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La destra inonda Gerusalemme, ma c’è chi protesta contro la Marcia delle bandiere

La destra inonda Gerusalemme, ma c’è chi protesta contro la Marcia delle bandiereGerusalemme. La marcia delle bandiere – Ap

Territori occupati Decine di migliaia di ultranazionalisti israeliani celebrano l'anniversario dell'occupazione della zona araba della città. Contro la marcia gli attivisti della sinistra

Pubblicato più di un anno faEdizione del 19 maggio 2023
Michele GiorgioGERUSALEMME

«Ci sono tre manifestazioni oggi a Gerusalemme», ci diceva ieri Avraham Burg, ex speaker della Knesset approdato qualche anno fa a posizioni non nazionaliste. «C’è la Marcia delle bandiere dei fascisti di destra. Poi ci sono gli israeliani mainstream che si sono radunati presso la residenza del presidente e infine la sinistra radicale più attiva riunita qui in via Hillel. Sono qui i veri amanti della pace e dell’uguaglianza. Manifestare oggi qui, mentre sfilano i fascisti è coraggioso e importante». Burg ha voluto sottolineare l’importanza delle iniziative di protesta contro la Marcia delle bandiere nel giorno in cui Israele celebra la «riunificazione» sotto il suo controllo di tutta Gerusalemme, avvenuta con l’occupazione militare del settore orientale (palestinese) della città nel giugno 1967. E non è marginale che il gruppo Free Jerusalem abbia bloccato per molti minuti la strada che dagli insediamenti coloniali israeliani dal sud della Cisgiordania porta a Gerusalemme (10 attivisti arrestati). Ma la realtà non si può nascondere. La differenza dei numeri è enorme. Accanto alle poche centinaia di militanti della sinistra riuniti in via Hillel, decine di migliaia di attivisti e simpatizzanti della destra più estrema ieri sono affluiti a Gerusalemme con l’intento di affermare il controllo israeliano su tutta la città e respingere le rivendicazioni palestinesi sul settore arabo.
«Gerusalemme è solo nostra. I palestinesi possono farsi il loro Stato nel mondo arabo o a Gaza, non qui, questa terra ci è stata donata da Dio e appartiene solo al popolo ebraico», ci diceva Yuval, 25 anni, giunto alla Porta di Damasco della città vecchia assieme ai suoi compagni di militanza dalla colonia di Efrat. Il flusso di ultranazionalisti nei quartieri palestinesi dentro le mura antiche è stato continuo per ore. «Morte agli arabi» lo slogan più scandito, specie dai più giovani. Ma sono andati alla grande anche «Che il tuo villaggio possa bruciare» e «Andate a Gaza». Incontrare in strada un palestinese nell’area della Porta di Damasco ieri era impossibile. La polizia ha recintato e transennato larga parte di piazza di Musrara e di via Sultan Suleiman non lasciando passare nessuno oltre agli israeliani. E non ha esitato a caricare le decine di palestinesi che in via Salah Edin, il cuore della Gerusalemme araba, hanno tirato fuori le loro bandiere e provato a protestare contro la marcia.

Le uniche bandiere consentite sono state quelle degli ultranazionalisti che nel quartiere musulmano della città vecchia – con tutti i negozi chiusi – hanno malmenato un giovane che aveva inneggiato alla Palestina e ad Al Quds (Gerusalemme). Alcuni estremisti hanno ferito un reporter del giornale Haaretz e minacciato alcuni giornalisti palestinesi e della tv di stato israeliana. Ore prima, al mattino, oltre mille attivisti della destra, con alcuni parlamentari e un ministro, Yitzhak Wasserlauf, avevano «passeggiato» sulla Spianata della moschea di Al Aqsa – che per l’Ebraismo è il Monte del Tempio – sventolando le bandiere israeliane e pregando, in violazione dello status del luogo santo stabilito con la Giordania. Protagonista del blitz sulla Spianata, Ayala Ben Gvir, moglie di Itamar Ben Gvir, leader del partito Potere ebraico e ministro della Sicurezza nazionale. Nel pomeriggio proprio Ben Gvir ha raggiunto nel centro di Gerusalemme i partecipanti alla Marcia delle bandiere. «Decine di migliaia stanno arrivando, sia ringraziato il Signore, Gerusalemme è nostra per la eternità» ha proclamato tra applausi e urla di approvazione. Manifestazioni di protesta per la Marcia delle bandiere si sono svolte in Cisgiordania e soprattutto a Gaza, lungo le linee di demarcazione con Israele. L’esercito israeliano ha detto di aver aperto il fuoco contro i manifestanti che avrebbero lanciato bottiglie incendiarie.

A tarda sera gli ultranazionalisti si sono trovati nel piazzale del Muro del pianto. L’atmosfera era di grande soddisfazione. Il sostegno pieno offerto alla Marcia delle bandiere dal governo Netanyahu, espressione della destra estremista e religiosa, ha dato ai partecipanti la netta impressione di una vittoria totale sui palestinesi e su chi invoca il rispetto delle leggi internazionali e dello status quo della Spianata di Al Aqsa. Giudicata debole da tanti palestinesi la reazione dell’Anp del presidente Abu Mazen alla prova di forza degli ultranazionalisti israeliani a Gerusalemme. Il portavoce della presidenza, Nabil Abu Rudeina si è limitato a ricordare che «Gerusalemme, con i suoi luoghi santi, islamici e cristiani, è l’eterna capitale della Palestina».

 

 

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