«Hanno approvato un decreto che hanno chiamato lavoro, ma sarebbe più corretto chiamare decreto precarietà e ricattabilità». La leader del Pd Elly Schlein ha fatto ieri il suo debutto alla Leopolda («È la prima volta che vengo qui…»), la ex stazione fiorentina diventata famosa per le kermesse di Renzi. Lei però è andata a un’iniziativa della Filcams-Cgil, e proprio tra quelle pareti che hanno sancito la rottura tra i dem e il sindacato ha provato scrivere una nuova pagina. E su un tema centrale come quello del lavoro e dei contratti a termine, liberalizzati da Renzi a palazzo Chigi e ora, di nuovo, da Meloni.

«L’idea che le causali per fare i contratti a termine possano essere stabilite addirittura dalla contrattazione tra le parti fa capire qual è l’ideologia di questo governo, e cioè rendere più ricattabili e più fragili i lavoratori, perché tra quelle parti c’è un dislivello di potere che rende più fragile chi del lavoro ha bisogno per mangiare», l’affondo di Schlein.

LA LEADER PD DIFENDE anche il reddito di cittadinanza, odiato dal vecchio Pd targato Leopolda che lo aveva definito «una vita in vacanza» (Maria Elena Boschi). Per Schlein invece il taglio del Rdc è «un altro aspetto di ricattabilità» contenuto nel decreto varato il 1 maggio: «Vuol dire sostenere che quelle persone in condizioni di povertà che però non abbiano nei propri nuclei familiari minori, persone non autosufficienti, anziane o con disabilità, sono ancora più ricattabili perché non avranno un’alternativa ad accettare offerte di lavoro sempre più precarie e sempre meno congrue».

«Si tratta di un accanimento contro i più deboli, mentre al paese servirebbe limitare i contratti a termine come hanno fatto in Spagna», dice. «Siamo qui per dire che saremo al fianco di chi si mobiliterà in queste settimane per chiedere al governo di prendere delle misure che possano sanare le piaghe strutturali del mercato del lavoro», ha detto Schlein che sabato sarà in piazza coi sindacati a Bologna, la prima delle tre manifestazioni di maggio contro il governo.

SULLO STESSO PALCO DI FIRENZE anche il segretario della Cgil Maurizio Landini. E lei coglie la palla al balzo per la parte più applaudita del suo intervento: «Siccome siamo in un luogo particolare, fatemi dire che sarà mia cura in questo nuovo corso del Pd cercare di ricostruire con umiltà una relazione basata sull’ascolto e sul riconoscimento degli errori fatti negli anni precedenti, e che hanno prodotto fratture sociali profonde con voi, con i lavoratori. Oggi questo è un luogo di una mobilitazione contro la precarietà, che è anzitutto sindacale, ma deve essere accompagnata anche da quella politica nel rispetto dei reciproci ruoli».

Landini spiega che «le nostre piazze sono aperte a chiunque condivida le nostre proposte», ma ci tiene a precisare che «noi non siamo una forza di opposizione» e «parliamo per tutti i lavoratori: quelli che hanno votato a sinistra, a destra, o non sono andati a votare». «Se poi le forze politiche sono d’accordo con le nostre proposte e le sostengono bene, ma il nostro è un ruolo autonomo: chiediamo loro di essere coerenti e di fare la loro parte in Parlamento secondo le cose che pensano».

IL SEGRETARIO CGIL È FURIOSO col governo che ha convocato i sindacati il 30 aprile, poche ore prima del varo del decreto: «Se vogliono fare trattative col sindacato devono farlo prima di prendere le decisioni, altrimenti è una finta, e noi delle farse ci siamo stancati». «Nessun imbarazzo per la presenza di politici ai nostri cortei», precisa il segretario della Cisl Luigi Sbarra. «Ma sul palco loro non ci saranno».

SCHLEIN, PRIMA DI UN NUOVO affondo contro il governo sull’energia e sull’eccessivo peso «delle lobby del fossile», nel pomeriggio da Roma lancia un nuovo invito all’unità delle opposizioni: «Il governo continua a investire in una direzione insostenibile e perdente, noi dovremmo unire le forze, anche con le altre opposizioni che hanno questa idea di futuro, questo modello di società. Ho vinto le primarie su un certo tipo di piattaforma, renderla coerente a tutti i livelli non è una passeggiata».

Conte non c’era ieri e non ci sarà a sabato a Bologna (presente invece Si con Fratoianni). Manderà una delegazione del M5S, lui pensa ad una piazza autonoma a giugno per difendere il Rdc. Ma ammorbidisce un po’ i toni: «C’è un nuovo segretario del Pd, c’è la possibilità di coltivare un dialogo in prospettiva sempre più intenso. Adesso però vedremo quali sono le posizioni politiche del Pd, al di là di quelle personali». E Renzi ironizza: «Spero che Cgil e Schlein si trovino bene alla Leopolda, spero sia rimasto un po’ di quello spirito e di passione…».