La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha incontrato ieri i rappresentanti delle ong impegnate nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo centrale. Un segnale di discontinuità rispetto alla precedente maggioranza giallo verde con al Viminale Matteo Salvini. «La riunione – si legge in una nota – ha rappresentato un primo passo per l’avvio di una interlocuzione diretta tra le parti». All’incontro erano presenti anche i rappresentanti del ministero degli Esteri e del Comando generale delle Capitanerie di porto.

Per le ong c’erano i membri di Medici Senza Frontiere, Mediterranea saving humans, Open Arms, Pilotes Volontaires, Sea Eye, Sea Watch e Sos Méditerranée. «Abbiamo apprezzato questo cambio di passo nei rapporti col governo: siamo passati da “nemici pubblici” a interlocutori da riunire intorno al tavolo – ha spiegato Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea -. Ma per noi c’è una cornice da rispettare, entro cui sviluppare qualsiasi forma di dialogo: l’obbedienza alle leggi e ai trattati internazionali, che vuol dire basta con i respingimenti affidati alla cosiddetta Guardia costiera libica, e il dissequestro delle navi umanitarie, attualmente sottoposte al solo fermo amministrativo e non a quello giudiziario. L’Alex e Mare Jonio di Mediterranea, Eleonore di Lifeline e Sea Watch 3 di Sea Watch potrebbero essere liberate domani mattina».

Che sia un passo avanti ma non la svolta definitiva lo attesa il fatto che, mentre ieri l’interlocuzione andava avanti, l’Ocean Viking gestita da Sos Méditerranée e Msf era ancora in acqua internazionali con 104 naufraghi a bordo (41 i minori) in attesa di un porto sicuro da cinque giorni. Né Malta né l’Italia le hanno assegnato uno scalo nonostante il maltempo, che da ieri spazza il ponte della nave.

«Se siamo sopravvissuti a due anni di attacchi e accuse – conclude Sciurba – è perché le ong rispettano le norme, non siamo noi nel Mediterraneo a violare il diritto. Ed è per questo che abbiamo fatto inserire nell’ordine del giorno della riunione di ieri dei punti precisi su cui si deve basare qualsiasi incontro successivo o futura collaborazione». Le richieste prevedono: l’obbligo del soccorso, di cui gli stati hanno la principale responsabilità, nel rispetto dei trattati internazionali, evitando ritardi, omissioni e mancanza di comunicazione; fine delle intercettazioni da parte della Guardia costiera libica, in violazione del diritto internazionale; definire con l’Ue un sistema preordinato di sbarco in un vicino porto sicuro; rilascio immediato delle navi umanitarie sotto sequestro amministrativo.

Per le ong il tema è superare «il clima di criminalizzazione dei soccorsi in mare, definire politiche sulle migrazioni più ordinate, sostenibili e umane con vie di accesso legali per fermare il traffico di esseri umani». Per concludere: «Dopo anni di esperienza stiamo ancora raccogliendo cadaveri, nel 2019 si supereranno i mille morti nel Mediterraneo». Un nuovo patto, quindi, tra società civile e stati per chiudere definitivamente «la triste pagina che ha trasformato il Mediterraneo in una fossa comune». Salvini ieri ha commentato stizzito: «Non contenta di aver triplicato gli sbarchi di immigrati in meno di due mesi, il ministro invita al Viminale le ong. Io sto dalla parte delle forze dell’ordine che difendono i confini».