Se l’Inghilterra, dopo aver subito la sconfitta in casa dalla Scozia e aver perso per il terzo anno consecutivo la Calcutta Cup, domenica perdesse per la prima volta nella storia contro l’Italia, è abbastanza probabile che uno tsunami di dimensioni mai viste, partito dalla foce del Tamigi, raggiungerebbe il Twickenham e lo scuoterebbe fin nelle fondamenta. Saremmo nell’ambito dell’indicibile. Per quanto mal messo possa essere il XV della Rosa, nessuno di là dalla Manica vuole seriamente considerare una simile eventualità. Certe cose non possono, non devono succedere, tanto più nell’anno della coppa del mondo. Steve Borthwick, che dallo scorso dicembre ha assunto la direzione tecnica della nazionale inglese dopo il licenziamento del carismatico Eddie Jones, sa bene di avere un solo risultato a disposizione, possibilmente accompagnato da una prestazione convincente. Epperò un po’ di nervosismo traspare: “Sono stato chiaro fin dall’inizio: c’è molto lavoro da fare. Quando ho preso in mano la squadra e ho verificato tutti gli elementi a disposizione, ho preso atto che non c’era nulla che andasse bene”. Eddie Jones, che intanto ha appena firmato un contratto quinquennale con l’Australia, non deve aver gradito più di tanto ma ha scelto un understatement sebbene avvelenato: “Steve ha probabilmente ragione. Stavamo cercando di trasformare la squadra: con il gioco attuale può vincere delle partite ma non basta per diventare campioni del mondo. Perciò continuate a dare la colpa a me, io ho le spalle larghe”.

Se l’Inghilterra, dopo aver subito la sconfitta in casa dalla Scozia e aver perso per il terzo anno consecutivo la Calcutta Cup, domenica perdesse per la prima volta nella storia contro l’Italia, è abbastanza probabile che uno tsunami di dimensioni mai viste, partito dalla foce del Tamigi, raggiungerebbe il Twickenham e lo scuoterebbe fin nelle fondamenta

BORTHWICK le sue scelte le ha fatte: giubilati il veterano Ben Youngs e Anthony Watson, accantonata la doppia cabina di regia, Owen Farrell scivola da primo centro a mediano di apertura e Marcus Smith, il promettente anglo-filippino, si accomoda in panchina. E’ comunque lecito attendersi un’Inghilterra solida e aggressiva nei punti di incontro, con un gioco metodico e degli attacchi multifase che tendono a stremare la difesa avversaria. Tutte cose che l’Italia dovrebbe conoscere abbastanza bene. Kieran Crowley ha già annunciato la formazione di domenica e ci saranno due cambi: Marco Riccioni in prima linea al posto di Ferrari, e Eduardo Padovani all’ala in sostituzione di Pierre Bruno. Per il resto è l’Italia che domenica scorsa all’Olimpico ha messo alle corde la Francia con un secondo tempo di grande qualità. In panchina potremmo rivedere Jake Polledri dopo il terribile infortunio di due anni fa, quando il terza linea si ruppe tutti i legamenti del ginocchio destro, tibia perone, e lesionò polpaccio e terminazioni neurologiche. Lo avevamo dato per perduto per sempre e invece si è riuscito a tornare a giocare su ottimi livelli. Auguri a lui.

La redazione consiglia:
Rugby, l’Inghilterra vince l’apertura in casa della coppa del mondo

LA SECONDA giornata del torneo si apre con il match più atteso di tutti: Irlanda-Francia (SkySportArena, 15:15). La prima e la seconda squadra del mondo. Le due grandi favorite, entrambe a punteggio pieno e in corsa per qualsiasi cosa, a partire dal Grande Slam a scendere. Si gioca a Dublino, all’Aviva Stadium, e i pronostici pendono a favore dei padroni di casa; ma non tanto per il fattore campo (che conta, ovvio) ma perché nel match di sabato contro i gallesi l’Irlanda ha impressionato per la potenza e l’efficacia del suo gioco, mentre la Francia in versione romana non è piaciuta. Eppure Fabien Galthié non cambia nulla nel suo quindici: giocano esattamente gli stessi e questo può significare una cosa soltanto, ovvero che il coach francese ha una fiducia totale nei suoi uomini e che considera la prova di domenica scorsa qualcosa che non si ripeterà. Oppure, e questo con i francesi è sempre possibile, che Galthié non intende mettere in agitazione uno spogliatoio tradizionalmente irrequieto. Anche l’Irlanda Andy Farrell conferma il quindici che ha travolto il Galles. Ci sarà dunque anche Jonathan Sexton, 37 anni, dal 2009 guida, faro e ispiratore del gioco irlandese. Sexton, che sabato scorso ha dovuto uscire infortunato e sottoporsi al “protocollo concussion”, rimane irrinunciabile, il giocatore di cui non si può fare a meno, a costo di tenerlo insieme con lo scotch. Partita da non perdere. Nel tardo pomeriggio al Murrayfield di Edimburgo va in scena la sfida gaelica tra Scozia e Galles (SkySport Arena, 17:45). Per gli scozzesi, che hanno vissuto un sabato esaltante con la riconquista della Calcutta Cup, si tratta di confermarsi, cosa mai facile anche se giocano in casa. Per il Galles, ultimo in classifica con zero punti, è già il momento della verità.

Inghilterra: Steward; Malins, Slade, Lawrence, Hassel-Collins; Farrell, Van Poortvliet; Dombrand, Willis, Ludlam; Chessam, Itoje; Sinckler, George, Genge.

Italia: Capuozzo; Padovani, Brex, Morisi, Menoncello; Allan, Varney; L. Cannone, Lamaro, Negri; Ruzza, N. Cannone; Riccioni, Nicotera, Fischetti.