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Israeliani e palestinesi sull’orlo di una escalation

Israeliani e palestinesi sull’orlo di una escalationI funerali a Jenin dei palestinesi uccisi dall'esercito israeliano – Ap

Israele/Territori occupati La reazione delle autorità israeliane agli attentati che hanno causato 11 vittime rischia di far salire la tensione fino al punto di una esplosione che, tra i suoi effetti, potrebbe travolgere l'Anp di Abu Mazen

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 1 aprile 2022

Si chiama «Rompi Onda» l’operazione che Israele ha lanciato in Cisgiordania dopo l’attacco armato di martedì sera a Bnei Brak, il terzo in una settimana in cui 11 israeliani uccisi, assieme ai quattro attentatori. Il riferimento è all’«ondata» di attentati che il governo di Naftali Bennett ha garantito di voler fermare con «pugno di ferro». Lo stesso primo ministro – ed esponente di punta della destra religiosa – ha esortato gli israeliani con il porto d’armi ad uscire con la pistola in tasca per «fermare i terroristi». Tuttavia la reazione dell’esecutivo israeliano – che ha ordinato controlli a tappeto, restrizioni e soprattutto incursioni di esercito e polizia nei centri abitati palestinesi in Cisgiordania con arresti di dozzine di persone – e le ritorsioni attuate da coloni israeliani, rischiano di accrescere la tensione invece di placarla. Ciò mentre la ministra dell’interno Ayelet Shaked sostiene che gli attentati sono stati compiuti da «lupi solitari» che con ogni probabilità non facevano parte di organizzazioni vere e proprie, anche se i primi due attacchi, a Beersheva e Hedera (realizzati da tre arabo israeliani) sono poi stati rivendicati dall’Isis.

Ieri, poco prima dell’alba, soldati di unità di combattimento si sono sparpagliati nei vicoli del campo profughi di Jenin e sui tetti delle case. Quindi hanno circondato la casa di Suhaib Merhi, ricercato da mesi dall’intelligence israeliana. L’incursione ha innescato scontri a fuoco e le proteste di decine di abitanti del campo. Due giovani palestinesi – armati secondo il portavoce militare -, Sanad Attia, 17 anni, e Yazid Al-Saadi, 23 anni, sono stati uccisi da cecchini, hanno denunciato fonti palestinesi (quelle israeliane parlano di tre palestinesi uccisi). Quattordici i feriti da proiettili, tre sono in gravi condizioni. Ferito anche un soldato. Merhi è riuscito a far perdere le tracce, in manette sono finiti due non ricercati: Barakat Shreim e Kamal Lahlouh. Dopo il raid le Brigate Al-Quds, il braccio militare del Jihad islami, hanno annunciato di aver ordinato ai propri uomini di prepararsi al combattimento. L’altro movimento islamista, Hamas, ha avvertito di essere pronto all’escalation. In quelle stesse ore, nei pressi del blocco delle colonie di Etzion, a sud di Betlemme, un palestinese veniva ucciso su di un autobus dopo aver ferito un israeliano con un cacciavite.

Non sorprende che a prendere, insolitamente, posizione contro le misure e le operazioni militari di Israele, sia stato il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen che due giorni fa aveva condannato l’attentato di Bnei Brak (su intimazione del ministro della difesa Gantz, così sostengono i media israeliani). Abu Mazen ha tutto da perdere dall’operazione «Rompi Onda» nei centri abitati palestinesi. L’Anp, debole, senza fondi (ieri il governo palestinese ha comunicato un defici di bilancio di oltre 500 milioni di dollari), ha visto precipitare ai minimi storici il consenso tra i palestinesi. Perciò una ampia campagna militare israeliana in Cisgiordania potrebbe colpirla alle fondamenta a tutto vantaggio dei rivali di Hamas. Senza dimenticare la profonda avversione tra i palestinesi nei confronti della cooperazione di sicurezza, mai cessata, tra l’intelligence dell’Anp e quella di Israele.

Abu Mazen ha condannato la «pericolosa escalation di Israele contro il nostro popolo e contro i nostri luoghi santi». Si è riferito anche alla passeggiata del deputato israeliano di estrema destra, Itamar Ben Gvir, sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme scortato da agenti di polizia. E ha insistito affinché si faccia il possibile per garantire la calma durante le prossime celebrazioni del Ramadan islamico. In sostanza ha chiesto che Israele non ponga restrizioni all’accesso dei fedeli alla Spianata. Secondo il portale online Ultra Palestine diversi parti arabe, ora alleate di Israele, premono per evitare l’escalation perché temono il crollo dell’Anp. La percezione è che la situazione sia vicina al limite: un nuovo attacco armato palestinese in Israele, una nuova incursione in Cisgiordania o una provocazione di coloni ed estremisti israeliani contro civili palestinesi aprirebbe scenari di eccezionale gravità.

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