La banlieue nella campagna elettorale
Francia/presidenziali Destra e estrema destra attaccano governo e giovani. La paura di una fiammata nelle periferie. Prove di unità a sinistra, mentre non diminuisce la contestazione di Fillon. Settimana cruciale per il destino giudiziario del candidato républicain
Francia/presidenziali Destra e estrema destra attaccano governo e giovani. La paura di una fiammata nelle periferie. Prove di unità a sinistra, mentre non diminuisce la contestazione di Fillon. Settimana cruciale per il destino giudiziario del candidato républicain
La banlieue entra nella campagna elettorale, ma nel modo peggiore: con una polemica scatenata da destra e estrema destra contro il governo accusato di aver permesso le manifestazioni di questi giorni nelle periferie.
Dopo il pestaggio con violenza sessuale di Théo (che è ancora in ospedale) da parte della polizia, ci sono stati momenti di tensione a Aulnay-sous-Bois, la città della vittima, ma anche in altri comuni attorno a Parigi. A Bobigny, nella notte di sabato, dopo una manifestazione pacifica per chiedere giustizia per Théo, ci sono stati gli incidenti più gravi, scatenati da un gruppetto arrivato alla fine. Domenica, ancora, ci sono stati scontri a Argenteuil tra alcuni giovani e la polizia. Il governo ha paura che si ripetano le rivolte del 2005. Il primo ministro Bernard Cazeneuve ha ricevuto ieri alcune associazioni anti-razziste, per cercare di calmare la situazione. Mentre oggi François Hollande è atteso a Aubervillers per parlare di lavoro, il 16 sarà alla periferia di Rennes. Il governo non ha però nessuna intenzione di rispettare una delle promesse di Hollande di 5 anni fa: la ricevuta obbligatoria ad ogni controllo di identità.
Théo è stato gravemente ferito in occasione di un controllo di identità violento. I ragazzi denunciano da anni il comportamento della polizia nelle periferie, la mancanza di rispetto, i continui controlli, le provocazioni. L’unica cosa che il governo è disposto a concedere, ha affermato ieri il ministro degli Interni Bruno Le Roux, è dotare gli agenti di polizia di video-camere mobili che dovranno venire attivate in caso di controlli (ne ha promesse 2.600). Dominique Sopo, di Sos Racisme, si desola: «Bisogna aspettare casi come quello di Théo perché si parli di interventi della polizia con tecniche proibite in altri paesi?».
Marine Le Pen, che ieri è anche andata a Mentone, al confine franco-italiano, ha promesso: «Vi sbarazzerò di questa feccia». Le ha risposto Benoît Hamon, il candidato socialista alle prossime presidenziali: «Il progetto di Marine Le Pen è sinistro, si nutre di tutto ciò che ha disonorato la Francia nella storia». Hamon ha espresso «indignazione di fronte al modo in cui questa violenza è relativizzata da alcuni responsabili di sindacati di polizia, che ritengono che insulti come bamboula siano convenevoli», mentre deplora che «la riunione pacifica di sostegno a Théo a Bobigny sia stata intaccata dalla violenza di pochi».
La destra è saltata sui disordini per cercare di far dimenticare lo scandalo degli impieghi fittizi della famiglia Fillon, organizzando una carica contro il governo: «Con Fillon presidente la manifestazione di Bobigny non sarebbe stata autorizzata», ha detto il portavoce dell’ancora candidato dei Républicains. Jean-Luc Mélenchon e Hamon insistono sulla necessità di una «polizia repubblicana», che rispetti le regole della democrazia. Per Emmanuel Macron, candidato indipendente all’Eliseo, «la chiave di volta» per ritrovare la pace nelle banlieue «è il lavoro».
Questa settimana potrebbe segnare una svolta nella campagna per le presidenziali. Senza precipitazione, si sta tessendo una possibile alleanza a sinistra, almeno tra Hamon e Yannick Jadot, candidato di Europa Ecologia, basata sui temi ambientalisti (Jadot ha partecipato ieri a una conferenza stampa con Mélenchon, contro il Ceta tra Ue e Canada). Ma l’attesa della settimana è a destra: la candidatura di Fillon è appesa a un filo sempre più debole. Ovunque vada il candidato dei Républicains viene accolto da contestazioni molto rumorose, nel fine settimana alla Réunion si sono sentiti concerti di casseruole e slogan del tipo «Fillon le millon», «Fillon, le pognon» – i soldi – in riferimento al milione di euro di stipendio intascato dalla moglie Penelope senza che gli inquirenti abbiano trovato prove di lavoro effettivo. Persino il prete, nella predica a Saint-Gilles (isola della Réunion), a cui ha assistito Fillon, che si autopresenta come cattolico, ha fatto riferimento allo scandalo, citando il Vangelo di Matteo («Te lo dico, non te la caverai senza aver pagato fino all’ultimo soldo», capitolo V, versetto 25). La destra accusa la giustizia di essere «manovrata», ma teme la decisione imminente della Procura finanziaria: o l’apertura di un’istruttoria da parte di un giudice o addirittura l’invio a giudizio immediato, mentre la chiusura del caso senza seguiti giudiziari sembra esclusa.
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