La prossima settimana all’Aia il primo ministro israeliano Netanyahu vorrebbe schierare Alan Dershowitz, avvocato e docente di fama internazionale della Harvard Law School nonché storico difensore di Israele e delle sue politiche, per smentire le accuse di genocidio presentate contro lo Stato ebraico dal Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia (Cig). Il paese africano spera che la Corte, oltre a sanzionare Israele, emetta in tempi stretti un ordine di interruzione immediata dell’offensiva militare contro Gaza. Per Dershowitz le accuse del Sudafrica sono «totalmente false». A suo dire «Israele ha fatto di tutto per evitare» l’uccisione di oltre 22mila palestinesi, in gran parte donne e minori.

All’Aia, perciò, si annuncia una battaglia legale che potrebbe avere ricadute decisive. Ne abbiamo parlato con la giurista canadese di origine palestinese, Diana Buttu, in passato associata alle Università di Stanford e Harvard.

Diana Buttu
Diana Buttu (Photo by Emrah Yorulmaz/Anadolu Agency/Getty Images)

Israele che boicotta la Corte penale internazionale (Cpi), alla quale non ha mai aderito, ha invece scelto di difendersi davanti alla Cig dall’accusa di genocidio a Gaza che gli rivolge il Sudafrica a nome di tutti i palestinesi. Come lo spiega?
Non può farne a meno. Israele è uno dei firmatari della Convenzione delle Nazioni unite sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio da cui la Corte internazionale di giustizia trae la propria autorità per esaminare la denuncia presentata dal Sudafrica. A differenza della Cpi che indaga sugli individui, la Cig si occupa di scontri giuridici tra Stati. Qualsiasi paese firmatario della Convenzione ha il diritto di sporgere denuncia contro un altro paese, anche se il paese ricorrente non è stato danneggiato dal paese in questione.

Il Sudafrica denuncia che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza. È un’accusa che a suo avviso la Corte troverà fondata? Cos’è un genocidio?
Ci sono modi diversi in cui un genocidio può essere perpetrato. In genere si crede che un genocidio comporti solo lo sterminio di massa di persone, di un popolo. Non è solo così, secondo la definizione internazionale. Ci sono altri modi di praticare un genocidio. Come negare i mezzi di sopravvivenza o distruggere il patrimonio culturale. O anche esprimere in vari modi l’intenzione di commettere queste azioni. Ed è questo il caso di Israele. Dopo il 7 ottobre (giorno dell’attacco di Hamas nel sud della Stato ebraico, ndr) abbiamo ascoltato dallo stesso ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant l’intenzione, poi messa in atto, di tagliare alla popolazione di Gaza risorse e beni essenziali, tra cui l’acqua, l’elettricità e anche il carburante e le forniture mediche. Questa è l’intenzione di commettere un genocidio in alcune delle sue forme. Importanti rappresentanti dell’establishment israeliano hanno ripetuto che a Gaza non ci sono persone innocenti, Se ne può concludere che dal punto di vista israeliano sono state giustificate le uccisioni di migliaia di palestinesi anche se non erano armati o combattenti. Abbiamo anche letto o ascoltato da funzionari israeliani che quella in corso a Gaza sarebbe una battaglia tra i «bambini della luce» e i «bambini dell’oscurità». Vari politici israeliani hanno auspicato una Gaza più piccola con una popolazione più pura. Certo, nessun leader israeliano ha invocato esplicitamente un genocidio, ma le intenzioni manifestate bastano e avanzano per il procedimento avviato alla Cig. In ogni caso chiunque può osservare che i bombardamenti israeliani hanno cambiato la faccia di Gaza, interi centri abitati non esistono più, sono stati rasi al suolo. Migliaia di civili, di bambini, sono stati uccisi. Gli ospedali sono stati attaccati. L’elenco è lungo.

Israele respinge le accuse, afferma di essersi difeso da un attacco portato da un’organizzazione terroristica e che i video con i politici che invocano la distruzione di Gaza sarebbero solo parole.
Talvolta i rappresentanti israeliani finiscono per credere alla loro stessa propaganda. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Ciò che accade da tre mesi a Gaza è evidente e all’Aia non sarà possibile nasconderlo. Piuttosto ai leader israeliani ricordo un dato storico di eccezionale importanza. L’idea di una legalità internazionale e di un sistema a protezione globale dei diritti umani è emersa alla fine della Seconda guerra mondiale allo scopo di impedire che potessero avvenire genocidi e stermini di massa come quello subito dagli ebrei.