Europa

La polizia «imbarazza» Macron

La polizia «imbarazza» MacronIl corteo di Parigi

43esimo giorno di sciopero Francia in piazza per la sesta giornata di manifestazioni contro la riforma delle pensioni. Il governo è con le spalle al muro a causa delle violenze degli agenti, il presidente costretto a rompere il silenzio, anche il governo cambia atteggiamento

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 17 gennaio 2020

Sesta giornata di manifestazioni, ieri, in tutta la Francia e 43esimo giorno di sciopero contro la riforma delle pensioni. L’obiettivo della più lunga protesta del dopoguerra resta “il ritiro” della pensione a punti, contestata da Cgt, Fo, Solidaires, Fsu, Cge. Oltre alle ferrovie e al trasporto pubblico parigino, restano molto mobilitati gli insegnanti.

Ieri i principali porti erano ancora bloccati e c’era agitazione anche nelle raffinerie. Al di là dei dipendenti pubblici, gli avvocati continuano la protesta. Ma la partecipazione ai cortei è in calo, anche se Philippe Martinez, segretario della Cgt, invita altre categorie ad «entrare nel movimento». La popolazione continua a sostenere la protesta con buone percentuali, di fronte alla confusione generale della riforma, anche se si diffonde sempre più la rassegnazione (per il 72% il governo non cederà).

Il governo, che ha concesso una sospensione della clausola dell’età d’equilibrio a 64 anni per venire incontro a una domanda della Cfdt, usa la tattica dell’attesa, puntando sulla stanchezza dei manifestanti. La legge sarà adottata in Consiglio dei ministri il 24 gennaio (per quel giorno è già convocata un’altra giornata di cortei) e poi il testo passerà all’esame del Parlamento, per un’adozione tra qualche mese. Nel frattempo, il governo ha aperto un tavolo di trattative con sindacati e padronato, perché venga trovata una soluzione per “l’equilibrio” dei conti delle pensioni (per evitare di alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni, senza penalità). In questa trattativa dovrebbero anche venire discussi i criteri per tener conto dei “lavori usuranti” in certe professioni, al di là delle concessioni già fatte dal governo.

Nel corteo parigino, da Montparnasse a Place d’Italie, erano presenti molti gilet gialli, con lo slogan «Macron dimissioni», senza una vera fusione però con i militanti sindacali. A Parigi, qualche liceo è sceso in agitazione.

Ma per il primo ministro, Edouard Philippe, «è ora di mettere fine» allo sciopero, che «è durato fin troppo».

Il governo è stato messo con le spalle al muro a causa delle violenze della polizia, che risultano da numerosi video. In 14 mesi, prima i gilet gialli poi i sindacati, ci sono stati 2.448 feriti tra i manifestanti (e 1.742 poliziotti), con 318 feriti alla testa, 25 persone che hanno perso un occhio e 5 una mano. La violenza della repressione è stata condannata dal Consiglio d’Europa e dall’Onu.

In seguito a un controllo stradale a Parigi, all’inizio di gennaio è morto un padre di 5 figli, Cédric Chouviat, immobilizzato a terra con un metodo contestato nel mondo. Come l’uso indiscriminato delle Lbd nelle manifestazioni, le pallottole di gomma, proibite in molti paesi e per di più in Francia date in mano a poliziotti impreparati. È stato lo sgambetto a una manifestante a Tolosa all’inizio della settimana, che ha mostrato chiaramente un’aggressione senza scuse, ad aver costretto il potere a prendere le distanze dalla violenza della polizia. «Mi aspetto da poliziotti e gendarmi la più grande deontologia», ha affermato Emmanuel Macron, indicando i «comportamenti inaccettabili» di alcuni agenti delle forze dell’ordine. Il ministro degli Interni, Christophe Castaner, che finora aveva sempre giustificato i poliziotti che reagirebbero alla violenza dei manifestanti, ha invitato la polizia all’«esemplarità», perché «non si fa uno sgambetto all’etica».

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