Il governo non ferma gli scioperi nella sanità
Lo scontro Manovra, l'emendamento sulle pensioni ammorbisce i tagli ma non soddisfa i sindacati e lascia sul tavolo tutti i problemi del sistema sanitario nazionale sotto-organico, sotto-pagato e sotto stress. Confermata la protesta del 18 dicembre e si prepara quella di gennaio
Lo scontro Manovra, l'emendamento sulle pensioni ammorbisce i tagli ma non soddisfa i sindacati e lascia sul tavolo tutti i problemi del sistema sanitario nazionale sotto-organico, sotto-pagato e sotto stress. Confermata la protesta del 18 dicembre e si prepara quella di gennaio
Non ci sarà il taglio delle pensioni di vecchiaia e sarà penalizzato chi lascia lavoro in anticipo, ma meno di quanto previsto. Lo ha stabilito un emendamento del governo all’articolo 33 della legge di bilancio in risposta alla mobilitazione dei medici e degli infermieri del 5 dicembre, mentre se ne prepara un altro il 18. Tutti i sindacati ieri si sono detti insoddisfatti della modifica di una norma di cui avevano chiesto l’abolizione. E preparano un altro sciopero a gennaio per incalzare il governo.
«Qualcosa è cambiato» ma «non abbastanza» sostiene Pierino Di Silverio (Anaao-Assomed) che mantiene lo sciopero di gennaio. «Non siamo vicini al traguardo e sarebbe utile aprire il confronto». Le pensioni, tra l’altro, sono «soltanto uno dei quattro punti nodali» della protesta: non ci sono soldi per il rinnovo del contratto e il lavoro ordinario, non c’è la depenalizzazione dell’atto medico.
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Sciopero per la sanità pubblica: «Rispetto, non siamo bancomat»Per Guido Quici (Cimo-Fesmed) l’emendamento è «migliorativo, ma parziale», «avevamo chiesto l’abolizione dell’articolo 33, ma i diritti acquisiti alla fine di quest’anno e le pensioni di anzianità sono salvaguardati», ma «una fascia di medici continuerà ad avere le penalizzazioni». «Siamo sconcertati – sostiene Antonio De Palma (Nursing Up) – di fronte ad ipotesi come quella che prevede la possibilità che un infermiere possa restare, anche se di propria sponte, in servizio fino a 70 anni. Continueremo con i medici nella nostra lotta».
Diversamente dalle richieste avanzate da altri scioperi generali organizzati quest’autunno, l’esecutivo ha fatto una mossa per cercare di rispondere a quelle del personale sanitario, ma non ha trovato una soluzione. Anzi, ha solo rinviato il problema rendendolo ancora più complicato, mantenendo i saldi invariati. In primo luogo perché si creeranno discriminazioni tra le pensioni dei medici, degli infermieri, degli insegnanti e degli ufficiali giudiziari che hanno iniziato a versare contributi tra 1981 e 1995 , le quattro categorie implicate in una strategia che usa il lavoro pubblico come un bancomat.
L’emendamento prevede la pensione a 70 anni, «salva» da tagli cospicui le pensioni di vecchiaia per chi ha l’età e lascia il lavoro entro dicembre, ma sposta l’uscita dal lavoro di questi lavoratori di 3 mesi nel 2024, 4 mesi nel 2025, 5 mesi nel 2026, 7 mesi nel 2027 e 9 mesi dal 2028. Chi dunque sceglierà di restare fino al termine stabilito dovrà però attendere altri mesi oltre i 42 anni e 10 mesi già previsti. Chi vorrà lasciare sarà penalizzato, ma meno rispetto a quanto era stato inizialmente ipotizzato. Per ogni mese di permanenza al lavoro, il taglio sarà ridotto di un trentaseiesimo.
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Medici e infermieri oggi in sciopero mettono in difficoltà il governo«Questo escamotage non consente di trattare tutti i medici e gli infermieri alla stessa maniera» ha osservato Filippo Anelli (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici). Si verrebbero così a creare discriminazioni tra le categorie mediche e con le altre categorie del pubblico impiego. Un altro modo per dividere i lavoratori senza tra l’altro rispondere all’esigenza di assumere nuovo personale in un sistema sotto-organico, sotto-pagato e sotto stress.
Dalla relazione tecnica alla modifica governativa depositata ieri alla commissione Bilancio del Senato emerge che il costo di queste modifiche sarà di 9,15 miliardi. Sono stanziati 10 milioni del 2024, 29,4 dell’anno dopo, oltre 100 nel 2028, 1,1 miliardi nel 2043. Soldi coperti dai lavoratori stessi attraverso i tagli degli assegni sugli «scivoli» anticipati, con i soldi del fondo sanitario dal 2033 e i tagli ai rimborsi dei crediti di imposta al ministero dell’economia. «L’emendamento è una toppa peggiore del buco» sostiene Francesco Boccia (Pd). Per i Cinque Stelle è un «gioco delle tre carte»
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