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Grecia, urne riaperte. Mitsotakis punta a governare da solo

Grecia, urne riaperte. Mitsotakis punta a governare da soloAtene, soldato della guardia nazionale accanto a un poster del premier Mitsotakis – Ap

Elezioni elleniche 2023 Seconde elezioni in un mese. Col nuovo sistema elettorale Nea Dimokratia può restare al potere senza cercare alleanze. Syriza è data dietro di oltre 20 punti. Stavolta non potrà più rimandare il confronto interno

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 giugno 2023

«Questa piazza piena di persone è la più importante tra tutte quelle che abbiamo riempito in passato: lunedì sarà uno dei momenti decisivi della nostra storia. Rimarremo qui, a ostacolare i piani dei nostri avversari politici». Così il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha salutato la folla al termine del suo discorso in piazza Syntagma, ad Atene, giovedì scorso. Mentre risuonava Fischia il vento, la percezione comune tra molti dei militanti storici radunati fuori dal parlamento era quella di assistere a una svolta decisiva per le sorti del partito.

OGGI QUASI DIECI milioni di greci sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo governo, al termine di una campagna elettorale durata cinque settimane. I sondaggi danno per scontata la netta vittoria dei conservatori di Nea Dimokratia, che potrebbero ottenere tra il 40 e il 45% dei voti. Syriza, invece, è data tra il 17 e il 20%.

I GRECI SI ERANO recati alle urne già lo scorso 21 maggio, quando i conservatori guidati dal premier uscente Kyriakos Mitsotakis avevano trionfato con il 40% doppiando Syriza, ferma al 20%. Un «terremoto politico», come era stato definito dal premier uscente, ma insufficiente a raggiungere la maggioranza assoluta nel parlamento composto da 300 seggi. Gli scranni ottenuti dai conservatori sono stati 146, visto il sistema proporzionale semplice con cui si è votato. A quel punto Mitsotakis, consapevole che le elezioni seguenti si sarebbero svolte con un sistema elettorale voluto dal suo esecutivo che assegna fino a 50 seggi di bonus al primo partito, ha scelto di non intraprendere i colloqui per formare un’alleanza di governo. Così ha aperto la strada a nuove elezioni puntanto a ottenere un governo monocolore. Un obiettivo a portata di mano, se la netta vittoria di maggio venisse confermata.

Nel voto di cinque settimane fa la sentenza dei greci è stata inoppugnabile. Il senso di sicurezza e stabilità ispirato dal governo di Mitsotakis, in contrapposizione agli anni traumatici della crisi del debito a cui l’immagine di Tsipras rimane ancorata, ha avuto la meglio sugli scandali politici e le tragedie che hanno costellato gli ultimi mesi del governo di Nea Dimokratia.

IL CONSENSO di cui gode Mitsotakis non è stato intaccato dall’incidente di Tempi, nel febbraio scorso, quando 57 persone sono morte nei pressi della città di Larissa a seguito dello scontro tra due treni che viaggiavano su una rete ferroviaria sprovvista di un sistema di controllo automatico. Né dal cosiddetto «watergate greco», lo scandalo delle intercettazioni di politici e giornalisti effettuate dai servizi segreti e da un centro di spionaggio occulto tramite lo spyware illegale Predator. Una vicenda trascurata dai principali canali di informazione, in quello che rimane il peggiore paese europeo per libertà di stampa secondo l’osservatorio di Reporter senza frontiere.

COSÌ COME SEMBRA non influirà sul voto di oggi il naufragio di Pylos del 14 giugno scorso, quando un peschereccio con a bordo circa 750 migranti è naufragato al largo del Peloponneso. Le persone soccorse sono state solo 104, nonostante la guardia costiera greca avesse localizzato l’imbarcazione già il giorno precedente alla strage. «La maggioranza dei cittadini apprezza la politica migratoria equa ma rigorosa del governo», ha dichiarato Mitsotakis durante un’intervista all’emittente Ant, addossando tutte le responsabilità dell’incidente ai trafficanti. Il leader conservatore ha poi accusato Tsipras di «prendere di mira la guardia costiera» e usare gli stessi argomenti della «propaganda turca». Altrettanto dura è stata la risposta del segretario di Syriza, durante il comizio ad Atene: «Non teniamo conto del costo politico quando si tratta di difendere i nostri valori. Dopo il più tragico naufragio della storia greca ci hanno detto: “non parlate, non chiedete, non fiatate”. Perché? Perché non erano ricchi ma perseguitati. Perché non erano greci né turisti, ma profughi».

NELLA PIAZZA CONVOCATA da Tsipras nella capitale ellenica dei giovani non c’era quasi traccia. Al contrario di quanto si poteva osservare in queste settimane nei raduni di Mera25, la formazione di Yanis Varoufakis che pure rischia di non superare la soglia di sbarramento del 3%, come già avvenuto a maggio, e del partito comunista Kke, forte del 7% ottenuto nelle ultime elezioni. I socialisti del Pasok, invece, dopo essere tornati a crescere con l’11% dei voti, puntano ora ad attrarre gli elettori in fuga da Syriza.

«Lunedì sarò con voi, a combattere contro la peggiore destra del paese dalla fine della dittatura», ha ribadito Tsipras. Alla chiusura delle urne, comunque, non sarà più possibile rimandare il confronto interno sul futuro di un partito che, dal 2019, è stato sistematicamente battuto dalla destra di Mitsotakis.

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