Politica

La destra forza la mano sul salario minimo. Duello in commissione

La destra forza la mano sul salario minimo. Duello in commissioneAntonio Tajani – Lapresse

Lavoro La maggioranza spinge per cancellare il pdl delle opposizioni. Per Tajani i diritti dei lavoratori sono «cose da Unione sovietica»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 luglio 2023

La questione è più politica che tecnica, visto che la legge ha ben poche possibilità di passare. Eppur la particolare acrimonia con la quale la maggioranza vuole sbarrare la strada al salario minimo è indice di nervosismo ed è segno che stavolta la minoranza ha colto nel segno. Per due motivi, soprattutto: perché è iniziativa, per la prima volta della legislatura, di tutte le opposizioni (a parte i renziani) e perché potenzialmente può creare un bacino di consenso che va oltre gli steccati del campo largo.

IL TESTO ARRIVA in commissione lavoro a Montecitorio per cominciare il suo iter. E sono subito scintille. La destra pretende che il provvedimento necessiti di coperture, per sostenere le imprese che hanno bisogno di rispettare il minimo di 9 euro l’ora. Il capogruppo Pd in commissione, Arturo Scotto, contesta che in queste fase questo sia motivo pregiudiziale: la misura delegherebbe alla legge di bilancio gli stanziamenti opportuni. A dirimere lo scontro, con la minoranza che allunga la discussione per spostare il più possibile il momento del voto sull’emendamento soppressivo il presidente della commissione. Si chiama Walter Rizzetto, è alla terza legislatura, ma alla Camera ha debuttato da eletto nel Movimento 5 Stelle. Vuole andare in aula, dove in ogni caso il testo verrà discusso, entro il 28 di questo mese. «Cercheremo, compatibilmente con gli spazi che ognuno vuole prendersi, di votare entro la settimana», dice Rizzetto prima di convocare la commissione anche in seduta serale, dopo la fine dei lavori in aule, pur di accelerare i tempi. Per oggi è fissato un ufficio di presidenza per «calendarizzare meglio i lavori». Nel frattempo piovono richieste di intervento dalle opposizioni. A fine giornata annunciano la loro partecipazione i leader, a ulteriore conferma di quanto la vicenda sia diventata emblematica.

A FAR CAPIRE l’andazzo ci aveva pensato anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo all’Assemblea di Coldiretti. «Noi vogliamo che il lavoratore guadagni bene, non che abbiano tutti lo stesso stipendio come si faceva nell’Unione sovietica – dice Tajani – Lo Stato deve fare buone regole per fare crescere l’economia e per creare il salario ricco, perché il salario minimo voluto dalla sinistra è un sistema vetero-socialista che abbassa il salario, distrugge meritocrazia e livella tutto in basso». Ecco un altro motivo di centralità di questa faccend: quelle di Tajane non sono solo le solite iperboli ad uso del battibecco politico quotidiano. Sono parole pescate dirttamente dalla cultura egemone in questi anni: tutto ciò che prova regolare le dinamiche economiche e non si limita a lasciare campo libero alle imprese viene tacciato di vetero-socialismo. Ma persino Carlo Calenda ammette l’esigenza di una soglia salariale per legge. «Il salario minimo esiste in tutti i paesi del G7, per stabilire una soglia oltre la quale non è lavoro ma sfruttamento. È urgente anche in Italia», dice il leader di Azione. «Tajani cita l’Urss e l’egualitarismo salariale dimostrando di non sapere neanche cosa sia il salario minimo – attacca il segretario di Rifondazione Maurizio Acerbo – D’altronde che Forza Italia se ne freghi di milioni di lavoratrici e lavoratori che vengono pagati 4 o 5 euro l’ora non ci stupisce».

CHE L’OGGETTO del contendere sia l’immagine della destra e la sua attitudine adifesa i più forti lo intuisce anche Giuseppe Conte, primo firmatario della proposta di legge: «A loro lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per quasi 4 milioni di lavoratori». «Continueremo a batterci, non molleremo di un centimetro – dice la segretaria dem Elly Schlein – 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori sono poveri anche se lavorano. E i sondaggi dicono che c’è un supporto del 75% delle italiane e degli italiani».

L’IDEA DI FORZARE i tempi e convocare la seduta serale corrisponde alla mobilitazione generale dei parlamentari delle opposizioni. Al punto che l’aula della commissione diventa troppo piccola per ospitare tutti i deputati accorsi a presidiare i lavori: ci si sposta tutti nella sala del Mappamondo. «Bisogna fermare blitz notturni», dice ai suoi Scotto nel timore che la maggioranza faccia un’ulteriore accelerazione. Comunque vada a finire, è l’impressione diffusa, questa storia del salario minimo è destinata a pesare nel corso della legislatura.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento