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La Louisiana approva la legge anti-aborto. E la firma è di un democratico

La Louisiana approva la legge anti-aborto. E la firma è di un democraticoManifestazione a difesa del diritto all’aborto di fronte alla Corte suprema a Washington – Afp

Stati uniti Interruzione impossibile dopo la sesta settimana, senza eccezioni. Come in Georgia, ma qui a boicottare lo Stato reazionario è Disney. Buone notizie dal Maine: vietata la «terapia di conversione» che mira a cambiare orientamento sessuale o identità di genere di una persona omosessuale o transgender

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 31 maggio 2019

La Louisiana ha votato per vietare il diritto all’aborto dopo il rilevamento del cosiddetto battito cardiaco fetale, vale a dire già a sei settimane di gravidanza. Nessuna eccezione ammessa, nemmeno per i casi di stupro o di incesto.

Votando questa legge la Louisiana si è unita a Mississippi, Ohio, Georgia, Kentucky e Missouri, che, insieme al divieto quasi totale di abortire votato in Alabama, hanno formato un compatto fronte restrittivo, parte di una spinta conservatrice che a livello nazionale vuole riportare di fronte alla Corte suprema la storica sentenza Roe v. Wade che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli Stati uniti. La misura della Louisiana verrà firmata dal governatore John Bel Edwards, unico democratico ad avallare questo ritorno al passato dei diritti civili delle donne americane.

Il disegno di legge richiede alle strutture e ai medici di eseguire un’ecografia prima di ogni interruzione di gravidanza: se un aborto avverrà in presenza di battito cardiaco, gli operatori saranno puniti con mille dollari di multa o fino a due anni di carcere. Il deputato democratico Ted James aveva provato a introdurre un emendamento per includere eccezioni per i casi di incesto e stupro ma la mozione è stata respinta.

A nulla sono valse le precisazioni di medici che hanno più volte spiegato che alla sesta settimana di gravidanza l’organo cardiaco non è formato, quindi non si può parlare del battito di un organo che non c’è.

La deputata democratica della Louisiana Patricia Smith ha accusato i legislatori che si sono opposti alle deroghe per i casi di stupro e incesto di prendere decisioni che coinvolgono «bambine incinte di un bambino»: «Come vi permettete di dire a una bambina 11 o 12 anni di dover portare avanti una gravidanza causata da un uno zio, un padre, un nipote o qualcuno nella loro famiglia che le ha abusate – ha tuonato Smith al Congresso della Louisiana – Come osate non permettere a una famiglia di prendere una decisione per una bambina incinta?».

La repubblicana Valerie Hodges ha risposto che «se qualcuno dovrebbe essere messo a morte, dovrebbe essere solo l’autore del crimine, non i bambini».

Così come è il disegno di legge consentirebbe di abortire solo se la vita della donna è in serio pericolo o se esiste un «grave rischio di compromissione sostanziale e irreversibile di una importante funzione corporea» e richiederebbe ai medici che eseguono aborti in tali circostanze di specificarle per iscritto, assumendosene la responsabilità.

Il governatore Edwards in conferenza stampa ha affermato: «Sono stato fedele alla mia parola e alle mie convinzioni su questo tema, la mia è una sincera convinzione che essere pro-vita significhi qualcosa di più della semplice nascita. Invito la stragrande maggioranza bipartisan dei legislatori che hanno votato a unirsi a me nel continuare a costruire una Louisiana migliore che offra maggiori opportunità per tutti».

Al momento le leggi anti aborto non sono in vigore, inbrigliate in processi e ricorsi nelle corti minori. Ma questa virata reazionaria sulla pelle delle donne non è piaciuta a un colosso come Disney che, proprio a causa della legge sulle interruzioni di gravidanza, potrebbe ritirare le sue produzioni previste in Georgia, e a delle mega produzioni come The Avengers e Black Panther – girate nello Stato a causa delle sue generose agevolazioni fiscali per le produzioni cinematografiche – che potrebbero non proseguire.

Anche da Netflix, tramite il direttore dei contenuti Ted Sarandos, fanno sapere che «molte donne che lavorano a nostre produzioni in Georgia non vorranno più farlo e noi dovremo prestare attenzione ai loro desideri».

Mentre una parte d’America si sta dirigendo verso tempi bui, c’è un’altra porzione che non ha abbandonato la rotta progressista. Mercoledì il Maine è diventato il 17esimo Stato a vietare per i gay minorenni la cosiddetta terapia di conversione che mira a cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona omosessuale o transgender: i professionisti, compresi psicologi scolastici e assistenti sociali, che hanno pubblicizzato, offerto o somministrato la terapia di conversione a un minore, potrebbero perdere le licenze professionali.

Il disegno di legge firmato dal governatore democratico Janet Mills entrerà in vigore tra 90 giorni. «La terapia di conversione è una pratica dannosa e ampiamente screditata che non ha posto qui nel Maine – ha detto Milles – Firmando questo disegno di legge inviamo un messaggio inequivocabile ai giovani Lgbtq nel Maine e in tutto il Paese: siamo con voi, vi sosteniamo e difenderemo sempre il vostro diritto di essere ciò che siete».

La legge contro la terapia di conversione è stata firmata di recente anche in Massachusetts e altri Stati stanno prendendo in considerazione la stessa mossa entro l’anno.

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