Internazionale

La Nba sospende la paga agli atleti non vaccinati per le partite «perdute»

La Nba sospende la paga agli atleti non vaccinati per le partite «perdute»

Stati uniti Fra i no vax del basket Kyrie Irving e Andrew Wiggins. Ma in totale sono solo il 5%

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 2 ottobre 2021

Cestisti non vaccinati? Nessun obbligo, ma paga sospesa per le partite non giocate. L’Nba, la lega del basket americano, non mostra alcuna apertura per gli atleti che hanno deciso di non immunizzarsi. Che, per intendersi, sono assai pochi, circa il 5% del totale, una cinquantina o poco più. Numeri che in altri tornei, tipo in Premier League (arrivata oltre al 50% solo in sette club su 20 secondo la Bbc) difficilmente saranno raggiunti, compresa la Serie A di cui si sa poco o nulla sulla quantità di atleti immunizzati. Tra i NoVax ci sono anche stelle con ingaggi a tanti, tanti zeri, per esempio Kyrie Irving (Brooklyn Nets), oppure Andrew Wiggins, dei Golden State Warriors. Entrambi si sono schierati mediaticamente contro il vaccino. Per ora non lo faranno e per il disturbo saranno costretti a separarsi da parecchi dollari.

SIA NEW YORK (dove gioca Irving) che San Francisco (dove gioca Wiggins) richiedono il certificato di avvenuta vaccinazione: nella Grande mela basta una dose, sulla Baia ne servono due per poter accedere a palestre e arene, quindi i due non potrebbero né allenarsi e neppure giocare le partite casalinghe (41) della stagione regolare, che parte il 19 ottobre. Quindi, rinuncia a metà stipendio, rispettivamente 17,5 milioni di dollari (circa 300 mila dollari a partita) e quasi 16 milioni per Wiggins. Linea dura della Nba, mentre alcune voci molto sentite nella pallacanestro e in generale nello sport americano come Kareem Abdul Jabbar, stella dei Los Angeles Lakers anni ‘80, hanno invocato l’obbligatorietà dei vaccini, e ha pubblicamente confermato di essersi immunizzato anche Lebron James.

L’NBA SPINGE sulle sanzioni economiche, non intende rischiare il sabotaggio della stagione (i danni per la pandemia sono andati oltre i quattro miliardi di dollari) ma per gli avversari del vaccino il danno non è solo economico. I cestisti della Nba noVax dovranno sottoporsi a test quotidiani, prima di allenamenti, viaggio e partite, non potranno mangiare nella stessa stanza di un collega vaccinato o membro dello staff – invece obbligati a vaccinarsi, così come gli arbitri – e dovranno stare ad almeno due metri di distanza da qualsiasi altra persona. Sempre ai noVax verrà assegnato un armadietto il più lontano possibile da quelli degli altri compagni di squadra, dovranno viaggiare in posti lontani sugli aerei e non potranno lasciare il loro appartamento o il loro hotel, né partecipare ad avvenimenti pubblici per il rischio di essere contagiati. Un pacchetto di regole simili a quelle della passata stagione, norme invece alleviate per i vaccinati, tra atleti e staff tecnico e medico della Nba. Oltre a Irving e Wiggins, ci sono altri cestisti famosi della lega che non si sono sottoposti all’immunizzazione, da Bradley Beal (Washington), Isaac (Orlando), Porter Jr (Denver), Josh Richardson (Boston): per tutti ci saranno allenamenti e partite, seguendo un protocollo comunque rigido, perché le linee guida di New York e San Francisco non sono osservate in tutte le città con squadre Nba.

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