La piazza, gli avvocati, le aziende: la galassia degli anti Donald
Proteste Le manifestazioni, i cortei, una piazza forte, supportata da un braccio legale indipendente ed aggressivo, sta spingendo non tanto i repubblicani di Washington a retrocedere, quanto i democratici ad avanzare
Proteste Le manifestazioni, i cortei, una piazza forte, supportata da un braccio legale indipendente ed aggressivo, sta spingendo non tanto i repubblicani di Washington a retrocedere, quanto i democratici ad avanzare
Fin dal giorno seguente l’elezione di Trump si sono succedute manifestazioni in tutti gli Stati uniti e le piazze non accennano a svuotarsi: gli americani stanno mantenendo la promessa di tenere alta l’attenzione e non lasciar passare sotto silenzio nessuna delle manovre di Trump. La reazione spontanea e collettiva al «MuslimBan» ne è stata esempio clamoroso.
È stato subito chiaro che a combattere un governo ostile sarebbe servita la forza di tutte le associazioni indipendenti, specialmente quella della Aclu, l’American Civil Liberies Union, associazione di avvocati che si batte per la difesa dei diritti e delle libertà civili, la Aclu vede arrivare centinaia di migliaia di dollari in donazioni quotidianamente, e si deve a loro la riduzione del decreto di Trump che colpisce i cittadini di 7 nazioni musulmane, anche se legali.
Le manifestazioni, i cortei, una piazza forte, supportata da un braccio legale indipendente ed aggressivo, sta spingendo non tanto i repubblicani di Washington a retrocedere, quanto i democratici ad avanzare. Uno dei mezzi usati è proprio spingere i propri rappresentanti a fare opposizione e non in modo generico, ma capillare. Ogni giorno i telefoni, le mailbox dei democratici al congresso vengono intasate dalle richieste dei cittadini di non votare per Sessions alla giustizia, ad esempio, o di fare opposizione al giudice scelto da Trump per la Corte suprema.
«Ho il numero di telefono del nostro senatore sul cellulare, ormai», ha raccontato un cittadino del Maine alla Women March di Washington. I nomi dei 14 democratici che fin’ora hanno votato per tutte le scelte di Trump (tra cui Tim Kaine, il candidato vice presidente di Hillary Clinton), sono guardati con disappunto crescente e se continueranno su questa posizione difficilmente verranno rieletti.
A far parte di questa base ci sono anche le industrie: opposti al «MuslimBan» ci sono anche CocaCola, Nike e JP Morgan, oltre alle aziende high tech; in un movimento nazionale non si era mai visto lottare contro lo stesso obiettivo tanto Anonymous quanto Chase bank. Le forme di opposizione si articolano anche all’interno delle istituzioni, come i 100 membri del Dipartimento di Stato che hanno firmato la circolare di dissenso, o i membri dell’Environmental Protection Agency, Epa, cioè l’ente di protezione per l’ambiente, che ha fatto pervenire a Slate i leak riguardanti le comunicazioni della squadra di transizione di Trump che spingeva per inquadrare la preoccupazione dell’agenzia riguardo le politiche contro l’ambiente del nuovo presidente, come normali guai di transizione, minimizzando e non dando risposte.
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