La Norvegia riconosce lo Stato di Palestina: «Una pietra miliare nel rapporto tra i due stati»
Giornata storica Il Paese trasformerà il suo ufficio di rappresentanza in Cisgiordania in un’ambasciata
Giornata storica Il Paese trasformerà il suo ufficio di rappresentanza in Cisgiordania in un’ambasciata
«Riconoscere ufficialmente la Palestina come Stato, è una pietra miliare nel rapporto tra i due stati», così il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide ha celebrato lo storico riconoscimento annunciando che la Norvegia trasformerà il suo ufficio di rappresentanza in Cisgiordania in un’ambasciata. Per alcuni però la svolta del governo labourista è più importante per le sorti diplomatiche della Norvegia e per l’opinione pubblica che per raggiungere una soluzione in Medio Oriente.
In Norvegia la decisione ha raccolto più consensi che critiche, dopo che per mesi, decine di manifestazioni si sono tenute quasi settimanalmente nelle più grandi città del paese.
Il primo ministro Jonas Gahr Støre e Eide avevano annunciato mercoledì scorso (insieme alla Spagna e all’Irlanda) l’intenzione di riconoscere la Palestina, decisione poi condivisa e adottata nell’incontro settimanale dell’esecutivo con il Re Harald V di Norvegia.
Domenica, Eide ha consegnato personalmente la lettera di riconoscimento al primo ministro Mohammed Mustafa spiegando che si tratta di «una forte espressione di sostegno alle forze moderate in entrambi i paesi» e facendo riferimento al continuo impegno della Norvegia per raggiungere la soluzione dei due stati.
La Norvegia ha svolto un ruolo importante nei colloqui di pace negli anni ’90, che hanno portato agli Accordi di Oslo tra Israele e l’Olp nel 1993 e all’istituzione dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Il paese, si sente ancora in dovere di svolgere un ruolo fondamentale nel processo di pace, sia perché consapevole del fallimento diplomatico di 30 anni fa, sia perché è lo Stato che presiede il Comitato di Liaison ad hoc (Ahlc) per la Palestina, un organismo composto da 30 paesi e organizzazioni la cui funzione primaria è coordinare la fornitura di aiuti internazionali ai palestinesi e all’Autorità Palestinese.
Non è difficile comprendere l’azione simbolica che sta nel riconoscimento da parte della Norvegia in questo preciso momento storico.
Per il primo ministro Støre la decisione è stata dettata dalla necessità di «mantenere viva l’unica alternativa che offre una soluzione politica sia per gli israeliani che per i palestinesi: due stati, che vivono fianco a fianco, in pace e sicurezza».
Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati ha affermato che «il riconoscimento della Palestina è sicuramente un atto simbolico, ma è anche un segnale alle parti più forti che la situazione attuale non può continuare». Egeland, segretario del ministro degli Esteri al tempo degli Accordi di Oslo, ha anche detto che il riconoscimento dovrà essere seguito da maggiori sforzi da parte della Norvegia e della più ampia comunità internazionale per riunire le parti attorno al tavolo dei negoziati.
Insieme alla Svizzera, la Norvegia rimane uno dei due paesi in Europa che non riconosce Hamas come gruppo terroristico. Questa è una scelta strategica che ha reso il paese in grado di interloquire con tutte le parti coinvolte, e partecipare attivamente ai negoziati.
Ma finora l’unico effetto registrato all’indomani del riconoscimento della Palestina, a parte una forte approvazione dell’opinione pubblica, è l’incrinatura dei rapporti con Israele. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha richiamato l’ambasciatore in Israele, è ora restio al paese scandinavo e non vuole che esso abbia alcun ruolo nei colloqui di pace in Medio Oriente.
La Norvegia però è da mesi che collabora e condivide il piano di pace che un gruppo di paesi arabi – guidati dall’Arabia Saudita – sta elaborando, e adesso punta a mobilitare il sostegno europeo per la ‘visione araba’ della pace. Quale sarà però la sfera di influenza norvegese sul resto dell’Europa è ancora da determinare.
Nel mentre un’altra manifestazione nel centro di Oslo partita dal parlamento e arrivata davanti all’ambasciata di Israele vuota, ha marcato il finire della storica giornata di ieri.
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