Kenya a secco, Mattarella non porta la pioggia ma dighe
Africa «Siccità male comune». E la visita a Ruto sblocca le controversie sugli appalti italiani
Africa «Siccità male comune». E la visita a Ruto sblocca le controversie sugli appalti italiani
Ci si aspettava la pioggia ma non è arrivata. A Nairobi, dove l’ultima volta ha piovuto per meno di un’ora sei mesi fa e dove da quattro anni non viene giù un vero acquazzone, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invocato la pioggia, ieri mattina durante la conferenza che ha seguito l’incontro con il suo omologo keniota William Ruto, evidenziando quanto il problema della siccità sia pesante, per il Kenya ma anche per l’Italia. Un problema comune, come molti altri, che richiede un approccio comune.
IL TEMA DELLE RISORSE IDRICHE è stato al centro del colloquio tra i due, come è al centro di una complicata e intricata vicenda giudiziaria locale che da tre anni blocca gli appalti italiani per la realizzazione di tre dighe, Kimwarer, Arror e Itare, nella contea di Baringo, 300 chilometri a nord di Nairobi: «Sospenderemo la questione giuridica e il governo italiano, da parte sua, ritirerà i casi di arbitrato. Siamo d’accordo che ci sarà un nuovo inizio per questo progetto, urgente e necessario perché darà acqua ad altri Paesi, non solo al Kenya» ha annunciato il presidente Ruto.
C’è tanta politica nel viaggio di Mattarella in Kenya, ma anche tanta economia, scienza, tecnologia: oggi il presidente italiano visiterà, a Ngomeni vicino Malindi, il Centro Spaziale “Luigi Broglio”, da dove un tempo l’Agenzia Spaziale Italiana lanciava in orbita i propri satelliti e oggi centro d’eccellenza per l’elaborazione dei dati provenienti dallo spazio. Attivo dal 1966, il centro, i cui dipendenti sono al 95% locali, ospita una piattaforma di lancio offshore, la San Marco, ma la sua attività si concentra sull’elaborazione dati e lo sviluppo del capitale umano locale nell’ambito universitario e tecnologico.
Oltre a tracciare i satelliti internazionali della Nasa, dell’Agenzia spaziale europea (Esa), dell’Agenzia spaziale israeliana (Isa), il centro è stato utilizzato anche per l’acquisizione e l’elaborazione di immagini di telerilevamento per la regione dell’Africa centrale e orientale grazie alla sua vicinanza all’equatore, immagini accessibili alla comunità di ricerca keniota e agli enti governativi e che vengono utilizzate per monitorare anche gli andamenti delle risorse idriche del Paese africano.
La visita di Mattarella in Kenya arriva in un contesto complicato: oltre ai problemi che scaturiscono direttamente dall’emergenza climatica Nairobi sta attraversando ora un difficile momento dal punto di vista dell’economia, con lo scellino in caduta libera rispetto al dollaro, le riserve di valuta estera sempre più sottili e colloqui in corso con la Banca Mondiale per un prestito da 1 miliardo per sostenere il bilancio nazionale.
MA LA SITUAZIONE È TESA anche nella società civile, o almeno in una parte di questa. Da due settimane infatti si svolgono manifestazioni di protesta, proprio a Nairobi, contro la decisione della Corte Suprema di permettere alle associazioni di gruppi Lgbt di registrarsi e fare attività nel Paese, cosa costituzionalmente garantita a chiunque, come deciso dalla Corte. Una decisione che tuttavia ha innescato la rabbia di quella parte della popolazione che non si rassegna che anche la comunità Lgbt possa fare advocacy o, più semplicemente, esistere e manifestarsi nel chiedere libertà. Un tema, quello dei diritti della comunità LGBT, per nulla banale e non solo in Kenya:
«STIAMO SPOSTANDO l’attenzione dalla cucina, dove le persone non sono in grado di sfamare le proprie famiglie, alla camera da letto». Con queste parole Edwin Sifuna, senatore della contea di Nairobi e segretario del Movimento Democratico Arancione, il partito socialdemocratico guidato dall’ex primo ministro Raila Odinga, ha criticato in diretta tv le polemiche scaturite dalla sentenza della Corte Suprema, cercando di gettare acqua sul fuoco ma chiarendo il punto: «Non possiamo impedire loro di associarsi ma ciò non significa che seguiremo la loro agenda».
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