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La destra stoppa gli aiuti a Gaza. Salta la mozione bipartisan

La destra stoppa gli aiuti a Gaza.  Salta la mozione bipartisanIl ministro degli Esteri Tajani – LaPresse

L'attacco a Israele Nel testo di Pd, M5S e sinistra la critica alle colonie: «Lo stato ebraico si difenda ma senza crimini di guerra». Tajani chiede due stati, Calenda si scaglia contro «i nemici dell’Occidente». Schlein: voltare le spalle ai palestinesi sarebbe un favore ad Hamas

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 11 ottobre 2023

Dopo 24 ore di trattative serrate, svanisce la mozione unica di tutto il Parlamento sugli attacchi ad Israele. Nonostante i tentativi del Pd di arrivare a un testo unico con le destre, alla fine il muro di Fdi, che pretendeva un esplicito riferimento allo stop di ogni aiuto umanitario alla popolazione di Gaza, impedisce l’accordo.

E COSÌ IL FRONTE giallorosso, non senza fatica, riesce a produrre una sua mozione, che si aggiunge a quelle del centrodestra, dell’ex terzo polo e di +Europa. Il voto finale alla Camera registra un consenso incrociato: le opposizioni votano il testo della maggioranza e viceversa. Con l’eccezione del punto 5 dei giallorossi, quello che fa riferimento alle responsabilità per l’interruzione del processo di pace, ascrivibile sia al lancio di missili da Gaza sia «all’allargamento degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania sostenuto dal governo israeliano». Verdi e sinistra non hanno votato le mozioni delle destre e dei centristi, scegliendo l’astensione.

PER LE DESTRE QUESTO passaggio era invotabile, ma è da notare che alla fine, sia alla Camera che al Senato, la mozione che passa con più voti è quella di Pd, M5S e sinistra-verdi che «chiede di continuare a fornire alla popolazione di Gaza l’accesso a beni essenziali come cibo, acqua e elettricità» e invita Israele a «difendersi nel rispetto del diritto internazionale e umanitario». Per il centrosinistra la giornata finisce meglio di come era iniziata: per ore infatti si è rischiata una spaccatura anche tra Pd e Verdi-sinistra, che non intendevano votare un testo comune con le destre.

Alla Camera il leader di Si Nicola Fratoianni aveva predisposto un testo a parte, chiedendo ai dem un esplicito riferimento all’espansione delle colonie israeliane e all’assedio di Gaza. Concetti che sono entrati nella mozione comune dei giallorossi. Il responsabile esteri del Pd Giuseppe Provenzano, nel suo intervento alla Camera, oltre a definire Hamas «male assoluto», aveva nuovamente invitato la maggioranza a «dare un segnale di unità», chiedendo di non fare equazioni tra il popolo palestinese e i terroristi.

«Sospendere gli aiuti europei a Gaza sarebbe un aiuto ai terroristi, bisogna che nella reazione Israele trovi la forza morale di evitare crimini di guerra o punizioni», le parole di Provenzano, che ha ricordato «la politica aggressiva di occupazione del governo Netanyahu che ha esasperato i palestinesi» e gli errori della comunità internazionale che ha trascurato la questione israelo-palestinese. Un concetto ribadito in dichiarazione di voto anche da Elly Schlein, che ha chiesto corridoi umanitari», ha ricordato come già oggi Hamas non riceva aiuti dall’Ue e ha definito «ineludibile» risolvere la questione dello stato palestinese.

ANCHE IL M5S HA CRITICATO la maggioranza per non aver voluto un testo comune «per spirito fazioso», ha detto in Senato Alessandra Maiorino. Mentre Fratoianni ha richiamato il «dovere della comprensione» di quello che sta accedendo per «indicare una soluzione». E ha ripreso le critiche di alcuni media israeliani al premier. «Le scelte di quel governo hanno demolito la credibilità della leadership laica dell’Anp favorendo l’egemonia del fanatismo religioso di Hamas». Per poi ribadire che «il diritto alla difesa ha dei limiti, chiediamo a Israele di non macchiarsi a sua volta di crimini di guerra». Anche vittoria Baldino per il M5S ha ricordato il fallimento politico di Netanyahu che «ha seminato odio e razzismo», la «latitanza della comunità internazionale» e «la necessità di non privare la popolazione di Gaza di acqua e luce». E Maiorino ha rincarato: «La pratica degli insediamenti illegali è stata condannata anche dagli Usa, ma si sa che il governo Meloni è sempre più realista del re».

APRENDO I LAVORI alle 13 alla Camera, il ministro degli Esteri Tajani aveva usato toni equilibrati, ribadendo la necessità di «rimettere al centro il processo di pace» per arrivare alla soluzione dei due stati, la strada «giusta e sostenibile per dare seguito alle risoluzioni Onu e ripartire dagli accordi di Oslo del 1993. Nelle stesso ore Meloni era alla Sionagoga di Roma, dove ha parlato di «rischio emulazione» contro la popolazione ebraica anche in Italia.

DIVERSI DA QUELLI DI TAJANI i toni delle destre, che in Parlamento hanno ribadito, dalla Lega a Fdi, la richiesta «di sospendere i fondi alle organizzazioni palestinesi» e l’invito a schierarsi «senza se e senza ma dalla parte delle democrazie». «Per l’Occidente non ci son o alternative, siamo tutti uniti al destino di Israele», le parole di Giulio Tremonti per Fdi. I toni più duri però arrivano da Azione. Mara Carfagna definisce Gaza un «covo di terroristi», Calenda va oltre: «In questi giorni verrà usata la parola “pace” per assolvere gli aggressori di Hamas». E poi definisce Siria, Iran e Russia «stati canaglia», chiede una «postura dura contro l’asse dei nemici dell’Occidente». Per fortuna dopo di lui parla Casini che ricorda le responsabilità dell’Occidente «nell’aver rimosso dall’agenda la questione israelo-palestinese. Dobbiamo lavorare perché il popolo palestinese abbia un suo stato».

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