Internazionale

Israele boccia la risoluzione Onu sulle «pause umanitarie»

In fila per il cibo a Rafah foto Ap /Hatem AliIn fila per il cibo a Rafah – foto Ap/Hatem Ali

Israele/Palestina «Gaza sanguina, nulla è stato risparmiato, neanche la nostra sanità»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 17 novembre 2023

Israele ha respinto la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva «pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza per un certo numero di giorni per consentire l’accesso agli aiuti ai civili». «E ora cosa farete?» ha incalzato l’ambasciatore palestinese all’Onu Riyad Mansour.

Ora che «Gaza sanguina, c’è devastazione e morte ovunque e nulla è stato risparmiato, neanche i nostri ospedali», continua Mansour, «in che modo intendete fermare questo massacro?». Eli Cohen, il ministro degli Esteri israeliano, aveva in precedenza chiarito che per il suo governo «non c’è posto per una misura del genere» dato che gli ostaggi sono ancora nelle mani di Hamas. Più duro l’ambasciatore di Israele presso le Nazioni unite, Gilad Erdan: «Si tratta di una risoluzione distaccata dalla realtà ed è deplorevole che il Consiglio continui a ignorare e si rifiuti di condannare o anche solo menzionare il massacro compiuto da Hamas».

L’ULTIMA DICHIARAZIONE, come sappiamo e come chiunque può verificare, non corrisponde alla realtà. I vertici dell’Onu, a partire dal Segretario generale Antonio Guterres, hanno più volte condannato le azioni di Hamas del 7 ottobre e la conseguente cattura degli ostaggi. Anzi, tale condanna è la premessa di ogni discorso. Solo che in molti poi aggiungono che le azioni contro Gaza sono gravissime e non esitano a definirle «potenziali crimini di guerra». Come ad esempio i Relatori speciali, gli Esperti indipendenti e i Gruppi di lavoro dell’Onu che fanno parte delle cosiddette “Procedure speciali del Consiglio dei diritti umani”. Questi funzionari hanno affermato in un rapporto che esistono «prove di un crescente incitamento al genocidio» contro il popolo palestinese a causa delle «gravi violazioni» commesse da Israele.

«Siamo profondamente turbati dall’incapacità dei governi di ascoltare il nostro appello e di raggiungere un cessate il fuoco immediato» ha dichiarato il gruppo di esperti, «siamo anche profondamente preoccupati per il sostegno di alcuni governi alla strategia di guerra di Israele contro la popolazione assediata di Gaza e per il fallimento del sistema internazionale nel mobilitarsi per prevenire il genocidio». O come la richiesta del responsabile per i diritti umani delle Nazioni unite, Volker Turk, di «un’indagine internazionale» rispetto alle «accuse estremamente gravi di violazioni multiple e profonde del diritto internazionale umanitario» rivolte alle forze armate israeliane impegnate nella guerra a Gaza. Ma queste prese di posizione sono giudicate ostili da Israele e, in alcuni casi, tacciate di antisemitismo. E dunque anche Volker Turk si è visto negare il permesso di entrare nello stato ebraico.

LA NUOVA DIATRIBA in seno al Palazzo di vetro sulla guerra tra Israele e Palestina è scoppiata mercoledì, dopo l’approvazione, da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, della bozza di risoluzione sulle pause umanitarie a Gaza. Con 12 voti a favore, 3 astenuti (Usa, Gran Bretagna e Russia) e nessun contrario, il Consiglio si era espresso per un cessate il fuoco temporaneo.

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