Italia-Albania, da Bruxelles silenzio sul porto sicuro
Piantedosi: «La maggioranza dei salvataggi effettuati in acque internazionali». Ma il diritto internazionale prevede anche altro
Piantedosi: «La maggioranza dei salvataggi effettuati in acque internazionali». Ma il diritto internazionale prevede anche altro
«Le nostre strutture di salvataggio intervengono ricorrentemente in acque internazionali, anche di competenza Sar (ricerca e salvataggio, ndr) di altri paesi. Direi anzi che il grosso dei nostri salvataggi avviene proprio in acque internazionali». Al termine di un consiglio dei ministri durante il quale non è mancata una nuova stretta sui migranti, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi risponde alle osservazioni arrivate da Bruxelles – per ora in via informale – sulla contestata intesa siglata da Giorgia Meloni con il premier albanese Edi Rama. Ieri un portavoce della Commissione europea ha ribadito quanto già detto mercoledì dalla commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson, ovvero che «le regole Ue in materia di asilo si applicano al territorio degli Stati membri, incluse le acque territoriali». Pertanto, ha spiegato il portavoce «non è in disaccordo con il diritto Ue prevedere che un migrante, che sia raccolto in acque internazionali, possa essere condotto in Albania sulla base di un accordo tra Italia e Albania».
TUTTO, QUINDI, dipende dal punto in cui l’imbarcazione con i migranti che si trova in difficoltà viene soccorsa da una nave italiana: se all’interno delle 12 miglia che perimetrano le acque territoriali di un paese oppure oltre, in una zona Sar quasi di sempre di maggiore estensione e che pur essendo di competenza di un paese, in questo caso l’Italia, è comunque all’interno di acque internazionali. Acque nelle quali già oggi operano non solo le navi della Marina militare, ma anche le motovedette di Guardia costiera e della Guardia di finanza. Per capire: dei 101.402 migranti tratti in salvo fino a ieri in area Sar, solo 8.151 sono opera di navi delle ong, mentre per i rimanenti sono intervenute navi dello Stato (dato del Viminale). Ad eccezione di donne incinta, minori e vulnerabili, si tratta di naufraghi che, se da Bruxelles dovesse arrivare il via libera ufficiale all’intesa con Tirana, in futuro potrebbero essere sbarcate in Albania- Il problema, ha spiegato Piantedosi, «sarà quello di dare copertura all’estensione della giurisdizione sul territorio albanese: ci sarà un passaggio normativo».
In realtà ci sono anche altre questioni che restano scoperte. La prima riguarda quanto previsto dalla convezioni internazionali (ad esempio la convenzione Sar) secondo le quali chi vine salvato in mare deve essere portato subito nel porto sicuro più vicino. Che chiaramente non può essere in Albania. La seconda l’ha indicata ieri sempre il portavoce della Commissione: ovvero cosa accadrebbe se, dopo aver salvato i migranti, nel trasferirli in Albania la nave italiana dovesse attraversare le acque territoriali del nostro Paese. Per il portavoce «è una cosa da chiarire in un briefing tecnico».
QUESTA MATTINA Meloni vedrà a Zagabria il primo ministro croato Andrej Plenkovic. Tra i temi trattati anche l’immigrazione e il protocollo italo-albanese che la premier intende presentare come «un modello» da replicare. Intanto come già avvenuto alla Camera anche al Senato, dove ieri è arrivato il decreto sul «Piano Mattei», le opposizioni hanno chiesto al presidente Ignazio La Russa di poter esaminare l’intesa con Tirana.
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