Il bipolarismo delle toghe prende forma. Come il bipolarismo in parlamento (quando c’era) è un artificio costruito dalla legge elettorale, ma intanto su diciassette magistrate e magistrati eletti dai colleghi nel nuovo Csm, 6 sono della corrente di destra Magistratura indipendente e 5 della (principale) corrente di sinistra Area democratica per la giustizia. Ai centristi di Unità per la costituzione, alla sinistra di Magistratura democratica e soprattutto alla novità di queste elezioni, gli “anti corrente” sostenitori del sorteggio, restano le briciole: rispettivamente tre, due e un solo seggio. Mancano ancora i nomi di tre consiglieri scelti tra i pubblici ministeri (s’è fatto tardi e lo spoglio è stato rinviato a oggi) ma il quadro è definito. Con poche sorprese.

I vincitori di queste elezioni, le prime dopo lo scandalo delle nomine pilotate che giravano attorno all’ex presidente dell’Associazione magistrati Luca Palamara (a processo per questo a Perugia), sono i magistrati della corrente di destra, Mi. È più una conferma che una novità, notevole comunque che nel nuovo Consiglio superiore della magistratura siederà una maggioranza di toghe della stessa corrente alla quale appartenevano tre consiglieri su sei di quelli costretti alle dimissioni dal vecchio Csm perché coinvolti nello caso Palamara. Gli altri tre erano di Unicost, gruppo un tempo egemone che ma terremotato dallo scandalo e assai ridimensionato.

La nuova legge elettorale introdotta dalla riforma Cartabia con l’intenzione di penalizzare le correnti, ha consegnato la vittoria nei seggi maggioritari a due correnti, Mi appunto e Area. È andata così nel collegio della Cassazione e nei collegi uno e due (centro-nord) dei giudici di merito. Negli altri due collegi (centro-sud) Mi e Area hanno conquistato due seggi e gli altri due sono andati a Unicost. I nomi dei nuovi consiglieri togati del Csm (da aggiungere ai già eletti nel collegio della Cassazione, D’Ovidio e Cosentini): per Mi le giudici Maria Luisa Mazzola e Bernadette Nicotra e il giudice Edoardo Cilenti, per Area i giudici Genantonio Chiarelli e Marcello Basilico e la giudice Mariafrancesca Abenavoli, per Unicost i giudici Roberto D’Auria e Antonio Laganà, per Magistratura democratica la giudice d’appello di Napoli Mimma Miele, per la “non corrente” di Altra proposta il giudice di sorveglianza Andrea Mirenda, l’unico tra i sorteggiati (previsti dalla nuova legge per integrare le liste) ad aver avuto fortuna, ma anche lui comunque con un passato associativo (in Md). Miele e Mirenda sono stati eletti nel recupero proporzionale, che ha assegnato anche un seggio supplementare ad Area, il giudice Tullio Morello, a Mi, la giudice Maria Vittoria Marchianò, e a Unicost, il giudice Michele Forziati.

Come ha funzionato la nuova legge, chi ha penalizzato e chi ha premiato si vede molto bene confrontando le percentuali di voto e le percentuali dei seggi ottenuti nella sfida più significativa, quella tra i giudici di merito. Perfetta parità per Mi che ha raccolto il 30% dei voti e dei seggi, distorsione positiva per Area che ha raccolto il 19% dei voti e ugualmente il 30% dei seggi, positiva (ma meno) anche per Unicost che con il 17% dei voti ha preso il 23% dei seggi, assai negativa per Md che con il 13% dei voti ha preso il 7% dei seggi e un po’ meno negativa per Altra proposta che con il 9% dei voti ha preso ugualmente un seggio.

Nell’unico collegio dei magistrati requirenti scrutinato (di due) la sorpresa: un seggio è andato al pm di Firenze Eligio Paolini di Mi ma il secondo seggio lo ha conquistato Roberto Fontana, pm a Milano, che ha battuto il pm di Roma Mario Palazzi sostenuto da Area. A Fontana (ex coordinatore di Area a Milano) sono arrivati i voti di Md. «È stato riconosciuto come espressione di un modello di magistrato che non guarda a carriera e direttivi», dice Stefano Celli, toga di Md nel comitato direttivo dell’Anm. Che commenta così il flop dei “sorteggiati”: «Le correnti sono ancora percepite come luoghi in cui vale la pena impegnarsi e a cui dare fiducia». Mentre per Giovanni Zaccaro, consigliere uscente del Csm di Area, è un bene che «nel Csm, organo di garanzia, venga garantito il pluralismo. Ora è auspicabile che tutta la componente togata possa trovarsi compatta a difesa del modello costituzionale della magistratura». Se finirà sotto attacco lo decideranno altre elezioni, quelle di domenica prossima.