La settimana scorsa i greci si sono svegliati con la notizia che le guardie della rivoluzione iraniane hanno assalito due cargo mentre attraversavano lo Stretto di Hormuz. I soldati iraniani sono sbarcati sulle navi con elicotteri. Hanno immobilizzato l’equipaggio e preso il controllo delle navi, la Delta Poseidon e la Proudent Warriors, entrambe con bandiera greca e di proprietà di due note famiglie di armatori del paese.

La Delta Poseidon sarebbe stata sequestrata mentre si trovava in acque internazionali mentre l’altra, secondo Teheran, avrebbe violato le acque territoriali iraniane. L’atto di forza iraniano non è un fulmine in ciel sereno. È stata una ritorsione per «un’azione banditesca» organizzata da Atene un mese e mezzo fa. Un’operazione su cui il governo greco si era ben guardato di riferire in parlamento e all’opinione pubblica.

L’ENNESIMO FATTACCIO del premier Kyriakos Mitsotakis riguarda un altro cargo, Lana, battente bandiera russa. Il 14 aprile Lana è stato bloccato dalla guardia costiera greca in acque internazionali e costretto ad ancorare al porticciolo dell’isola greca di Karystos. Una volta scoperto però che la nave russa trasportava del tutto legalmente petrolio iraniano, i magistrati greci avevano permesso la sua partenza.

Di fronte a questa eventualità sono subito intervenuti la giustizia americana e l’Fbi che hanno evocato il presunto pericolo che «i proventi della vendita del petrolio iraniano siano usati per armare un’organizzazione terroristica straniera, mettendo così in pericolo gli Stati uniti». La richiesta degli americani è stata subito accompagnata da un messaggio dei ministeri degli Esteri e della Giustizia greci che intimavano ai magistrati competenti di consegnare il greggio agli Usa.

I magistrati hanno cercato di resistere ma ben presto hanno ceduto. Così le autorità Usa hanno prontamente noleggiato due cargo greci, dentro cui hanno travasato più di 100 mila tonnellate di greggio, malgrado il fatto che al porto di Karystos non sia permesso travasare tali sostanze fortemente inquinanti. Gli statunitensi che hanno gestito l’operazione non hanno sentito il bisogno di comunicare ai greci quale fosse la destinazione finale della preziosa merce.

I PASDARAN hanno qualche ragione a sostenere che «tutta questa operazione si è svolta in termini pirateschi». In Europa non vige alcun divieto di trasporto del petrolio iraniano e si è dimostrato che non c’era alcun motivo legale per bloccare il Lana in acque internazionali.

È evidente che il governo Mitsotakis si è prestato a eseguire ciecamente ordini d’oltreoceano, confidando sul fatto che i mezzi d’informazione non avrebbero aperto bocca, come fanno di regola. Solo il recente assalto dei pasdaran ha costretto i reticenti media greci a occuparsi del fatto. Ma anche stavolta, omettendo accuratamente i motivi dell’ira persiana e le precedenti malefatte di governanti greci e americani.

Ora sembrerebbe che il cargo Proudent Warriors si trovi nel porto di Bandar Abbas mentre il Delta Poseidon ancora immobilizzato in alto mare. Secondo i pasdaran, gli uomini dell’equipaggio, 48 persone, sarebbero in buone condizioni. Teheran chiede di riavere indietro il suo petrolio e minaccia di impossessarsi del greggio contenuto nei serbatoi e di continuare a colpire i cargo greci qualsiasi bandiera portino.

IN GRECIA l’opinione pubblica conosce bene la storica subalternità della destra verso Washington, già sperimentata peraltro nelle continue spedizioni di armi in Ucraina senza informare nessuno.

Lo scontro però con Teheran ha sorpreso e indignato. Atene ha sempre cercato di avere ottimi rapporti con l’Iran e più in generale con il mondo islamico. Ora ci vorrà un enorme sforzo diplomatico per recuperare i legami e gli abili diplomatici e i politici coraggiosi scarseggiano ad Atene.