La Caritas: «Il dramma della Capitale, affrontare il problema degli alloggi»
Giubileo Senzatetto nelle tensostrutture
Giubileo Senzatetto nelle tensostrutture
Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, cosa sta succedendo in città?
La questione, per quello che ci riguarda, è prettamente umanitaria. Fin quando ci sarà un tetto, o qualcosa di simile, sopra la testa di queste persone non ci opporremo. Occorre sottolineare, però, come queste misure siano estemporanee e parziali. Non vanno alla radice della questione affrontandola in maniera strutturale. Senza un tipo di visione a lungo termine la condizione di queste persone rimarrà assolutamente cronica.
Alcuni membri del governo hanno festeggiato lo spostamento delle tensostrutture. Non si rischia di nascondere la polvere sotto il tappeto?
Abbiamo preso atto che piazza dei Cinquecento, quella davanti alla stazione, fosse indisponibile in quanto interessata dai cantieri. È una questione tecnica, ma trasferendo la tensostruttura altrove non illudiamoci che il problema sia risolto. La Caritas non insegue polemiche strumentali e ideologiche. Problemi di questa portata sono anche ereditati, non possono addebitarsi interamente alle attuali amministrazioni, comunale e regionale. Ben venga la dialettica politica, ma occorre confronto istituzionale su tutti i livelli.
Insomma, che risposte vi aspettate dalle istituzioni?
Quelle che è giusto dare a un problema che, stando ai dati Istat 2021, è tale per cui abbiamo 96mila persone senza fissa dimora. Si deve mettere mano a un piano casa per tutti che realizzi una vera politica dell’abitare. Il lavoro, enorme, dei volontari non è sufficiente se a questi non si accompagnano operatori sanitari qualificati che possano affrontare dipendenze così come altre patologie fisiche. Inoltre, va aggiunto, che queste persone hanno bisogno di sentirsi parte di qualcosa: necessitano di politiche sociali che possano, gradualmente, favorire il loro reinserimento.
Un quadro inquietante, a Roma come nel resto del paese la questione abitativa resta centrale.
Nella capitale ci sono circa 70mila studenti fuori sede costretti, quando ne hanno la possibilità, a pagare dai 500 ai 600 euro per una stanza singola. A margine di questo dato increscioso ci sono circa 160mila appartamenti vuoti. Il patrimonio pubblico, alloggi nella disponibilità del comune, a Roma oscilla intorno al 6,5% del totale rispetto ad altre grandi città dove il dato si attesta intorno al 14%. Le misure da prendere in considerazione devono essere anche economiche. Bisogna disincentivare gli affitti brevi e calibrare tasse come l’Imu in relazione alla permanenza in città. Lo stesso si può dire per la tassa di soggiorno.
A proposito di politiche dell’abitare, gli sfratti crescono senza che si assegnino nuove case popolari.
Una grossa percentuale degli sfratti è per morosità incolpevole. La maggior parte di queste persone non ce la fa a pagare, non è una colpa. E non ci sono misure per questo. È ora di smetterla di affidarsi alla sola legge del mercato.
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