Lavoro

Ita perde ancora. Condannata in appello a Roma

Ita perde ancora. Condannata in appello a RomaAlcune dipendenti Alitalia

Cieli Precari Sui 77 reintegri di lavoratori ex Alitalia chiedeva la sospensione dell'esecutività rilanciando il "ricatto" dell'addio di Lufthansa. Dovrà pagare anche mille euro di sanzione

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 settembre 2023

Nuova sconfitta giudiziaria per Ita. La Corte di appello del tribunale del lavoro di Roma ha rigettato il ricorso della compagnia aerea che chiedeva la «sospensione dell’esecuzione della sentenza» che a giugno ha disposto il reintegro di 77 dipendenti ex Alitalia, riconoscendo la cessione di ramo d’azienda e la continuità fra le due compagnie.

Nelle quattro pagine di dispositivo, i tre giudici della Corte di appello hanno ribadito la giustezza della sentenza di giugno e hanno dichiarato l’istanza inamissibile, condannando Ita anche alla sanzione pecuniaria di 1.000 euro.

Anche questa volta Ita aveva tentato di inserire Lufthansa nella questione giudiziaria, sostenendo che il reintegro dei lavoratori «comporterebbe la caducazione dell’Accordo di investimento tra il ministero dell’Economia, Deutsche Lufthansa Aktiengesellschaft e Ita, con diritto della società tedesca a recedere dall’investimento di 829 milioni di euro che ha sottoscritto al momento dell’acquisizione di quote sociali di Ita».

Ma anche in questo caso, i giudici hanno considerato il “ricatto” illegittimo.

«Ita ha chiesto, con urgenza nel mese di agosto, la sospensione della esecuzione della sentenza che essendo inesistente è stata dichiarata inammissibile – spiega l’avvocato dei lavoratori ex Alitalia Pierluigi Panici – per di più con una condanna, assai rara, ad una pena pecuniaria. Nella occasione evitando gli argomenti giuridici, insussistenti, Ita ha riproposto alla corte di appello il monito, di natura intimidatoria, secondo cui se non veniva sospesa la sentenza del tribunale, Lufthansa poteva recedere dall’accordo di acquisizione di quote e dall’investimento: anche la Corte di appello, come già il tribunale, ha deciso applicando la legge ignorando pressioni e argomenti di convenienza politica o economica. Insomma il tentativo di privare i lavoratori del diritto a lavorare ed alla retribuzione, peraltro dopo essere stati esclusi dalla cassa integrazione, e’ fallito», conclude Panici.

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