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Italia di rugby, segnali di ripresa

Italia di rugby, segnali di ripresa

Sport Gli azzurri cadono con onore - 16-26 - contro i campioni in carica dell'Irlanda - in un match in cui si sono viste buone azioni. Nel terzo turno del Sei Nazioni spicca la sconfitta dell'Inghilterra a Cardiff

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 26 febbraio 2019

Cade il XV della Rosa, sconfitto a Cardiff (21-13) da un Galles capace di una prestazione perfetta. La Francia conquista il suo primo successo (27-10) di questo Sei Nazioni dominando una Scozia impalpabile e falcidiata da troppi infortuni. L’Italia disputa la sua migliore partita della stagione, chiude il primo tempo avanti di quattro punti ma nella seconda parte del match deve inchinarsi a un’Irlanda seppur irriconoscibile rispetto a quella ammirata nell’ultimo anno. 26-16 il risultato finale per i campioni in carica, autori di quatto mete (Roux, Stockdale, Earls e Murray) contro le due messe a segno dagli azzurri (Padovani e Morisi). Per gli irlandesi arriva anche il punto di bonus.

LA CLASSIFICA al termine del terzo turno è la seguente: Galles 12 punti; Inghilterra 10; Irlanda 9; Francia 6; Scozia 5, Italia 0. Tra due settimane gli azzurri saranno a Londra per la sfida contro gli inglesi mentre la Scozia ospita i gallesi e l’Irlanda aspetta i francesi a Dublino. Tutto sembra suggerire che le sorti del torneo saranno decise all’ultima giornata, con la sfida Galles-Irlanda al Principality Stadium di Cardiff.

NESSUNO, nonostante le buone prestazioni nei test di novembre, si aspettava un Galles così determinato, solido e disciplinato come quello visto in campo sabato. Gli inglesi avevano dominato gli irlandesi nella prima giornata, poi avevano umiliato la Francia al Twickenham: la squadra guidata da Eddie Jones sembrava lanciatissima verso il Grande Slam e sicura protagonista nell’ormai prossima coppa del mondo. Ma Cardiff è sempre un campo difficile per il XV della rosa: ci sono secoli di rancori mai sopiti con cui fare i conti, e lo spirito indomito dei gallesi è capace di ogni impresa quando ha di fronte quelle maglie bianche che identificano i rivali di una vita. Warren Gatland, la volpe di Waikato, ha escogitato un piano di gioco perfetto: ha ordinato ai suoi di mettere pressione sulla cabina di regia inglese (Youngs e Farrell), prosciugando le sorgenti del gioco, ha chiesto dedizione e disciplina nei raggruppamenti, ha ottenuto dal triangolo allargato (Williams-North-Adams) una prestazione magistrale in termini di copertura sui calci a spiovere. Il vantaggio con cui gli inglesi avevano chiuso il primo tempo (meta di Curry) è stato annullato da un secondo tempo che ha visto i padroni di casa dominare in ogni fase di gioco. La meta di Cory Hill ha portato al sorpasso salutato da un boato di tutto lo stadio, quella di Josh Adams quasi allo scadere ha sigillato la vittoria. Sugli scudi il capitano Alun Wynn Jones e l’estremo Liam Williams, man of the match. I gallesi sono in corsa per il successo finale e per lo Slam; agli inglesi (due match in casa) non resta che sperare in un passo falso dei loro avversari.

L’ITALIA era attesa da un impegno di quelli apparentemente “senza speranza”. Dopo le due brutte partite con Scozia e Galles, era convinzione diffusa che gli irlandesi avrebbero divorato gli azzurri in un solo boccone, agguantando da subito il punto di bonus che spetta a chi segna almeno quattro mete. Ma nessuno aveva fatto i conti con il pessimo momento dei campioni: la squadra di Joe Schmidt, che in autunno aveva sconfitto gli All Blacks, non riesce più a sciorinare il suo “power rugby”, ha perso ritmo e mordente e, insomma, rien ne va plus. Il divino Jonathan Sexton, principe di mediani di apertura, è un pallido ricordo del fuoriclasse ammirato nelle ultime stagioni: male nei calci, giù di tono, privo di intuizioni. Tutto il gioco della squadra è rallentato: se una volta era un martello pneumatico capace di percuotere per 80 minuti filati, ora è una grancassa mezza sfondata.

Con un match che fin dai primi minuti si è indirizzato sui ritmi bassi, l’Italia è riuscita a dare il meglio di sé. Si sono viste belle azioni alla mano, Tito Tebaldi ha esibito guizzi prodigiosi, Jaden Hayward è riuscito più volte a infilarsi nella retroguardia dei verdi come un feroce incursore. La prima meta era irlandese (11’), dopo diciannove fasi di gioco a ridosso dei pali azzurri, poi Tommaso Allan accorciava (3-7) con un piazzato, ma un orrendo pasticciaccio di Campagnaro su un pallone spiovente metteva Stockdale nelle condizioni di schiacciare la seconda meta (3-12) al 20’. Poi era un monologo azzurro: la nostra difesa fermava tutti i tentativi di sfondamento, Mbanda, Ruzza e Steyn macinavano placcaggi, gli irlandesi erano imprecisi e sbagliavano molto. Al 32’ era Tebaldi a guidare una bella folata offensiva, Allan apriva al largo e Padovani (terza meta in tre partite) schiacciava indisturbato per l’11-12. Sei minuti dopo era Hayward a sfondare e Morisi finalizzava: 16-12. Mancavano però i calci di Allan, che ne sbagliava ben tre per un totale di 7 punti che avrebbero consentito all’Italia di andare al riposo con 11 punti di vantaggio anziché quattro.

LA RIPRESA era un’altra storia. Negli spogliatoi Schmidt strigliava i suoi giocatori e l’Irlanda alzava il ritmo. Si facevano male prima Mbanda e poi Tuivaiti e l’indisciplina nei punti di incontro veniva puntualmente sanzionata da un arbitro, il neozelandese Glenn Jackson, tanto fiscale nei confronti degli azzurri quanto tollerante verso i continui fuorigioco delle guardie irlandesi. Arrivavano le mete di Keith Earls (50’) e Conor Murray (66’) che rendevano il vantaggio incolmabile. Fine della storia e molto rammarico per tutto quanto di buono l’Italia aveva fatto vedere per un tempo intero.

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