La campana del voto utile
Con una lettera accorata ma abbastanza mal congegnata ieri i tre sindaci “arancioni”, Pisapia, Doria e Zedda, hanno affidato alle pagine di Repubblica un appello alla sinistra perché ritrovi le […]
Con una lettera accorata ma abbastanza mal congegnata ieri i tre sindaci “arancioni”, Pisapia, Doria e Zedda, hanno affidato alle pagine di Repubblica un appello alla sinistra perché ritrovi le […]
Con una lettera accorata ma abbastanza mal congegnata ieri i tre sindaci “arancioni”, Pisapia, Doria e Zedda, hanno affidato alle pagine di Repubblica un appello alla sinistra perché ritrovi le ragioni di un’alleanza con il Pd.
Nel tentativo di uscire dalla telenovela delle primarie per scegliere i candidati alle elezioni amministrative di primavera, i tre esponenti politici firmano un articolo in cui propongono di replicare l’alleanza di centrosinistra che quattro anni fa li portò al governo delle loro città. E nel tentativo di risultare convincenti agitano l’esito delle amministrative francesi.
Come se proprio il malgoverno dei socialisti Valls e Hollande non fosse tra le cause dell’accresciuto consenso al Fronte Nazionale di Marine Le Pen. Insomma ci risiamo con il voto utile.
E’ un’iniziativa singolare, molto “renziana” nello stile di comunicazione. E l’affilata vignetta di ElleKappa, pubblicata a corredo del loro appello («poi la lettera la spediscono a babbo natale, immagino»), offre già una colorita sintesi. E’ infatti proprio quel riferimento al centrosinistra a risuonare come un abracadabra che dovrebbe essere in grado magicamente di perpetuare, nelle amministrazioni locali, quello che il governo centrale di Renzi ha nel frattempo distrutto con notevole impegno.
«Quell’unità aperta e larga del centrosinistra che sola può ridare fiducia alle cittadine e ai cittadini» che i tre sindaci invocano, esprime più una buona intenzione che una realistica previsione delle future alleanze nelle elezioni amministrative.
Come se Renzi, nella sua pratica di governo e di partito, non avesse in questi anni alacremente lavorato per demolire (con il jobs act, l’Italicum, la buona scuola…), proprio quel centrosinistra che oggi viene richiamato.
Come se il Pd, che già allora subì l’affermazione dei tre sindaci, oggi non fosse in rotta con la sinistra di Sel. Forse avrebbero dovuto rivolgersi direttamente a Renzi, magari dalle colonne dell’Unità.
E’ evidente che senza i voti di Sel la candidata di Pisapia a palazzo Marino, l’attuale vicesindaca Balzani, avrebbe poche chance di prevalere sul supermanager di Expo. Ma è altrettanto chiaro che Sala, ieri figura chiave della sindacatura di Letizia Moratti e oggi uomo sponsorizzato da Renzi, non rappresenta certo il collettore dei voti di quella sinistra che ha animato e connotato la giunta di Pisapia.
Naturalmente criticare la fragilità di una astratta resurrezione del centrosinistra non significa eludere l’assenza, a sinistra, di una proposta politica, unitaria e convincente. In alcune città si fanno strada possibili candidati, più o meno condivisi, altrove nemmeno quelli.
E’ vero che le elezioni sono ancora lontane, ma persone e coalizioni sociali, leadership e contenuti non sono rondini che spuntano in primavera.
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