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La piazza palestinese a Roma tra falsi allarmi e vere tensioni

La piazza palestinese a Roma tra falsi allarmi e vere tensioni

La mobilitazione Oggi la manifestazione non autorizzata dalla questura. Piantedosi promette «equilibrio». Gli organizzatori: «Non vogliamo scontri». Sarà presente anche Amnesty

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 5 ottobre 2024

«Non scendiamo in piazza per scontrarci con le forze dell’ordine, ma per rimarcare un diritto». Khaled El Qaisi dell’Unione democratica arabo palestinese detta le coordinate della piazza di oggi (ore 14, a porta San Paolo a Roma) e in qualche modo prova a mettere un punto in fondo a una settimana di divieti e di polemiche, di provocazioni e di ambiguità. Nello specifico: i divieti sono quelli imposti dalla questura alla manifestazione di oggi; le polemiche quelle scatenate dai post sui social dei Giovani palestinesi, che inneggiano all’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 (1.200 morti, 250 sequestrati, 200 scomparsi) e lo raccontano come un eroico momento rivoluzionario; le provocazioni quelle di alcuni sindacati di polizia che invocavano «la mano pesante del governo» e le ambiguità quelle del ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che continua a dire e non dire. «Qualsiasi manifestazione in violazione di quel divieto sarebbe innanzitutto illegale, ma sarà gestita col solito equilibrio dalle forze dell’ordine», ha spiegato con il solito inspiegabile tono da grande stratega ai cronisti accorsi al G7 di Mirabella Eclano, in Irpinia.

IERI POMERIGGIO, intanto, la questura di Roma ha disposto i suoi piani operativi. Da quello che filtra sono stati confermati i controlli in autostrada e alle stazioni ferroviarie: l’obiettivo è bloccare quante più persone possibile tra chi appartiene alle decine di realtà sociali che hanno risposto alla chiamata nazionale delle associazioni palestinesi. Le attese sembrano ridimensionate rispetto ai giorni scorsi e non si parla più di migliaia di persone ma al massimo di centinaia, anche se bisogna considerare la tara storicamente al ribasso che le autorità di sicurezza fanno in momenti del genere. Ampio sarà il dispiego di forze in zona Piramide, dove è previsto almeno l’inizio della manifestazione, ma l’ordine di servizio sarebbe di non forzare la mano e provare a gestire la piazza con il dialogo. In questo senso non è da escludere che venga concordato con gli organizzatori un percorso per lasciar partire un corteo. Restano sullo sfondo le immancabili veline su eventuali «infiltrati violenti», non meglio precisati «antagonisti» pronti a scatenare il panico e tutto il cucuzzaro di gravi allarmi e giustificazioni preventive per la repressione violenta dei cattivi soggetti.

NONOSTANTE le ovvie critiche a chi esalta l’offensiva del 7 ottobre, gli appelli di chi sostiene il diritto a manifestare sono stati parecchi negli ultimi giorni, forse più di quelli che il governo si aspettava: non c’è stato l’isolamento della manifestazione, né chi ha mostrato la volontà di partecipare è stato bollato in anticipo come un inemendabile violento. In questo senso hanno fatto molto rumore i pareri di insospettabili come Matteo Renzi, Roberto Morassut del Pd e Massimo Cacciari, tutti concordi nel dire che il divieto imposto dalla questura è da considerare quantomeno un errore, se non proprio un attentato alle libertà costituzionali. Nella giornata di ieri, infine, ha annunciato la sua discesa in piazza anche Amnesty International, quasi un organo di garanzia in questo senso. Infatti la presenza dell’associazione, si legge in un comunicato, è legata alla sua volontà di «monitorare il regolare svolgimento della protesta per la Palestina» perché «il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione».

L’ELENCO di chi ci sarà, in ogni caso, è lungo: le sigle che hanno aderito si contano ormai nell’ordine delle centinaia, tra partiti, associazioni, sindacati di base, rappresentanze locali e organizzazioni varie. Confermata, tra le altre, la presenza del jewish bloc. Il tema del massacro in corso a Gaza è stato una costante di tutti gli appuntamenti di piazza dell’ultimo anno, quale che fosse il tema in sé della protesta: una corrispondenza osmotica tra le lotte che rivedremo anche oggi. A Roma non ci saranno soltanto attivisti dei gruppi palestinesi, ma anche pacifisti, esponenti dei conflitti territoriali e tanti contrari al ddl sicurezza di prossima emanazione. Vista l’aria che tira e gli eventi delle ultime settimane, alla fine sarà anche una manifestazione per il diritto di manifestare.

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