Robert Sarver vende, la Nba segna un altro punto a suo favore nella lotta al razzismo. Il proprietario dei Phoenix Suns, sospeso qualche giorno fa per un anno dalla lega e multato per dieci milioni di dollari per bullismo e razzismo – dopo un’inchiesta condotta dalla stessa Nba – ha deciso di mettere in vendita la franchigia dell’Arizona e anche la squadra femminile, Phoenix Mercury, che fa parte della Wnba.

CONDOTTA deplorevole, commenti sessisti e inopportuni relativi all’aspetto di alcuni dei suoi dipendenti, la vicenda intorno a Sarver è partita dall’indiscrezione pubblicata da Espn nel novembre dello scorso anno, poi l’inchiesta sull’accaduto fino alla punizione della Nba, ritenuta assai leggera da diverse stelle, in primis da Lebron James, poi Draymond Green dei Golden State Warriors e anche da Chris Paul, che è la stella dei Suns di Sarver. Si è creato un cortocircuito mediatico intorno a Sarver e a poco è servita la presa di distanza del proprietario – che si è detto pentito e di credere nel «perdono e nella redenzione» -, perché alcuni grandi sponsor dei Suns, come PayPal, hanno annunciato che avrebbero chiuso il rapporto con i Suns se Sarver fosse rimasto al comando. Il patron così ha deciso di lasciare, anche per non veder perdere di valore la franchigia. Pagata 404 milioni di dollari 18 anni fa, ora i Suns valgono, secondo Forbes, almeno 1,8 miliardi di dollari.

Quindi Sarver, appena individuato l’acquirente con l’Nba attiva a fare da mediazione, uscirà di scena

QUINDI SARVER, appena individuato l’acquirente (tra i nomi dei papabili acquirenti si vocifera un interessamento di Jeff Bezos…) con l’Nba attiva a fare da mediazione, uscirà di scena. Godrà per sempre di unapessima reputazione, ma capitalizzerà la «perdita» con un cospicuo guadagno, è però indubbio che la Nba abbia dato un altro colpo, almeno dal punto di vista mediatico, a qualsiasi ombra relativa al razzismo che potrebbe danneggiare un’azienda che fattura intorno ai dieci miliardi di dollari l’anno.
Sarver è il secondo proprietario che è in pratica messo alla porta dopo essere stato accusato pubblicamente di comportamenti razzisti. Otto anni fa Donald Sterling, magnate e patron dei Los Angeles Clippers, è finito in uno scandalo razzista, a causa di alcuni registrazioni telefoniche ritenute inappropriate (anche su Magic Johnson, leggenda dei Los Angeles Lakers che avrebbe dovuto vergognarsi di aver contratto l’Aids). La vendita miliardaria a Steve Ballmer, ex amministratore delegato di Microsoft, ha aperto la caccia nella lega ai comportamenti e atteggiamenti intolleranti, culminata nel pubblico sostegno al movimento Black Lives Matter.