È ancora il festival elettronico con più aperture a suoni e generi, il Sonar – arrivato alla venticinquesima edizione: una lunga e policroma maratona musicale con i maggiori artisti del panorama della cultura digitale e musicale odierna. Un’edizione speciale con 150 esibizioni a cui hanno assistito quasi 130 mila persone, attratte da un cartellone dove spiccavano i nomi di Laurent Garnier, James Murphy, 2manydjs, Gorillaz, Diplo, Bonobo, dj Harvey, Miss Kittin, Lcd Soundsystem, Thom Yorke, Richie Hawtin, John Talabot e nella bellissima e raffinata chiusura al teatro Greco, di Alva Noto & Ryuichi Sakamoto. Non solo musica, la manifestazione catalana vive anche di incontri, esposizioni multimediali – video, design e installazioni interattive. Dentro il Sonar del Dia, nella Fira di Plaza de Espana, per il sesto anno consecutivo, il focus era sul legame tra innovazione ed intelligenza artificiale, un punto di incontro per ricercatori ed esperti di industrie creative e tecnologiche che hanno organizzato seminari, tra questi Susanne Rogers e Zach Lieberman e Gene Kogan su Arte ed intelligenza artificiale.

L’unicità del Sonar parte dalla sua cornice: la città attraversata da un ventennio pieno – pur con qualche segno di crisi degli ultimi anni- di fermenti culturali è stata un crocevia privilegiato per le attitudini musicali e le rispettive tribù nelle loro evoluzioni. La capacità da parte degli organizzatori, nell’impossibilità di tenere una «linea elettronica» dopo tutto questo tempo, è la comprensione di poter azzardare, come già avvenuto nelle ultime edizioni, forti contaminazioni con il pop, evitando facili derive e riuscendo a passare principalmente – ma non solo – da Africa o Caribe o dal meglio della tradizione etnica che si contamina con una sorta di hip hop digitale.

Forse anche per questo il pienone è avvenuto nei tre pomeriggi musicali dove lo spazio dance dei James Murphy, 2manydjs o di Garnier pieno nello spazio XS convive con altri suoni come il reggaeton e b.funk. Lo spazio del Sónar Hall parlava anche napoletano nel folklore tradizionale rivisitato di Liberato, «senza volto» multiplo, fenomeno mediatico pop ostentatamente hype – Nove maggio la sua hit- ma capace di muovere a Barcellona centinaia di persone al suo seguito.

Le due notti negli immensi spazi della Gran Fira sono state attraversate da 62 mila spettatori, spazi che negli ultimi 2 anni sono stati gestiti e divisi sempre meglio, apartire dalle «radici»: l’isola clubber del Drome gestita per ore di file da un unico artista, quest’anno da Harvey e Talabot. Qualche delusione per i set di Thom Yorke e i Bonobo ma le migliori esibizioni sono state quelle degli LCD Soundsystem, dei Gorillaz, Diplo, i Modeselektor in dj set e la certezza di Laurent Garnier .

Se esiste ancora quel legame inscindibile tra il contesto di una città densa di storia, sia pur in un vorticoso cambiamento, e il network Sonar, abbiamo dovuto affinare lo sguardo per cercare frammenti degli ultimi mesi della lotta catalana per l’Indipendenza repubblicana. Lungo le strade bandiere e i nodi-simbolo dei prigionieri politici, dentro gli spazi del Festival enormi cartelloni con la scritta «We are Europe»; aldilà dell’ottimismo del «noi europeo», una dichiarazione d’indipendenza anche dalla battaglia politica che ancora si consuma nella regione catalana.