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Italia-Europa, il disumano che è in noi

«È disumana» la politica dell’Unione europea di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riconsegnarli nelle «terrificanti prigioni: lo denuncia l’Alto commissario ‘Onu per i diritti umani […]

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 15 novembre 2017

«È disumana» la politica dell’Unione europea di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riconsegnarli nelle «terrificanti prigioni: lo denuncia l’Alto commissario ‘Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein che accusa: «La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità», ricordando che «gli osservatori dell’Onu in Libia sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari». L’accusa finale è «di non aver fatto nulla per ridurre gli abusi perpetrati sui migranti».

La durissima condanna delle Nazioni unite riguarda in primo luogo l’Italia, le politiche di accoglienza del governo Gentiloni e in particolare dell’emergente ministro degli interni Marco Minniti, promotore e capofila del sistema di «riconsegne» alle cosiddette «autorità libiche» dei migranti intercettati in Mediterraneo.

Dove, in questi giorni, è ripresa la tragedia dei morti annegati, con la battaglia navale delle guardie libiche per strappare i disperati alle ormai poche navi di soccorso delle Ong. Dopo che contro le Ong è stata scatenata per tutta l’estate una campagna di colpevolizzazione, indagini della magistratura, operazioni dei servizi segreti e indegne campagne giornalistiche.

Tutti impegnati a sostenere il governo nel tentativo di cancellare la disperazione dei migranti. Il misfatto delle morti a mare non si deve, che importa se allora muoiono nei deserti o nelle prigioni libiche? Proprio quello «stile coloniale italiano», quel Codice Minniti, era stato apprezzato a fine agosto scorso dal vertice di Parigi dei quattro paesi decisivi dell’Unione europea, Germania, Francia, Spagna ed Italia con tanto di partecipazione dell’Alto rappresentante della politica estera Mogherini. Insomma, non è che l’Ue non ha fatto nulla per ridurre gli abusi, li ha semplicemente autorizzati. Tutti in campo ad appoggiare l’Italia, incapaci per parte loro di provvedere altrimenti con una ripartizione equa degli arrivi dei profughi. E con una pervicacia dal sapore elettorale volta a dimostrare ad ogni costo alle rispettive opinioni pubbliche il comune intento a contenere, il più possibile lontano dalla coscienza europea ed occidentale, il fenomeno epocale delle migrazioni dei rifugiati da guerre e persecuzioni e da miseria. Nell’occasione del summit della Ue, ci fu una perfidia in più: per bocca di Angela Merkel venne ribadita la nefasta distinzione nell’accoglienza negandola ai cosiddetti «migranti economici», relegati in un doppio inferno.

E Mogherini (Mister Pesc) spiegò che non era necessario promettere un piano Marshall per l’Africa, «già spendiamo – disse – 20 miliardi di euro, in aiuto allo sviluppo, alla cooperazione, in partenariati commerciali…». Per un continente ricchissimo come l’Africa, nel quale siamo impegnati nel commercio di armi e in tante guerre, e del quale ogni giorno rapiniamo risorse petrolifere, minerarie e terre? Da quel summit europeo – per il quale l’Italia «aveva salvato l’onore dell’Europa» -, le cui decisioni vengono giudicate ora «inumane» dall’Onu, nacque anche la proposta di aprire centri di identificazione in Africa, con tanto di chiamata di correo dello stesso Unhcr che ora, invece, accusa l’operazione di «oltraggio all’umanità». Lì l’Europa si convinse che la sua frontiera a sud – Minniti ce l’ha ripetuto alla noia – doveva diventare il Niger, con il Ciad e il Mali. Senza chiedersi intanto che fine avrebbe fatto subito quel milione di profughi che da molti mesi è rimasto intrappolato in Libia.

Tranquilli. Ha ripetuto il governo Minniti-Gentiloni, ci penseranno le «autorità libiche». Ma quali? Le tante che esistono, i signori della guerra, i «sindaci» eletti da nessuno, la guardia «costiera libica»? Tutte formule che riconvertono a ruolo e a libro paga, dopo le devastazioni della guerra Nato a Gheddafi, centinaia di milizie armate spesso legate al jihadismo estremo. Oppure con le forze militari che Macron metterà a disposizione in Niger e Ciad.

Ma qual è alla fine la spiegazione di tanto «oltraggio alla coscienza dell’umanità», come l’Onu definisce le responsabilità dell’Ue? Il ministro Minniti lo ha ripetuto: «Se non avessimo fatto questo in Libia c’era da temere per la tenuta democratica del Paese». Quindi trasformando in lager buona parte del continente africano «per la democrazia»? Cioè assumendo la politica della paura, con l’occhio attento ai sondaggi elettorali, e finanziando milizie mafiose, come hanno rivelato importanti e veridici reportage della stampa internazionale. Agghiacciante quello di ieri della Cnn che ha mostrato come nei centri di detenzione libici vengano allestite aste di profughi-schiavi. Poteva mai essere «per la democrazia» una tale vergognosa decisione? E infatti ora le Nazioni unite, scioccate, la definiscono per quello che è: un «oltraggio alla coscienza dell’umanità».

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