Jet privati, quei miliardari volanti che inquinano l’aria
Aerei Nel 2021 i voli privati in tutta Europa sono stati 719.269. Il cielo italiano è il quarto più trafficato del vecchio continente
Aerei Nel 2021 i voli privati in tutta Europa sono stati 719.269. Il cielo italiano è il quarto più trafficato del vecchio continente
Inquina da 5 a 14 volte più di un volo di linea e ha un’impronta di carbonio 10 volte maggiore (per passeggero, a km), ma se paragonata ad un viaggio in treno anche 50 volte maggiore. In quattro ore di volo (Milano-Londra e ritorno) un jet privato emette tanta CO2 quanta un cittadino medio in un anno. Non c’è esempio più eloquente di disuguaglianza climatica.
CHE IL JET PRIVATO SIA IL MEZZO di trasporto peggiore in termini di inquinamento da particolato, ossidi di azoto e di gas ad effetto serra, è abbastanza intuitivo. Le richieste per l’abolizione dei voli privati si moltiplicano: lo hanno proposto Verdi e Sinistra Italiana, e nelle ultime settimane si sono intensificate le manifestazioni negli aeroporti italiani ed europei organizzate da Greenpeace e dalla campagna Make them pay (facciamoli pagare), di Scientist Rebellion, organizzazione sorella di Extinction Rebellion, formata da studenti universitari e accademici, che ha in calendario altre attività di protesta in Italia a metà gennaio e febbraio e in altri 10 paesi (Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Svezia, Norvegia, Germania, Usa e Australia).
DAL 2005 al 2019 LE EMISSIONI globali dell’aviazione privata sono cresciute del 31%, contro il 25% di quelle dei voli di linea e quando questi ultimi sono stati atterrati dal Covid, i voli privati se ne sono avvantaggiati: già ad agosto 2020 l’attività dei jet privati era tornata a livelli pre-Covid e negli stessi mesi le vendite di piccoli aeroplani sono letteralmente esplose (+11% nel 2021 rispetto al 2019). Trovarne uno di seconda mano era diventato un problema visto che la quota degli usati in vendita era scesa sotto il 3% sul totale degli aerei in attività.
IL SETTORE DELLA COSIDDETTA BUSINESS aviation non è marginale: rappresenta l’8% del totale dell’aviazione civile in Europa (composta per l’88% da aerei di linea e 4% di cargo) e il 2% delle emissioni del settore. Nel 2021 i voli privati in tutta Europa (area Ecac, comprende 44 paesi, dati di European Business Aviation Association) sono stati 719.296 (tra tratte interne e voli intercontinentali), in crescita del 6% rispetto al 2019. Di questi, 111.985 hanno sorvolato il cielo italiano, il quarto più trafficato in Europa dopo Francia, Germania e Gran Bretagna: la rotta più battuta è la Milano-Linate/Roma-Ciampino (8° tratta europea), seguita da Milano-Linate/Parigi-Le Bouget.
SECONDO UNO STUDIO di Transport&Environment per il 41% delle tratte i jet privati volano senza passeggeri e sono utilizzati più per esigenze personali e di piacere dei proprietari (andare in vacanza, accompagnare familiari) che per reali urgenze di affari. Non è un caso che il picco dei voli privati si verifica nel giorno di San Valentino, e che nei mesi di luglio, agosto e settembre un aeroporto come quello di Olbia-Costa Smeralda balza al terzo posto tra i più trafficati d’Europa, preceduto da quello di Nizza in Costa Azzurra. Se in novembre il traffico in Italia è stato pari in media a 328 voli al giorno, in agosto ne erano stati registrati 699, in settembre 667, in ottobre 461.
IN ITALIA DOVREBBERO ESSERE immatricolati circa 140 jet privati: il condizionale è d’obbligo perché l’Enac, l’Ente nazionale aviazione civile non ci ha fornito un numero aggiornato, quindi non è dato sapere quanti siano quelli appartenenti a privati, quanti quelli utilizzati in multiproprietà e quanti in carico a servizi di charter/noleggio. Sappiamo che se ne fa un uso poco efficiente: il 50% delle tratte coperte con jet privati in Europa sono inferiori ai 500 km, tratte brevi ed estremamente energivore perché sono le fasi di decollo e atterraggio a comportare il maggior consumo di carburante. Sono tratte che si possono nella maggior parte dei casi coprire in treno con viaggi di 2-3 ore, considerando che l’asse più trafficato in assoluto in Europa è il Londra-Parigi-Ginevra-Milano, in gran parte servito dall’alta velocità ferroviaria.
AVERE UN JET PERSONALE E’ UNO SFIZIO per pochi, per quanto sempre più numerosi che, secondo T&E possiedono un patrimonio medio di 1,3 miliardi di dollari. Mantenere un Cessna Citation Exel, il più utilizzato dei jet privati, lungo 16 metri per 8 passeggeri, costa circa 950 mila euro l’anno per 200 ore di volo: un terzo se ne va per il carburante, un altro terzo tra spese di equipaggio, hangar e assicurazione, il resto tra manutenzione, servizi aeroportuali e spese varie di gestione. Il prezzo di acquisto? Tra i 2,6 e i 3,5 milioni di euro. Il Cessna ha un’autonomia di 2.700 km, non può affrontare i voli di lungo raggio, per questi ci vorrà un Gulfstream G550 (20 metri, può accogliere 19 passeggeri ed ha un’autonomia di 12.500 km), con ha un costo che si aggira sui 50 milioni di euro.
IN COMPENSO, I MILIARDARI VOLANTI non pagano le tasse sul kerosene e, anche se una parte dei loro jet rientra nello schema europeo ETS (Emission Trading System, il meccanismo di mercato per la limitazione delle emissioni), la spesa risulta per loro comunque irrisoria. «Introdurre una tassa un kerosene sarebbe un passo avanti per togliere un privilegio scandaloso – dice Gianluca Grimalda, economista, di Scientist Rebellion – che ci portiamo dietro da un secolo, dalla nascita dell’aviazione militare considerata un settore strategico e quindi non soggetta a tassazione. Noi però ci battiamo affinché i voli dei jet privati vengano vietati: queste persone hanno stili di vita inconcepibili in un momento in cui la frequenza degli eventi climatici estremi si sta intensificando, mentre proporre carburanti sintetici è solo greenwashing».
SECONDO T&E, DAL 2030 IN EUROPA dovrebbero essere permessi solo i voli di jet privati alimentati a idrogeno o a elettricità e nel frattempo dovrebbero essere introdotte sia una tassa sul kerosene, sia una tassa su ogni singola tratta, come quella già introdotta in Svizzera, di almeno 3.000 euro, che alimenti un fondo per sviluppare nuove tecnologie pulite.
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