Italia

La «ferrovia sotterranea» della Val Susa dove il flusso non si può fermare

Migranti a bordo dell’autobus per ClaviereMigranti a bordo dell’autobus per Claviere

Immigrazione Grazie a una fitta rete di associazioni vengono forniti pasti e vestiti. Il viaggio fino alla frontiera, un’utile illusione, come le libro di Whitehead 

Pubblicato circa un anno faEdizione del 26 settembre 2023

La chiamano la ferrovia sotterranea come quella del libro di Colson Whitehead e come nell’800 c’era chi favoriva la liberazione dallo schiavismo così anche oggi in Italia c’è una fitta rete di associazioni e gruppi che sostiene il cammino dei migranti. Linea d’Ombra a Trieste, Como Accoglie, Rifugio Massi, Rainbow4Africa, Fornelli in Lotta e Medu in Val Susa. Offrono pasti caldi, posti letto, scarpe, vestiti, cure, rifugio.

Nel primo pomeriggio Carlo ed Alessandra partono da Rivoli dove il gruppo di volontari dei Fornelli in Lotta, ha preparato riso, polpette vegane, pasta e crostate salate, poi caricano vestiti, scarpe, giacche e si dirigono al Rifugio Massi di Oulx. Qui nelle ultime settimane a fronte di una capienza di 70 posti si sono trovati a dover accogliere fino a 190 persone: è l’effetto dell’onda lunga degli sbarchi estivi. Il via vai è continuo, molti passano qualche ora e poi proseguono il cammino, ma la notte la strada da fare è più lunga perché non ci sono autobus fino a Claviere quindi gli ultimi 16 chilometri per arrivare al confine si fanno a piedi, poi bisogna entrare nei sentieri per varcare la frontiera. Anche se secondo i volontari circa la metà delle persone viene respinta alla fine a Briançon, arrivano quasi ogni giorno 100 persone.

Quello che si vede sostando in uno di questi punti della ferrovia è un flusso ininterrotto di persone ritmato dall’arrivo degli autobus e dei treni. È un flusso che non si può fermare (ma governare), basta parlare con questi giovani di 18/20 anni, hanno energia e forza per andare a piedi fino in Alaska, un Paese democratico con delle leggi non può fermarli, può rallentare, creare delle condizioni sfavorevoli, lasciare che dormano all’aperto, ma andranno avanti, lo fanno per la vita delle loro famiglie, se si dovessero fermare perderebbero la loro stessa identità che è appunto plurale, viene da quella rete relazionale che li ha spinti e sanno chi sono perché vengono da un noi (famiglia) che è presente con loro, non si vede, ma c’è. Al rifugio Massi di Oulx «in questo momento ci sono 80 persone di cui 18 minori, una famiglia con due bambini piccoli e una con un neonato, tutti subsahariani» spiega un responsabile. Poi la notte arrivano quelli dei respingimenti. Nonostante la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea che ha bocciato la procedura francese. I giudici hanno sottolineato che «la direttiva Ue sui rimpatri va sempre applicata, anche nel caso di controlli ai “confini interni” ripristinati temporaneamente da uno Stato membro. I migranti irregolari devono poter beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio e l’allontanamento forzato deve avvenire solo in ultima istanza».

In paese c’è stato qualche momento di tensione in settimana perché nell’autobus che porta a Cesana non c’era posto per tutti ed è volata qualche spinta tra magrebini e sudanesi. La Francia ha intensificato i controlli e i respingimenti sono passati dai 20 – 30 al giorno a 50 -70, con il freddo aumentano le richieste di aiuto dei gruppi in transito.

«Due anni fa, racconta un volontario, una famiglia afgana era arrivata in Francia in pieno inverno il termometro segnava -2, tutti camminavano silenziosi e i due bambini venivano presi in braccio quando la neve superava il ginocchio, mi ero chiesto se era la forza della disperazione o quella della speranza ad averli spinti in quel lungo cammino, non lo so, ma come racconta Colson Whitehead «buia e ardua è la strada lungo la quale viaggia il pellegrino; Ma oltre questa valle di tristezza giacciono i campi dei giorni infiniti» perché parafrasando Whitehead, a volte l’illusione utile delle persone è meglio della verità inutile dei governi. Ed è meglio stare lungo la ferrovia.

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