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La montagna e il topolino: restano segreti 300 Jfk files

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Stati uniti Su richiesta di Fbi e Cia pubblicati solo alcuni documenti sull’omicidio di John F. Kennedy. Il presidente Trump non mantiene la promessa e cita «potenziali danni alla sicurezza nazionale»

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 28 ottobre 2017

La promessa di Trump di rendere pubblici i file sull’omicidio di John Fitzgerald Kennedy è stata parzialmente rimangiata; su richiesta di Fbi e Cia, oltre 300 di questi documenti resteranno segreti per almeno sei mesi. «Non ho avuto altra scelta», ha dichiarato Trump in un memo citando «un danno potenzialmente irreversibile» alla sicurezza nazionale se tutti i Jfk files venissero resi pubblici.

La notizia non è stata presa con aplomb dai media internazionali. Trump aveva annunciato con grande enfasi lo svelamento di tutti i documenti riguardanti il caso, così come richiesto dal Jfk Assassination Records Collection Act, una legge del 1992.

Per l’occasione il Guardian aveva aperto un liveblog apposito e le redazioni sono state in attesa tutto il giorno aspettando questi file (il cui orario di diffusione era sconosciuto). In serata la montagna ha dato alla luce il topolino e le reazioni sono state di frustrazione.

Jim Acosta, giornalista di punta della Cnn, ha affidato a Twitter un thread che cominciava con: «Il presidente ci ha presi in giro con quello che suonava come un completo rilascio dei file su JFK. Non è quello che abbiamo avuto».

La ragione di questa inversione di entusiasmo è stata rintracciata nella mancanza di esperienza di Trump che aveva pensato di poter gestire i documenti come cose sue, ma la segretezza apposta da Cia ed Fbi su alcuni file era una possibilità reale e ha causato il reinverdirsi di polemiche.

Primo tra tutti l’amico e collaboratore di Trump, Roger Stone, famoso cospirazionista convinto del coinvolgimento di Lyndon B. Johnson nel complotto per uccidere Kennedy, che ha chiesto a Trump di vagliare personalmente tutti i file ancora segreti per evitare insabbiamenti e manovre della Cia.

Nei 2.800 file desecretati emergono teorie e dettagli inediti sull’uccisione di Kennedy e minacce di morte per Lee Harvey Oswald (considerato il responsabile), il racconto degli avvenimenti convulsi delle ore immediatamente successive agli spari, le centinaia di minacce ricevute da Kennedy e da Johnson prima di Dallas, prove dei tentativi del governo Usa per uccidere Fidel Castro con la partecipazione anche del fratello del presidente, Robert, che aveva discusso la possibilità di sabotare parti dell’aeroplano che dovevano essere inviate a Cuba dal Canada.

Informazioni interessanti su Oswald sono quelle sul viaggio in Messico con Valeriy Vladimirovich Kostikov, un agente dell’unità omicidi del Kgb, nel settembre 1963, e il memorandum inoltrato alla Casa bianca dal direttore dell’Fbi, Edgar Hoover, poco dopo l’assassinio di Kennedy, contenente la reazione all’uccisione in Unione Sovietica: «I funzionari del Partito comunista dell’Unione Sovietica ritengono vi sia stata una sorta di cospirazione bene organizzata da parte dell’ultradestra negli Stati Uniti per effettuare un ‘colpo di stato’».

«Sembrano convinti del fatto che l’assassinio non sia stata opera di un uomo ma è frutto di una campagna attentamente pianificata in cui diverse persone hanno giocato un ruolo».

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