Sostegno militare fino alla vittoria, ricostruzione, ritorno dei minori deportati in Russia e appoggio all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. Sono principalmente questi i temi trattati dal presidente Volodymyr Zelensky nella sua visita a Roma. Il leader ucraino è atterrato nella prima mattinata di sabato in una capitale piovosa e blindata da un imponente schieramento di forze di polizia. Ad attenderlo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e i rispettivi ambasciatori dei due Paesi.

PRIMA TAPPA: il Quirinale. Zelensky ha chiarito di aver voluto fortemente questa visita per «ringraziare l’Italia». «Vorrei abbracciare gli italiani uno a uno per il sostegno che ci è stato continuamente offerto a tutti i livelli e che non è mutato con il cambio di governo tra Draghi e Meloni» ha detto il capo di stato secondo fonti interne al Quirinale.

«Con l’Italia abbiamo valori comuni» ha poi proseguito, chiarendo subito che la posizione del suo governo rispetto alla fine possibile della guerra non è cambiata e che il «piano di pace in 10 punti» proposto da Kiev per ora resta l’unico praticabile. «Noi siamo per la pace, la nostra vittoria è la pace. Siamo aperti a tutti i contributi internazionali ma la guerra la stiamo subendo sul nostro territorio e non possiamo accettare una proposta di pace che sia ingiusta per noi».

COPIONE SIMILE A PALAZZO CHIGI, dove il picchetto d’onore ha fatto ala al passaggio della premier Giorgia Meloni e del suo ospite. L’incontro a porte chiuse è durato un’ora e dieci, ma in sala stampa si è dovuto attendere ancora almeno 40 minuti dopo la conclusione del colloquio per l’ingresso dei due leader. Si conferma l’intesa personale, Zelensky la chiama «Giorgia» e Meloni si riferisce al presidente ucraino con «il mio amico Volodymyr».

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Già nell’incontro di Kiev dello scorso 22 febbraio, il primo tra i due, era stata evidente la sintonia personale e programmatica. Ma ieri la premier italiana si è spinta oltre, ergendosi a principale sponsor della candidatura europea dell’Ucraina. Aspetto che Zelensky non ha mancato di sottolineare: «Per noi è molto importante diventare un membro alla pari all’interno dell’Ue e per questo ringrazio l’Italia e gli italiani per il sostegno; sarebbe bellissimo se l’Ucraina potesse entrare nell’Unione entro la fine dell’anno».

«Abbiamo parlato anche di Nato:» ha aggiunto il presidente, «oggi l’Ucraina fa ciò che avrebbe fatto qualsiasi Paese della Nato ovvero difendere i confini dell’Alleanza. Ci aspettiamo molto dal prossimo summit Nato di Vilnius per definire i prossimi passi del nostro ingresso nella Nato».

INOLTRE, IL PRESIDENTE UCRAINO ha ringraziato anche per l’accoglienza agli sfollati del suo Paese in Italia. «L’invasione russa sta creando morte, sofferenza, danni gravissimi alle infrastrutture e alle case, la questione della sicurezza è sempre al primo posto per noi. Si consideri che solo nelle ultime 7 ore abbiamo abbattuto 17 droni kamikaze iraniani. Questa è l’idea della guerra della federazione russa».

Tuttavia, «finalmente si parla di quando le bombe russe smetteranno di distruggere le nostre case». Nella pratica, la ricostruzione (sulla quale l’Italia sta investendo molto a livello mediatico) si dividerà in due piani: uno immediato, un first recovery plan che contribuisca ad affrontare le emergenze nell’immediato: «Rifugi per le scuole e le università che permettano di iniziare il prossimo anno scolastico garantendo un minimo di socialità ai minori» e l’approvvigionamento energetico, «l’Italia ci ha aiutato a superare l’inverno passato ma ora dobbiamo attrezzarci per il prossimo».

Insomma: «salute, istruzione, energia e case per gli sfollati dai territori occupati e dalle zone bombardate». E poi c’è il piano di ricostruzione a lungo termine, un progetto ampio che permetta agli ucraini di «tornare alla vita». Ma per questo ci vorrà tempo.

IL PRESIDENTE UCRAINO ha anche insistito sulla necessità di far rientrare in Ucraina le migliaia di bambini deportati in Russia. «Secondo una prima stima, almeno 19393 minori, dei quali abbiamo nome cognome e data di rapimento, sono stati trasferiti forzatamente in Russia. Questi minori sono educati nell’odio dell’Ucraina, è importante riportarli a casa».