Il governo vuole chiudere gli anziani non autosufficienti in un ghetto sanitario chiamato Snaa, sigla che sta per Servizio Nazionale Assistenza Anziani. È l’allarme che lancia un appello del Coordinamento per il Diritto alla Sanità delle persone Anziane malate non autosufficienti (Cdsa) a cui aderiscono comitati, associazioni e sindacati di base. L’appello è stato inviato a presidenti e capigruppo di camera e senato, dove andrà a breve in discussione il disegno di legge delega sulle Politiche in favore delle persone anziane licenziato dal governo il 19 gennaio.

Il «ghetto» consiste nell’istituzione di un servizio parallelo al Servizio Sanitario Nazionale, ma dedicato agli anziani non autosufficienti e universale solo sulla carta. «Con la creazione di un sistema separato quale sarebbe il cosiddetto Snaa verrebbe negato loro il diritto alla tutela della salute sancito per tutti i cittadini italiani dagli art. 32 e 38 della Costituzione» denuncia l’appello del Cdsa. «Esigiamo la presa in carico da parte del servizio sanitario pubblico e universale» spiega Laura Valsecchi di Medicina Democratica, una delle associazioni aderenti al Coordinamento. «Non vogliamo un sistema a parte in cui non si parla di sanità ma di assistenza sociale, cioè di prestazioni a pagamento normate sulla base del reddito. Tutti gli anziani hanno diritto a cure sanitarie gratuite in ospedale per tutto il tempo necessario, mentre oggi assistiamo a casi di dimissioni “selvagge”».

Fa discutere anche la sostituzione prevista dallo stesso ddl dell’indennità di accompagnamento attuale con una «prestazione universale graduata secondo lo specifico bisogno assistenziale». Che «universale» non è, come spiega l’appello: «sarà invece vincolata alla valutazione del bisogno assistenziale e nei limiti delle disponibilità del Fondo per la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti», che ingloberà anche «risorse rivenienti dagli eventuali risparmi di spesa sanitaria» fatti sulla pelle degli stessi malati. In altre parole, il suo importo dipenderà dalle risorse disponibili. Oggi non è così: «L’attuale indennità di accompagnamento, certamente troppo bassa – spiega Valsecchi – è un diritto esigibile della popolazione non autosufficiente. Se diventa un budget che si compone di diversi pezzi di servizi sociali e assistenziali non è più chiaro in cosa consista. Invece di cancellare l’indennità di accompagnamento bisognerebbe aumentarla con nuove risorse».