi è arrivata una circolare ministeriale seguita da un decreto attuativo per la corretta individuazione dei comitati etici territoriali, entrambi gli atti inviati dal ministro Speranza alla Conferenza Stato-Regioni per rendere effettiva la sentenza della Consulta.
Era l’ultimo tassello mancante, quello che si è aggiunto ieri. Ora Mario potrà farsi prescrivere il farmaco indicato dall’Asur, se lo vorrà. Ma c’è anche un altro risvolto: la validazione del farmaco e delle modalità di auto somministrazione, spiega Filomena Gallo, «crea finalmente un precedente che consentirà a coloro che si trovano e si troveranno in situazione simile a quella di Mario di ottenere, se lo chiedono, l’aiuto alla morte volontaria senza dover più aspettare 18 mesi subendo la tortura di una sofferenza insopportabile contro la propria volontà». Riferisce l’avvocata che difenderà anche il quesito referendario sull’eutanasia legale davanti alla Corte costituzionale, il gruppo tecnico istituito dall’Asur ha analizzato «in 15 pagine tutta la situazione, approfondendo le tematiche tossicologiche per esprimersi su un tassello fondamentale che va a completare la richiesta contenuta nell’ordinanza del Tribunale di Ancona emessa il 9 giugno scorso», ossia se il farmaco, la modalità e la metodica prescelti fossero «idonei i garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile».
Per la Cei l’individuazione del «farmaco-veleno è un punto di non ritorno». «Martedì se la Corte Costituzionale, come credo, dichiarerà inammissibile il referendum, questo decadrà – prevede Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita, l’associazione scelta dai Vescovi per affrontare la questione del fine vita in Italia – A quel punto si potrà, con maggiore serenità, dialogare su una possibile legge. Per evitare che prima della legge arrivi una sentenza. Se accadesse, la legge arrancherebbe e non potrebbe fare altro che imitare la sentenza. Se la legge precederà invece una sentenza potrebbe creare le condizioni per evitare che il suicidio diventi un modello culturale, con il rischio, per dirla con Violante che l’eutanasia sia la morte dei poveri». Anche se attualmente l’eutanasia è la morte dei ricchi, di chi può permettersi il viaggio verso la Svizzera.
Anche Mario avrebbe potuto andare in una clinica oltre le Alpi. Ora, spiega l’avvocata Gallo, «sarà lui a decidere come e quando procedere: la relazione del comitato tecnico dell’Asur Marche non prevede tempi. Il ruolo del Ssn regionale, che ha verificato la sussistenza dei requisiti previsti dalla Consulta, è finito».
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