«Era meravigliosa con i suoi capelli al vento, gli zoccoli, i vestiti a fiori in stile ’68. E naturalmente sempre con la macchina fotografica al collo. Era un’eccezione in una città brutale». Così Franco Maresco, noto regista palermitano, ricorda i primi incontri con l’amica e concittadina Letizia Battaglia. Un rapporto nato da lontano, intorno al 1970, e poi cementificatosi sempre di più negli anni. «Quando sono venuto a conoscenza della sua morte ieri notte tramite un notiziario, ho pensato subito alla sua intelligenza e generosità nell’offrirsi. Era straordinaria nell’entrare in sintonia, aveva lo spirito di un’adolescente. Fumava in continuazione, ma se ne fregava del politicamente corretto. Che io sappia, nessuno ha mai osato dirle di spegnere la sigaretta» racconta Maresco, ripercorrendo i loro ultimi lavori comuni: «Quando nel 2016 il Maxxi di Roma le dedicò una grande retrospettiva, mi chiamò e mi chiese di realizzare un video che la presentasse al pubblico. Nacque così La mia battaglia».

DA QUELL’EVENTO nacque un vero e proprio sodalizio, con Battaglia che fa il suo ingresso nel cinema di Maresco come protagonista del film La mafia non è più quella di una volta (2019), unica figura femminile sin dai tempi di Cinico Tv. «Mettendo Letizia dall’altro lato della bilancia, compensa da sola tutti gli altri, i miei amati amici, personaggi e attori. Se il suo talento di fotografa è immortalato per sempre, nel film Letizia diede prova delle sue qualità di attrice: aveva un’empatia, un senso dello spettacolo sorretto dall’umorismo. Dove avresti trovato qualcuno come lei, con una storia così importante nel documentare i delitti di mafia, disposta a mettersi in gioco e ad essere autoironica? Ci facevamo da spalla a vicenda, seguendo una corrente diversa da quella dell’apologia, della retorica o del santino in merito alla storia di mafia della città». E le foto di quella carneficina, famose in tutto il mondo, tornano nel film su cui il regista sta lavorando attualmente, dedicato all’amico comune Goffredo Fofi. Alcune immagini sono state mostrate in anteprima a Filmmaker Festival e alla trasmissione Fuori Orario, «lì Letizia e Goffredo si incontrano, a fine 2019, al Centro internazionale per la fotografia. È uno spazio per cui lei ha lottato veramente tanto, è riuscita fortunatamente ad ottenerlo in questi ultimi anni. In corso c’era una mostra collettiva di foto dal quotidiano «L’Ora», comprese le sue e quelle di Franco Zecchin. Erano una coppia rivoluzionaria allora e con il giornale del Pci erano in prima linea nell’unico fronte contro la mafia». 

NEL BREVE ESTRATTO emerge il fortissimo rapporto che legava i tre, Fofi Battaglia e Maresco, che non perdono occasione di «punzecchiarsi» a vicenda. «Letizia era sincera, e per questo si litigava, faceva parte della sua grande generosità. Con i miei punti di riferimento come Franco Scaldati, persone che oggi non ci sono più, spesso si discuteva. Con Letizia un nostro motivo di discordia era il sindaco Leoluca Orlando, con il quale io non sono in sintonia da anni, ma lei lo tirava in ballo per alimentare il gioco». Proprio con Orlando la fotografa si era infatti imbarcata in un’avventura politica, sul finire degli anni ’80, un capitolo di quel rapporto viscerale con la sua Palermo. «Era spesso molto critica per come andavano le cose, per questo provò a trasferirsi a Parigi, ma tornò dopo un anno dicendo “non posso stare lontana da questa città”. Le sono molto grato perché quando La mafia non è più quella di una volta vinse a Venezia il Premio della giuria, io non stavo bene, era iniziato per me un lungo periodo luttuoso e di difficoltà. Lei fu lì, a rappresentare il film di cui era protagonista, e questo fu segno di una grande amicizia e di riconoscimento del lavoro che abbiamo fatto insieme. Con Letizia che se ne va, sparisce una delle ultime tracce di quello che Palermo era, rimane la solitudine».