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Iuav di Venezia nella «ricostruzione» di Gaza: «Un’opportunità»

Iuav di Venezia nella «ricostruzione» di Gaza: «Un’opportunità»Gaza City, l’area distrutta intorno allo Shifa – Mohammed Hajja/Ap

Invado avanti La contestazione dell'Assemplea permanente per la Palestina libera dopo l'annuncio di un progetto (vago) di ricostruzione post-offensiva: approccio neocoloniale

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 22 giugno 2024

L’Assemblea Permanente per la Palestina libera è intervenuta durante il dibattito organizzato da Undp e dall’Università Iuav il 20 giugno scorso presso l’ateneo veneziano, incentrato sul tema della ricostruzione di Gaza, definita «una crisi, ma anche una opportunità» ed analizzata, a detta dell’assemblea, attraverso un prisma fondamentalmente «tecnico» ma non privo di implicazioni politiche – la prima riguarda l’auspicio di un coinvolgimento israeliano nel processo di ricostruzione, giudicato fondamentale, sia in termini di investimenti che di presenza di tecnici sul territorio di Gaza.

La seconda riguarda invece il coinvolgimento in qualità di esperto (in collegamento da remoto) del controverso Dardari, vicino al presidente siriano Assad (ha lavorato come presidente della Commissione di Pianificazione dello Stato siriano fino a dicembre 2003, quando è stato nominato Vice Primo Ministro per gli Affari Economici fino allo scoppio della rivoluzione nel 2011). Attualmente ricopre un importante incarico come Assistente Segretario Generale e Direttore dell’Ufficio del Programma di Sviluppo delle Nazioni unite per gli stati arabi.

Al dibattito hanno inoltre partecipato Benno Albrecht in qualità di Rettore, Jacopo Galli (ricercatore Università Iuav di Venezia), Sufian Mushasha (Consulente Senior per le Politiche del Programma di assistenza al oopolo palestinese dell’Undp).

ABBIAMO CHIESTO ai portavoce dell’Assemblea di esprimerci le loro remore rispetto al coinvolgimento del loro ateneo in un processo di ricostruzione di questo tipo. «Il tipo di cultura del progetto che sottende questo intervento – affermano – è molto distante da quello che abbiamo appreso durante la nostra formazione: lungi dal coinvolgere i bisogni della popolazione residente, oramai obbligata a perenne displacement o in fuga, si propone un intervento che coinvolge le rappresentanze istituzionali più discutibili vicine ai regimi arabi più coinvolti in guerre e repressioni, oltre a caldeggiare l’intervento dello stato occupante e a non sanzionare il genocidio in corso. La posizione dell’ateneo è ambigua rispetto a quanto sta accadendo a Gaza, non abbastanza coraggiosa nel denunciare le violazioni dei diritti fondamentali e l’urbicidio in corso. Ci sembra davvero incredibile assistere a questo tipo di approccio che qualifichiamo di neo-coloniale e white-saviour incentrato sulla dipendenza dall’aiuto internazionale e dalla connivenza con la potenza occupante, quando ancora le bombe su Gaza non hanno smesso di piovere».

Le rivendicazioni dell’Assemblea, che dal 20 giugno ha ripreso a presidiare l’ateneo dopo un periodo di intense occupazioni e stimolanti dibattiti che hanno caratterizzato il mese appena trascorso, si chiedono: chi è coinvolto nel progetto riguardante le competenze e le conoscenze? Come saranno coinvolte l’Università Ca’ Foscari, la Jordan University Amman, l’Università degli Studi di Padova, l’American University of Beirut e l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale?

Che tipo di relazioni concrete sono state stabilite con professionisti locali, università palestinesi e le loro comunità accademiche? Quando si parla di «coinvolgimento della comunità locale», con chi intende collaborare lo Iuav nella co-progettazione? Secondo quale mandato istituzionale state pianificando la ricostruzione di Gaza? Chi sta informando la visione dietro il progetto, che, come indicato nelle assunzioni, deve essere pronta a essere rinegoziata a seconda dei cambiamenti politici?

A QUESTE DOMANDE l’Università ha mancato di rispondere, dopo aver intimato ai dottorandi portavoce dell’Assemblea di «fare domande, non proclami» pena l’esclusione dal dibattito.

Il monitoraggio da parte degli studenti e dei ricercatori dell’Assemblea continua e invita l’Università e la governance Iuav ad allargare un dibattito che sappia considerare con maggiore rispetto una popolazione che non ha chiesto di essere trattata come una opportunità per lo urban design internazionale, ma che continua a seppellire i corpi di una Gaza oramai città fantasma.

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