«Kurz è un rottamatore ma anti europeista, vicino agli eredi di Haider»
Intervista Patrick Moreau, uno dei più attenti studiosi dell’estremismo di destra in Austria e Germania spiega origini, profilo e pericolosità del candidato popolare Sebastian Kurz, l'enfat prodige di Vienna, favorito per le elezioni di oggi in Austria, che rischia di spaccare definitivamente l'Europa
Intervista Patrick Moreau, uno dei più attenti studiosi dell’estremismo di destra in Austria e Germania spiega origini, profilo e pericolosità del candidato popolare Sebastian Kurz, l'enfat prodige di Vienna, favorito per le elezioni di oggi in Austria, che rischia di spaccare definitivamente l'Europa
Ricercatore del Cnrs e membro del Laboratoire Dynam dell’Università di Strasburgo, Patrick Moreau è uno dei più attenti studiosi dell’estremismo di destra in Austria e Germania, tema a cui ha dedicato diversi lavori tra cui L’autre Allemagne (Vendémiaire, 2017), e De Jörg Haider à Heinz-Christian Strache (Cerf, 2012).
Il leader dei popolari austriaci, Sebastian Kurz, è in testa in tutti i sondaggi. Se vincerà le elezioni ha già detto che potrebbe governare con l’Fpö, il partito liberal-nazionale che fu portato al successo da Haider. Quale il profilo di questo 31enne che la stampa ha ribattezzato come «Wunderwuzzi», l’«enfant prodige» della politica locale?
Kurz ha certamente bruciato le tappe, è stato Segretario di Stato all’Integrazione a 24 anni, ministro degli Esteri e 27 e ora potrebbe diventare cancelliere. Ma la sua giovane età e il suo stile pacato non devono trarre in inganno, si tratta di un personaggio brillante ma altrettanto ambizioso che aspira da sempre al potere. Ha scalato rapidamente i vertici del partito popolare, l’Övp, comportandosi come un killer: è partito dall’organizzazione giovanile e in 15 anni è arrivato al vertice. A quel punto ha cercato di costruire un movimento tutto centrato sulla sua persona, e che lui cerca di controllare rigidamente, una sorta di «Lista Kurz», più che la Övp di un tempo. Un messaggio che è arrivato all’elettorato. In molti dicono di voler votare per lui non tanto per quello che afferma, visto che il suo programma è piuttosto generico, ma proprio perché è percepito come qualcuno che vuole dare un calcio alla politica tradizionale.
Sul piano politico Kurz ha però impresso una svolta conservatrice e nazionalista al centro-destra, ha rotto la «grande coalizione» con i socialdemocratici, annunciato una stretta su migranti e richiedenti asilo, minacciato di chiudere i centri musulmani. Una linea talmente dura che il leader del Fpö, Heinz-Christian Strache, che spera di diventare vice cancelliere, lo ha accusato di avergli copiato il programma.
Per molti versi si può dire che Kurz è una sorta di versione light di Jörg Haider. Dall’immigrazione alla politica economica le sue idee sono ad esempio in netta rottura con l’Europa. Da leader dei Popolari si è già opposto ad una ripartizione equa dei migranti tra i diversi paesi della Ue, come all’allargamento automatico della zona Euro e ha annunciato di voler ridurre i poteri della Commissione europea e il suo spazio di intervento nella politica dei diversi Stati. Con lui alla guida del paese, l’Austria potrebbe avvicinarsi alla linea euroscettica del gruppo di Visegrad, formato da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. E si deve tener conto che nel 2018 sarà proprio Vienna ad assumere la presidenza di turno dell’Unione europea. Per età e spirito di rinnovamento paragonano Kurz a Macron, ma lui è l’esatto contrario, è un anti-europeista convinto.
Lo scorso dicembre, quando fu sul punto di conquistare la presidenza della Repubblica, come nel 2000, quando fu varato il primo esecutivo tra Fpö e Övp, esplose la protesta. Ora invece l’allarme per l’estrema destra tarda a scattare, come mai?
Come tutti i paesi europei, anche l’Austria è toccata da una profonda crisi della democrazia che coinvolge anche il profilo sociale e ideologico dei partiti tradizionali, socialisti e popolari su tutti. In questo contesto lo spazio per la fine della demonizzazione dell’estrema destra si è fatto sempre più forte. E ciò anche perché l’Fpö ha cercato in tutti i modi di sbarazzarsi dell’immagine sinistra di un tempo; come quando, negli anni Ottanta, Haider lodava ancora la politica sociale del Terzo Reich. Il nuovo leader, Heinz-Christian Strache, ha fatto sì che agli occhi di moltissimi austriaci questo risulti ormai come un partito «normale». Anche se si tratta di una formazione anti-sistema, contraria all’Europa, ai migranti e ai musulmani. La variante austriaca di quel fenomeno «nazional-populista» che comprende partiti più recenti come il Front National e la Lega Nord. Solo che in realtà l’Fpö è sulla scena già dall’immediato dopoguerra ed è nato su iniziativa di alcuni ex notabili nazisti.
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