«La mia Battaglia», un’affinità elettiva tra le macerie
Intersezioni Nel suo primo libro Franco Maresco incontra la fotografa palermitana scomparsa un anno fa. Antimafia, disagio psichico, amicizia, politica e cinema, uno sguardo sull’Italia di oggi nelle parole dei due artisti. Un altro sodalizio, quello tra il regista e Franco Scaldati, in scena in questi giorni al Ridotto del Mercadante di Napoli
Intersezioni Nel suo primo libro Franco Maresco incontra la fotografa palermitana scomparsa un anno fa. Antimafia, disagio psichico, amicizia, politica e cinema, uno sguardo sull’Italia di oggi nelle parole dei due artisti. Un altro sodalizio, quello tra il regista e Franco Scaldati, in scena in questi giorni al Ridotto del Mercadante di Napoli
È uscito per Il Saggiatore il primo libro di Franco Maresco, la voce più autoriale del cinema in Italia degli ultimi trent’anni, lui che prima in coppia con Daniele Ciprì e poi da solo ha dato vita a un mondo che vorremmo alieno ma che – ahinoi – è uno specchio del nostro, soltanto più bello, con una luce così intensa, lucida e carica di emozioni capace di trovare il riso e il dolore anche nelle nefandezze peggiori. Il titolo, La mia Battaglia, è lo stesso del breve film realizzato da Maresco nel 2016, la Battaglia in questione è Letizia, l’immensa fotografa palermitana scomparsa un anno fa.
UN’OPERA che vuole rendere omaggio a un’amicizia e un’affinità elettiva, etica prima ancora che estetica, di due vite e due parabole artistiche, iniziate in momenti diversi, praticate con tecniche differenti, che si sono guardate e reciprocamente ammirate per anni per arrivare infine a incrociarsi. Al centro c’è sempre Palermo e la Sicilia dove Maresco e Battaglia si sono presentati negli anni ’70, Franco era ancora un ventenne e Letizia già madre e fotografa professionista per il giornale «L’ora», poi negli anni si sono sfiorati e incontrati più volte fino all’incontro del 2015 quando il regista ha accettato l’incarico di tessere un ritratto della fotografa per una mostra/omaggio al museo Maxxi di Roma. Da allora i due non si sono più lasciati, Letizia è protagonista dell’ultimo film firmato da Franco, La mafia non è più quella di una volta, presentato in concorso a Venezia nel 2019, e c’è anche nella scheggia di un film non ancora finito, che parte dall’amicizia con Goffredo Fofi per tornare a riflettere sulla Sicilia, presentata a Filmmaker Festival 2021 e ad oggi l’ultima proiezione pubblica di un lavoro di Maresco.
La redazione consiglia:
Maresco: «Generosa e ironica. In Letizia viveva una Palermo che non c’è più»Battaglia: «Io penso che tu mi voglia fare dire che non c’è speranza e io non posso… dimmelo che mi vuoi fare dire questo».
Maresco: «No, non te lo voglio far dire».
B.: «E tu che mi vuoi dire?»
M.: «Io voglio confrontarmi con te e cercare di capire. Forse noi due siamo complementari: tu coltivi la speranza mentre io la speranza l’ho quasi persa. Diciamo pure che io dubito con qualche residuo di speranza. E invece tu speri con qualche residuo di dubbio».
La redazione consiglia:
Tra silenzi e omissioni lo sguardo di MarescoSE A QUALCUNO fossero sfuggiti i pensieri, per dirla alla Ciccio Mira, che c’erano in La mafia non è più quello di una volta – forse l’unica storia di cinema in Italia dove in seguito al successo veneziano c’è stata una gara di presa di distanza e abiura da parte di chi avrebbe dovuto «cavalcarne» l’uscita e la diffusione – li ritrova qui, stampati a chiare lettere, in capitoli intitolati Una trattativa su sfondo nero e La sagra del maiale. Ma Franco e Letizia non sono una coppia di impietosi giustizieri, il loro sguardo ha sempre un sentimento di sincero dolore e di «pietas», il punto di arrivo riguarda tutti, la conclusione è il proverbiale «siamo davvero pietosi»
La redazione consiglia:
L’Italia vista da Palermo, un doppio passo di cinismo e resistenzaI consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento