«Il presidente è fortemente convinto che perlomeno il linguaggio (delle conclusioni del G7) debba fare riferimento» a quanto stabilito a Hiroshima, nel vertice dell’anno scorso, «in merito alla salute e ai diritti riproduttivi delle donne». «Il comunicato conterrà, e reitererà, gli impegni presi» in Giappone. Così un funzionario dell’amministrazione Biden, in un briefing con la stampa a margine degli incontri di ieri mattina al G7, ha sottolineato l’impegno del presidente Usa rispetto al tema dell’aborto diventato oggetto dello scandalo di questo vertice in Puglia.

E un cavallo di battaglia della campagna elettorale democratica in patria, dove proprio ieri la stessa Corte suprema che ha abolito il diritto federale all’ivg – costringendo nel solo 2023 oltre 170.000 donne a viaggiare fuori dal proprio stato per ottenere un aborto, secondo un’inchiesta del New York Times – ha respinto all’unanimità un tentativo di revocare l’approvazione del mifepristone, il più diffuso (e sicuro) farmaco abortivo.

«Strumentalizzazioni politiche e elettorali» definisce non a caso l’affaire aborto una fonte italiana che ci tiene a parlare con i giornalisti per «fare chiarezza» su quella che sarebbe solo «panna montata». Una spiegazione che però non spiega, se non addirittura conferma, la decisione di obliterare la parola. «C’è un esplicito riferimento agli impegni assunti a Hiroshima, che vengono tutti riconfermati», dice per smontare la panna.

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Non si capisce però in tal caso quale fosse il problema nel mantenere le parole usate in quel comunicato, invocato dall’amministrazione Biden per negare che la scomparsa del termine aborto sia una sconfitta subita per mano del governo italiano. E dal governo italiano per sostenere che tutto va bene. In base alla ricostruzione del Washington Post risulta però che per giorni l’impiego della parola incriminata è stato al centro di negoziati continuati fino a notte fonda, con Joe Biden che minacciava perfino di non firmare il comunicato.

Ma la fonte insiste, è stato solo un grande fraintendimento. Anzi qualcosa di più: «Una scorrettezza», da parte di qualcuno che voleva macchiare il G7 dell’orgoglio italiano. Chi? Come in Invito a cena con delitto, quasi tutti hanno un movente: che siano stati gli “europei” in un colpo di coda postelettorale?, o i francesi che si preparano a sfidare l’analoga di Meloni alle elezioni politiche? O magari i canadesi, che insieme ai tedeschi e agli americani si sono battuti per mantenere il riferimento all’aborto?

Di certo i commenti di Francesco Lollobrigida non fanno che avvalorare la tesi della scelta deliberata: «Non so se a un G7 a cui partecipa anche il Papa fosse opportuno». Dall’opposizione si sono comunque subito levate le condanne, a partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein: «Il governo Meloni si presenta davanti agli altri capi di Stato e di governo mettendo in discussione un diritto fondamentale delle donne come quello di scegliere sul proprio corpo. Non ce ne facciamo nulla di una premier donna che non difende i diritti di tutte le altre donne di questo Paese. Una vergogna nazionale, chiedano scusa».

Sulla contraddizione fra la premier donna e le posizioni retrive sulle libertà femminili (come se essere donna mettesse automaticamente al riparo da convinzioni reazionarie) insiste anche un comunicato delle senatrici Pd: «È gravissimo e inaccettabile che la prima premier donna della storia repubblicana non abbia sostenuto un impegno sul diritto all’aborto sicuro ed effettivo, in un contesto internazionale tanto autorevole e influente. Oppure dobbiamo pensare, e la cosa sarebbe forse ancora più grave che, di fronte alla sua reticenza e al suo imbarazzo, che per lei fanno fede le parole del ministro Lollobrigida?».

E un alto funzionario europeo ha detto al País che «stiamo assistendo a un evidente scontro di valori fra membri del G7. È molto infelice che il linguaggio sull’aborto sia stato indebolito. Compito del G7 è dare prova di leadership nella promozione di questi valori, non di fare passi indietro».