Il piano di rilancio Next Generation Eu, difficilmente varato nel luglio scorso tra i 27 per le reticenze del fronte dei «frugali», è bloccato. Lo ha deciso ieri una sentenza della Corte costituzionale tedesca.

La Ue, che si sta inabissando nella crisi della penuria di vaccini, deve ora far fronte a un nuovo, duro, colpo: il piano di 750 miliardi di rilancio (312,5 di sovvenzioni) e 1820 miliardi complessivi con il bilancio 2021-27 è sospeso alla decisione della Corte di Karlruhe, a cui ha fatto ricorso un gruppo di cittadini (2200 persone), capeggiate da un personaggio, Bernd Lucke, legato all’estrema destra dell’Afd e che già aveva fatto analoghe manovre nel passato (contro le acquisizioni di debito pubblico da parte della Bce).

L’Afd ha comunque l’intenzione di presentare un altro ricorso contro il Recovery per incostituzionalità, in nome del fatto che la legge fondamentale tedesca proibisce la condivisione del fardello del debito con altri paesi, meno virtuosi, i trasferimenti finanziari verso i paesi cicale sono considerati anticostituzionali.

Il Recovery, un piano inedito di messa in comune del debito, è stato concepito per andare a vantaggio soprattutto dei paesi maggiormente colpiti dalla pandemia del Covid. Per l’Italia si tratta di 200 miliardi, tra sovvenzioni e prestiti.

La decisione della Corte costituzionale, che impone al capo di stato, Franz-Walter Steimeier, di «non firmare» il testo del Next Generation Eu, interviene pochi giorni dopo l’approvazione del Recovery da parte delle due camere tedesche, in un momento di forti tensioni politiche in Germania che sta vivendo la fine dell’era Merkel, in vista delle legislative di settembre.

Il Recovery Fund è stato approvato definitivamente dalle istituzioni europee la scorsa settimana (mercoledì dal voto dell’Europarlamento), ed è in via di ratificazione nei paesi membri, molti l’hanno già fatto (la Francia a febbraio), altri sono in procinto di farlo (l’Olanda aspetta la formazione del nuovo governo dopo le recentissime elezioni).

Il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, resta ottimista. «L’esperienza con iniziative legislative simili mi rende fiducioso – ha commentato ieri – la ratifica avverrà in tempi brevi, in Germania un’ampia maggioranza interpartitica è a favore di un’Europa basata sulla solidarietà e capace di agire». Ma lo stop della Corte di Karlsruhe potrebbe far perdere ancora del tempo all’entrata in vigore del Recovery.

I paesi membri hanno fino al 30 aprile per presentare i rispettivi piano di rilancio, che devono essere compatibili con le indicazioni di Bruxelles (30% di investimenti nella lotta al cambiamento climatico, per esempio).

Ma la decisione della Corte Costituzionale tedesca potrebbe allungare di molto i tempi, contraddicendo la Commissione che invita ad accelerare il processo, sotto la pressione della crisi economica causata dal Covid.

Solo giovedì sera, dopo il difficile Consiglio europeo video dedicato alla guerra dei vaccini, Emmanuel Macron ha invitato a «migliorare» e a «completare» il Recovery, Mario Draghi ha parlato del progetto di Eurobond. Ma ieri è arrivato lo stop della Corte di Karlsruhe, che mina le basi stesse della solidarietà europea.