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L’arancione fuori moda

L’arancione fuori modaSindaci – Andrea Sabbadini

Primarie La lettera dei sindaci Pisapia, Doria e Zedda, che invitano a ritrovare «l’unità larga del centrosinistra», accolta dal gelo dei renziani e della sinistra. Cofferati: «Quella stagione è finita». Civati: «Il dentrifricio non rientra nel tubetto». Sul piatto, per il primo cittadino uscente di Milano, c’è la sorte della coalizione in caso di vittoria alle primarie del «divisivo» manager Sala

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 10 dicembre 2015

C’è posta per chi? Non si è mica capito. I tre sindaci “arancioni” di Milano, Genova e Cagliari (Giuliano Pisapia, Marco Doria e Massimo Zedda) ieri più che una lettera hanno scritto una supplica disperata. Sulla casella della posta c’è ancora il nome del destinatario, che però è morto da un pezzo: si faceva chiamare centrosinistra. L’appello fuori tempo massimo punta a ritrovare «l’unità larga e aperta del centrosinistra» superando le divisioni per dare più forza alle «componenti della sinistra». E perché mai?, si chiederà Matteo Renzi. Nei fatti sarebbe come chiedere a Sel e sinistra varia di annullarsi nel partito della nazione, oppure pretendere che il Pd rinneghi se stesso per tornare a fare politiche (un pochino) di sinistra. Complicato.

Il primo a saperlo dovrebbe essere proprio Giuliano Pisapia che a forza di governare con questo Pd si trova costretto a digerire la candidatura di Giuseppe Sala alle primarie del suo “modello Milano”, andato in frantumi proprio perché l’ex manager di Letizia Moratti prescelto da Renzi, per sua stessa ammissione, non c’entra proprio nulla con il centrosinistra.

Il gesto di buona volontà dei tre sindaci è stato valutato positivamente solo dalla minoranza Pd e, per cortesia, è stato salutato come un gesto generoso ma piuttosto inutile sia dai renziani che da Sel nazionale. Gli uni inevitabilmente contro gli altri.

«L’appello va rivolto in primo luogo a chi, segnatamente Sel, ha deciso di non riconfermare l’alleanza in alcune città che andranno al voto», ha detto Lorenzo Guerini (Pd). «E’ Renzi che deve rispondere, è lui che ha rotto il centrosinistra», ha replicato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Dunque, lettera rispedita al mittente. E senza tanti complimenti, al punto che la sua evidente inutilità fa pensare a qualcuno che Pisapia l’abbia scritta solo per sponsorizzare se stesso in vista di un futuro impegno politico nazionale. L’ipotesi è fantasiosa, ma a questo punto ogni speculazione è lecita vista la confusione che regna sotto il cielo del fu centrosinistra.

Le stroncature feroci, a naso, sembrano le più in sintonia col sentire comune diffuso tra le chiacchiere dei social, per la serie “sono le solite manfrine”. Elementare la lezione impartita ai tre sindaci da Sergio Cofferati: «La stagione del centrosinistra in Italia è, secondo me, finita, e occorre dirlo con la dovuta nettezza e chiarezza. E’ finita perché il Pd ha cambiato composizione, natura ed elementi valoriali. Quanto questo governo ha fatto sul lavoro, sui diritti, sulla scuola o sulle riforme costituzionali segna una distanza evidente rispetto alla stessa definizione di sinistra. Il Pd è semplicemente diventato un’altra cosa».

Altrettanto netto il giudizio di Pippo Civati (Possibile) secondo cui l’appello dei tre sindaci è profondamente sbagliato non essendo altro che una versione anticipata ed esasperata del voto utile: «Pretendere che ora, grazie alla lettera, il Pd cambi rotta e torni a sinistra è un po’ come tentare di far rientrare il dentifricio dentro il tubetto, per dirla con una celebre espressione di Romano Prodi».

Anche Paolo Ferrero, segretario del Prc, butta la lettera nel cestino definendola frutto di una grave miopia politica: «I sindaci non vedono che le destre populiste, in Italia come in Europa, sono il prodotto delle politiche neoliberiste volute e praticate congiuntamente da popolari e socialisti. Le destre populiste proliferano dove comandano i banchieri attraverso Merkel e Hollande, o i nostrani Monti e Renzi».

L’infelice missiva di Giuliano Pisapia ha lasciato indifferente anche il “suo” personalissimo centrosinistra milanese alle prese con le convulsioni da primarie. Ieri sera il sindaco si è limitato a precisare che voleva solo «creare un dibattito perché il popolo del centrosinistra senta che dai sindaci di città importanti c’è una richiesta forte di riprendere il dialogo e un confronto a livello nazionale, nelle diversità». Mah. Il popolo sembra in tutt’altre faccende affaccendato, quanto ai suoi rappresentanti screditati hanno ben altro per la testa. Come convincere Pierfrancesco Majorino a farsi da parte per non intralciare le primarie di Francesca Balzani? E Sel, davvero deciderà di suicidarsi “lealmente” sostenendo Sala qualora dovesse vincere le primarie? L’unità del centrosinistra sarà per la prossima volta.

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